Renzi in Emilia tra comizi e scontri
ANSA/ GIORGIO BENVENUTI
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Renzi in Emilia tra comizi e scontri

Il presidente del Consiglio a Parma e Bologna: "L'obiettivo del Pd è l'en plein alle regionali". Chi manifesta? "Le proteste non ci fanno paura"

Sindaci che lottano contro ristrettezze economiche e calamità naturali, aziende che innovano, investono ed assumono. Sono i due pezzi di Italia che il premier Matteo Renzi ha voluto mettere in vetrina nella sua visita a Parma e poi nella tappa di Bologna per tirare la volata a Stefano Bonaccini alla presidenza della regione.

Le visite di renzi sono state però accompagnate da cori di proteste e cortei. A Parma quando, poco prima dell'arrivo di Renzi in Comune, ci sono stati scontri, con una carica della polizia nei confronti di un gruppo di manifestanti dei centri sociali che stavano cercando di sfondare un cordone. E a Bologna dove gli antagonisti hanno alzato il clima del dissenso.

Il premier non li teme, anzi dal palco li sfida: "Non ci fate paura, non ci fermiamo", ha assicurato sferrando un nuovo attacco, proprio in Emilia Romagna, ai sindacati e difendendo le sue riforme.

Pizzarotti e le imprese parmensi

Il viaggio del premier a Parma ha toccato tre aziende d'eccellenza: la Pizzarotti costruzioni, la Dallara e la Barilla. Tutti luoghi, ha detto Renzi, dove lavoratori e imprese non si dividono, ma si rimboccano le maniche insieme.

Ma la sua attenzione principale si è rivolta, soprattutto, ai suoi ex colleghi sindaci. E con uno in particolare, un po' inaspettatamente, ovvero quel Federico Pizzarotti, sindaco a cinque stelle di Parma, già finito nel mirino di Grillo per 'intelligenza col Pd'. I due hanno avuto un lungo colloquio, poi sono andati insieme alla Barilla, nel breve viaggio in auto che separa l'azienda dal centro di Parma.Pizzarotti ha chiesto aiuto al governo a nome dei comuni che recentemente hanno anche dovuto fare i conti con l'alluvione: non gli ha risparmiato critiche sui tagli della legge di stabilità, ma gli si è rivolto con un tono ed una volontà di dialogo a cui Renzi non è certo abituato nei suoi rapporti con il M5s.

"Lo Stato - ha detto Renzi ai sindaci - deve dimagrire e agli enti locali proponiamo uno scambio: anche i Comuni devono far parte di questo percorso, ma dall'altra parte cancelliamo gli obblighi stupidi. Inoltre allarghiamo lo spazio di patto di stabilita' dell'80%, di fatto il prossimo anno il patto non c'e': avete progetti pronti, cantieriamoli".

Fino ad arrivare a quella che Renzi considera la vera rivoluzione nella gestione dei Comuni, la tassa unica comunale, della quale i sindaci saranno responsabili e valutati dai cittadini alla luce dei servizi che offrono. "E' un cambiamento radicale del sistema - ha detto Renzi - perchè oggi il fisco, oltre che caro, è anche complicato"  

Bologna e gli scontri

Ma è a Bologna che, mentre antagonisti e centri sociali manifestavano duramente, Renzi a sfoderato il suo cavallo di battaglia della "speranza contro la rabbia" il dualismo che ancora una volta mette in campo per le regionali. L'attacco è rivolto a Matteo Salvini che punta a usare il test regionale come trampolino nazionale. "Certo - ammette il premier - ci sono un sacco di cose che non vanno ma chi le strumentalizza e cerca lo scontro anche fisico quelle cose le esaspera, chi fa politica le cambia".

Pur negando il valore nazionale del test, il segretario Pd è consapevole della spinta che una vittoria in Emilia e in Calabria può dare al governo. E alla determinazione di mandare in porto riforme difficili. Per questo, pure non negando le difficoltà, i dati della disoccupazione e della scarsa crescita, Renzi chiede fiducia "per scrivere una pagina nuova".

Gli antagonisti in piazza come i sindacati

Ai primi Renzi sfida a continuare a tirare lacrimogeni "ma noi andiamo avanti perchè non è in gioco il destino di uno ma del paese". Con i sindacati è ormai muro contro muro. "Non hanno scioperato contro la Fornero - attacca - ma contro di noi e lo fanno per un motivo politico. Noi vogliamo bene ai sindacati che difendono i lavoratori e non i sindacati che difendono la miriade di sigle, difendiamo il lavoro e non i professionisti della burocrazia". 

Anche perchè per il leader Pd, il jobs act "è la piu' grande riforma di sinistra che esista" che dà e non toglie diritti. "Se diciamo che le tutele dell'art.18 - rilancia - sono poco più che un totem ideologico non lo diciamo per abbandonare al loro destino i lavoratori licenziati ma perche' quella tutela non garantisce chi perde il lavoro ma il sistema di welfare".

A chi, anche gli elettori Pd, è contrario, il premier invita a discutere insieme "nel merito". Così come, lodando Bonaccini, esalta il valore delle relazioni umane in politica "altrimenti non e' politica". Un voto che serve al paese. "Non andate a votare per Bonaccini - chiede il premier - votando per lui votate per voi. E date l'occasione alla vostra Regione di tornare a essere leader in Italia e in Europa". L'obiettivo del leader Pd è l'en plein alle regioni. Nella speranza di ripetere il successo delle europee. "Poi diranno: 'e pero' l'astensione'...vedrete comunque vada, anche se vinciamo, non saranno mai contenti", scherza e incrocia le dita Renzi.

Gli scontri

ANSA/ GIORGIO BENVENUTI
Un momento delle contestazioni dei centri sociali e dei precari in attesa dell'arrivo del premier Matteo Renzi a Bologna - 20 novembre 2014

Renzi a Parma e Bologna

ANSA/BARCHIELLI/ATTILI
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi visita lo stabilimento Pizzarotti di Parma, 20 novembre 2014

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