Renzi dimezzerà gli F-35. E poi?
U.S. Navy photo courtesy Lockheed Martin via Getty Images
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Renzi dimezzerà gli F-35. E poi?

Secondo La Repubblica il governo si appresta a tagliare la commessa per i jet americani da 90 a 45 velivoli: una scelta che comporta conseguenze pesanti

Il quotidiano La Repubblica riferisce ogg i di un piano segreto del governo guidato da Matteo Renzi per dimezzare la commessa italiana dei cacciabombardieri F-35 Lightning II portandoli da 90 a 45 esemplari. Un taglio che si aggiunge a quello attuato dal governo Monti che ridusse da 131 a 90 esemplari l'ordine di Aeronautica (60 velivoli convenzionali F-35A e 15 a decollo corto e atterraggio verticale F-35B)  e Marina (15 velivoli in versione B per l’imbarco sulla portaerei Cavour). Finora il governo italiano ha tagliato al programma solo 153 milioni, pari al costo di uno dei velivoli di pre-serie che l’Italia sta si acquistando ma in numeri ridotti come fanno (per risparmiare) molti clienti del velivolo incluse le forze armate statunitensi.

Come è noto l’aereo non è ancora pienamente sviluppato e ha numerosi problemi tecnici da risolvere che generano ritardi e aumenti dei costi. L’ulteriore dimezzamento a 45 esemplari comporterebbe per l’Italia risparmi stimati 2 miliardi ma si tratta di una cifra valutata forse per difetto poiché gli F-35 ben difficilmente riusciranno a  diventare velivoli a buon mercato e la rinuncia a 45 velivoli potrebbe quindi produrre risparmi quasi doppi rispetto alle attuali previsioni.

Occorre però tenere conto che, in un programma che prevede una spesa di 14 miliardi di euro dei quali oltre 2,5 già spesi, il dimezzamento della commessa comporterà inevitabili ricadute negative sulle compensazioni industriali che Lockheed Martin concederà alle aziende italiane (produzione di ali e altre componenti) riducendo ulteriormente i posti di lavoro generati dall’adesione di Roma al programma. Ne risentirà soprattutto lo stabilimento di Cameri, costato al contribuente italiano 814 milioni di euro per produrre cassoni alari e assemblare i velivoli italiani e olandesi, già condannato a lavorare in perdita dal taglio della commessa dell’Aja (da 85 a 37 aerei) e dalla precedente riduzione dei velivoli italiani.  

Con la decisione del governo, se troveranno conferma le indiscrezioni di repubblica, a Cameri verranno quindi assemblati appena 85 velivoli.

La scelta di Renzi e del suo esecutivo rappresenterebbe un compromesso tra le esigenze di spending review e la necessità di non far arrabbiare troppo gli americani tenuto conto delle forti pressioni di Washington su Roma spiegabili anche con la valutazione del generale Christopher Bogdan, responsabile negli USA del programma F-35, che ha ammesso che tagli di commesse nei Paesi alleati provocano aumenti di costo del 2/3 per cento per gli F-35 acquisiti dalle forze americane.

Il taglio a 45 esemplari rappresenterebbe anche un compromesso tra le richieste di Aeronautica e Marina, che vogliono il velivolo per essere integrabili con le forze statunitensi, e le reali esigenze militari del Paese. L’Italia potrebbe fare a meno degli F 35 utilizzando, come fa la Germania (che ha un bilancio militare più che doppio di quello italiano) gli Eurofighter Typhoon anche per l’attacco al suolo. Gli F-35 sono indispensabili solo per la Marina che necessita della versione B, unico velivolo in grado di decollare e atterrare dal ponte della portaerei Cavour. Anche in questo caso però si potrebbero ammodernare i velivoli Harrier oggi in servizio e tra dieci anni valutare l’acquisto o il leasing di F-35B dai Marines statunitensi, sempre ammesso che il prossimo Libro Bianco che il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, vuole mettere a punto al più presto confermi che l’Italia ha ambizioni militari tali da permettersi anche in futuro il lusso di possedere una portaerei.

Occorre poi tenere conto anche di valutazioni che riguardano la reale disponibilità di velivoli su numeri complessivi così ridotti in base alle quali la forte riduzione degli aerei acquisiti produce minime capacità operative. Tenendo conto delle complesse manutenzioni, dei velivoli che dovrebbero restare negli USA per aggiornamenti e addestramento e della necessità di disporre di aerei di riserva con 30 F-35 in servizio l’Aeronautica ne potrebbero schierare non più di 4/5 in una missione oltremare.  

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Gianandrea Gaiani