Dio (e Renzi) ci guardi dal bis di Letta
ANSA/MOURAD BALTI TOUATI
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Dio (e Renzi) ci guardi dal bis di Letta

Il coraggio di Renzi che tratta Berlusconi come un interlocutore politico e non il demonio fa ben sperare. Ma la vecchia politica risponde con il rimpasto

Adesso tocca svegliarsi. E, statene sicuri, non sarà un bel risveglio. Abbiamo vissuto giorni belli, in cui l’Italia ha respirato una sana aria democratica. Giorni in cui l’avversario non è l’orribile Caimano o il «puzzone» versione 2.0 da evitare manco fosse un appestato, ma il legittimo rappresentante di una parte politica assai radicata nel Paese. Giorni in cui il pregiudizio è stato sconfitto per lasciare spazio al rispetto dell’avversario; un avversario, votato da milioni di elettori, con il quale il segretario del Pd si è voluto confrontare, senza alterigia e senza alcuna supponenza, accogliendolo nell’unico posto deputato per incontrarlo: la sede del partito.

A Matteo Renzi va dato atto di aver fatto prendere un bel po’ di respiro alle ammuffite stanze del Pd, intrise di giustizialismo e odio per Silvio Berlusconi, e di aver spalancato le finestre sulla modernità e sulla civiltà dei rapporti che devono esserci tra contendenti politici. Renzi è riuscito laddove tutti i suoi predecessori avevano fallito: ha sancito il primato della Politica su quell’istinto (di cui tanta parte della sinistra è ancora prigioniera) di essere sin troppo sensibile ai suggerimenti, per non dire ai diktat, provenienti dai tagliagole – in toga o svestiti – e dal partito parallelo di carta (Repubblica e il Fatto). Non è poco. Dunque, chapeau.

Ora, però, tocca aprire gli occhi.

Ed eccoci al risveglio da incubo impersonato da Enrico Letta e dal suo governo.

Stiamo per uscire dalla vergognosa telenovela dell’Imu (non si paga, si paga, se ne paga un pezzo anzi no un pezzettino...) e già all’orizzonte si profila un altro pasticcio, stavolta legato al taglio delle detrazioni fiscali. Un’altra baggianata destinata a colpire (forse, chi lo sa) chiunque abbia avuto la sventura di sottoscrivere per esempio un’assicurazione sulla vita o contro gli infortuni.

La sola idea di un Letta bis fa venire i brividi: significherebbe tanto per cominciare il bis di Saccomanni, delle sue tasse travestite da contributi di solidarietà e delle imposte straordinarie. No, grazie. Visto che a Letta mancherà il coraggio di fare lo shampoo al suo esecutivo come suggerito da Giuliano Ferrara a pagina 48, è arrivato il momento che proprio Renzi ci metta la faccia. Stabiliti i provvedimenti che dovrebbero porre fine alla sfilza di porcate (Renzi dixit) inanellate dal governo, sia lo stesso leader del Pd ad assumersi la responsabilità di far rispettare gli impegni. Basterebbe che assumesse l’incarico di vicepremier con delega all’attuazione del programma. In questo modo potrebbe continuare a fare il sindaco della sua amata Firenze e il cane da guardia dell’esecutivo. Evitando, come ha fatto finora, di abbaiare alla luna.

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Giorgio Mulè