Caro Renzi, faccia come la Thatcher
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Caro Renzi, faccia come la Thatcher

A noi serve un premier di ferro per far ripartire il paese. A lui invece una first lady all'altezza

L'Italia non ha bisogno di un Letta-bis, di una governo minimalista traccheggiatore, che sussurra per non parlare, che fa un passetto avanti per compiere poi due balzi all'indietro. L'Italia ha bisogno di un governo che governi e decida, che assuma scelte impopolari con la determinazione di chi mira a cambiare radicalmente l'esistente.

‏L'Italia ha bisogno di una Margaret Thatcher. Non e' una questione di genere, sia chiaro. Potrebbe essere Matteo Renzi la Thatcher italiana, chissa'. E' una questione di metodo ed obiettivi.

‏Margaret Thatcher diceva che il mestiere del primo ministro va svolto in solitudine. Il premier, che cerca di stare in mezzo alla folla, e' destinato a fallire. Il motivo e' semplice: governare significa accontentare alcuni per scontentare altri in nome di un obiettivo, che e', per l'appunto, una scelta eminentemente politica.
‏La Thatcher (lei se ne sarebbe infischiata dell'articolo femminile davanti al cognome) vuole trasformare il Regno Unito. A meta' degli anni Settanta diventa leader del partito conservatore, nel 1979 guida il primo dei suoi tre esecutivi consecutivi. Lei infatti non sara' mai cooptata al potere, ma per tre volte i cittadini inglesi le confermeranno il mandato elettorale attraverso il voto. Su questo Renzi parte svantaggiato, avendo scelto di evitare il confronto con gli elettori a favore della nomina quirinalizia.

‏Nel '75 la Thatcher compie il suo primo viaggio a Washington da leader dei Tory, il Wall Street Journal definisce la Gran Bretagna 'il grande malato d'Europa'. Inflazione galoppante, disoccupazione altissima, produttivita' ai minimi. Decenni di politiche laburiste hanno corrotto la cultura nazionale, ragiona la Signora di Ferro (appellativo attribuitole dai sovietici); l'assistenzialismo ha generato una cultura di dipendenza dallo Stato. Il welfare e' ormai insostenibile per le indebitate finanze inglesi. Le relazioni industriali sono ingessate dal potere di interdizione dei sindacati attorno ai quali si e' costruito il 'mito dell'invincibilita''. La Thatcher e' cresciuta a metodismo (etica del lavoro e della responsabilita', forte l'influenza paterna), liberismo e monetarismo friedmaniano. Lei sa che cosa bisogna fare. La donna della middle class si conquista con le unghie e con i denti la leadership all'interno del partito conservatore. Partito di uomini e lord, proprietari terrieri e allievi di Eton, che cordialmente la detestano, non e' un mistero. L'acronimo con cui si riferiscono al loro capo donna e' TINA (There is no alternative) e TBW (That bloody woman, quella donna maledetta). Pensano che si sbarazzeranno presto di lei, s'illudono.

‏Come Renzi, la Thatcher si guadagna la leadership del partito contro il suo stesso apparato. E' un'outsider, non meno del sindaco fiorentino all'inizio della sua scalata. Una volta divenuta primo ministro, procede dritta per la sua strada, come un carrarmato. Non si guarda mai indietro. Di chi la contesta e cerca di ostacolarla, lei ne se infischia. Sa quello che c'e' da fare e vuole farlo. 'Verso la schiavitu', l'opera dell'economista Friedrich von Hayek, e' la sua Bibbia. La dedica del libro, ricorda la Thatcher, recita: 'Ai socialisti di tutti i partiti'. Quelle idee interventiste hanno incantato anche molti tory, che la premier donna e' intenzionata ad emarginare. A differenza dei colleghi, la ragazza di Grantham non soffre il senso di colpa della ricchezza, non essendo mai stata ricca. Senza il marito, che l'ha mantenuta per anni mentre lei faceva la madre e la moglie, non avrebbe mai potuto fare politica.

‏Sono tre i capisaldi dell'opera messa in atto dalla figlia del droghiere, nipote di un calzolaio, che intende ripristinare le 'Vigorous virtues' dell'epoca vittoriana:
 
‏ - Taglio della spesa pubblica con simultaneo taglio delle tasse. Un esempio? Nel 1988 la spesa pubblica scende sotto la quota del 40% del Pil. Mica chiacchiere, ne' tagli lineari. Sulla fascia di reddito piu' alta l'aliquota d'imposta e'arrivata all'88 %. La Thatcher la portera' al 40%. Sui redditi piu' bassi l'aliquota scendera' di quindici punti toccando il 25%.

