Renzi cerca la sponda del Cav ma punta alle elezioni
Il premier, perseguitato dall’incubo di far la fine di Monti e Letta, punta con sempre maggior decisione alle elezioni a giugno del prossimo anno
A volte la politica diventa un grande palcoscenico. Le tattiche si moltiplicano, come le minacce e i vezzeggiamenti. E tutto si confonde in una grande commedia degli equivoci. Il ministro Boschi scambia il Senato per un teatro e un suo monologo manda su tutte le furie i grillini descritti come degli "allucinati". "Maria Elena" l’assolve il renziano Andrea Marcucci "recita in una compagnia teatrale di dilettanti e manda tutto a memoria". Mentre il premier si trasforma in una sorta di Salomè che lusinga i suoi interlocutori per conquistare la loro fiducia e il loro consenso.
Ne sa qualcosa Silvio Berlusconi: un’ora dopo l’assemblea in cui aveva redarguito i suoi parlamentari che non accettano l’idea di un senato non eletto, è stato raggiunto da uno dei suoi consiglieri più fidati che gli ha mostrato un sms firmato Matteo Renzi: "il Capo... un gigante". E il Capo in questione era proprio il Cav. Il fascino di Berlusconi, la scaltrezza di Renzi: sono vere entrambe le sensazioni. In fondo il premier è di quella generazione che si è cibata dei cartoons dei puffi e della tv commerciale. Ma il punto è un altro. Sarà per l’assoluzione del Cavaliere nel processo Ruby, sarà per la battaglia in Senato sulle riforme, ma il quadro politico sta subendo una forte accelerazione: aree come quella del centrodestra tentano di riaggregarsi, mentre leadership invincibili mostrano qualche crepa. Già, la crisi consuma. Anche Renzi. Nel giro di due settimane il pd che aveva toccato nei sondaggi il 42 per cento è sceso fino al 37. E il trend è ancora in discesa. Ecco perché il premier, perseguitato dall’incubo di far la fine di Monti e Letta, punta con sempre maggior decisione alle elezioni a giugno del prossimo anno. In senato lo hanno capito tutti. "Chi non lo ha capito" scuote la testa il senatore di Ncd, A’Alì, "è proprio scemo". "Per Renzi le riforme" gli fa eco l’azzurro Scilipoti "sono un mezzo per arrivare alle urne". Se ne è accorto anche Berlusconi: "Renzi è simpatico, furbo e fortunato, ma anche cattivo e spregiudicato: non mi meraviglierei se puntasse a votare da qui a un anno". E il Cav è corso ai ripari. "Dobbiamo rimettere insieme il centrodestra" è ora il suo obiettivo primario: "la crisi diventa sempre più dura e se non riusciamo a creare un polo alternativo a Renzi, la gente tornerà a votare Grillo". Così, da buon pragmatico, il premier ha messo da parte livori e rancori, e ha telefonato a tutti gli interlocutori. A cominciare da Angelino Alfano. Ha dato l’ok alle primarie per individuare le leadership. Ha cominciato ad avere un approccio più problematico sulle riforme. Insomma, è tornato a fare politica. E gli altri? Ci mettono più tempo a capire che il vento è cambiato. "È una via obbligata" si lamenta l’ex portavoce del Cav, Paolo Bonaiuti, "ma Angelino non ci sente. Deve passare dal 2 all’1 per cento per capirlo".