- Ridimensionamento dello Stato attraverso un massiccio piano di privatizzazioni, quelle vere (non quelle farlocche all'italiana). British Gas, British Petroleum, British Steel...persino Rolls Royce e Jaguar sono ancora aziende pubbliche. In questo modo lo Stato incassera' 18 miliardi di sterline impiegate per la riduzione del deficit di bilancio. L'unica privatizzazione tutt'oggi criticata e' quella delle ferrovie, ma, come ebbe a dire la stessa Thatcher, meriti e demeriti non spettano a lei, ma al successore John Major.

‏- Big Bang finanziario: la Thatcher non se n'e' mai pentita, neanche quando le scagliavano contro la retorica delle speculazioni e delle bolle finanziarie. La deregulation e' stata cosa buona e giusta, asse portante del 'Popular Capitalism' tante volte osannato dalla Signora di Ferro. Durante i suoi tre mandati, dal 1979 al 1990, il numero degli azionisti inglesi triplico': 9 milioni di inglesi entrarono in quello che era ormai l'ultimo santuario di un'Inghilterra che non c'era piu', la City di Londra.

‏Sono state queste ricette economiche a trasformare un Paese manifatturiero, destinato a diventare periferia del mondo, in un'economia post industriale, leader nel settore dei servizi, della finanza e dell'istruzione d'eccellenza. Il 75% delle miniere inglesi era antieconomico, ormai il carbone conveniva importarlo. Il sindacato dei minatori dichiaro' guerra, e la Thatcher vinse. Alla fine del suo ultimo mandato la percentuale di forza lavoro sindacalizzata scese dal 50 al 35%. Anche i lavoratori compresero che quel sindacato non faceva i loro interessi, ma quelli dei loro piccoli e antidemocratici leader. 'Avevamo sconfitto i nazisti, avremmo sconfitto anche i sindacati', disse la Thatcher mentre preparava una legge che imponeva semplicemente che le astensioni dal lavoro su scala nazionale avvenissero soltanto a seguito di una votazione dei lavoratori. Senza l'approvazione a maggioranza dalla base degli iscritti, quegli scioperi sarebbero stati illegali e puniti con multe esose.

‏Al di la' della corazza pubblica, quando rientrava a casa la sera, Maggie cercava rifugio nella sua famiglia. Denis, marito inseparabile e discreto, ha saputo starle accanto per una vita intera. Come ricorda la Thatcher nella sua autobiografia, dopo una sconfitta Denis sapeva sempre come tirarle su il morale. A volte bastava un regalo, Maggie adorava i gioielli. Oppure, per stemperare le tensioni e le cure, le versava del brandy alla ciliegia prima di andare a letto. Chissa' se Agnese, la moglie di Renzi, sapra' svolgere lo stesso ruolo. Per ora la first lady italiana ha annunciato che se ne stara' a Pontassieve, lontano dai palazzi romani. Quel che e' certo e' che senza una massiccia dose di thatcherismo il marito sara' destinato a fallire. Se non sara' un ambizioso Renzi1 ma un modesto Lettabis, gli italiani non glielo perdoneranno. E un giorno piu' o meno lontano torneremo a votare. Potete starne certi, o quasi.

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Annalisa Chirico

Annalisa Chirico è nata nel 1986. Scrive per Panorama e cura il blog Politicamente scorretta. Ha scritto per le pagine politiche de "Il Giornale". Ha pubblicato "Segreto di Stato – Il caso Nicolò Pollari" (Mondadori, pref. Edward Luttwak, 2013) e "Condannati Preventivi" (Rubbettino, pref. Vittorio Feltri, 2012), pamphlet denuncia contro l’abuso della carcerazione preventiva in Italia. E' dottoranda in Political Theory a alla Luiss Guido Carli di Roma, dove ha conseguito un master in European Studies. Negli ultimi anni si è dedicata, anche per mezzo della scrittura, alla battaglia per una giustizia giusta, contro gli eccessi del sistema carcerario, a favore di un femminismo libertario e moderno.

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