Di MAio reddito di cittadinanza
ANSA/ANGELO CARCONI
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Il missile grillino? Una mezza cartuccia

Il Reddito di Cittadinanza non ha dato i frutti sperati e con il Governo Pd-M5S è a rischio

Doveva essere l’arma letale, la V2 con cui il Movimento 5 Stelle avrebbe colpito e affondato tutti i nemici. Invece, il missile con cui i grillini contavano di vincere la prossima guerra delle elezioni si è rivelato un flop, anzi, una mezza cartuccia. Lanciato durante la campagna per le europee, il vettore balistico su cui Di Maio e compagni avevano puntato tutte le loro energie, convinti che si sarebbe rivelato decisivo nella campagna per il consenso, alla prova dei fatti gli è esploso tra le mani. E così, paradossalmente, proprio il fallimento del reddito di cittadinanza ha compromesso nel Meridione la tenuta pentastellata, contribuendo alla resa dei conti di questi giorni.

Nei primi mesi dello scorso anno, la promessa di uno stipendio era stata decisiva nella conquista del Mezzogiorno. Là dove il Pd di Matteo Renzi riteneva di poter ottenere un buon numero di collegi, in realtà i 5 Stelle avevano fatto il pieno, svuotando serbatoi di voti e di clientele da tempo patrimonio del principale partito della sinistra. Più del successo della Lega, più della caduta del Pd, era stato il dilagare grillino nel Sud a sorprendere. Soprattutto perché il Rosatellum, ovvero la legge elettorale voluta da Renzi per azzoppare Di Maio & Co., era stata aggirata dai pentastellati grazie a un voto superiore al di là di qualsiasi previsione. Se Cristo si era fermato a Eboli, Grillo aveva proseguito fino in Basilicata e anche più giù, conquistando feudi da tempo ritenuti inespugnabili.

Tuttavia la campagna vittoriosa non era destinata a durare in eterno, ma solo il tempo di misurare la concretezza della promessa più importante, ovvero quella di un salario garantito, a prescindere dalle prestazioni lavorative e dall’impegno. E così, a distanza di meno di un anno, nella primavera del 2019 gli italiani hanno potuto toccare con mano l’efficacia e la consistenza del reddito di cittadinanza. L’inchiesta che pubblichiamo nelle pagine che seguono, dimostra come in realtà la misura fortemente voluta dai grillini non possa definirsi un successo. Principalmente perché per evitare che il provvedimento pesasse troppo sulle casse dello Stato si sono decisi dei parametri che riducessero la platea di aventi diritto. E poi perché, nonostante i molti paletti posti per evitare che qualcuno se ne approfittasse, le truffe si sono moltiplicate, come dimostrano le indagini della Guardia di finanza.

Il reddito di cittadinanza, più di Quota 100, scorciatoia pensionistica voluta dalla Lega, è dunque diventato la spina nel fianco della maggioranza gialloverde. Non solo per l’alto costo per le finanze pubbliche, ma in particolare per l’inefficacia del provvedimento. Da V2 a F2, un flop doppio. Ed è infatti attorno allo stipendio di cittadinanza che si gioca molta della battaglia politica. Al di là degli abusi, al di là dei requisiti che hanno spesso escluso persone che speravano di averne diritto, il reddito grillino non è riuscito né a risolvere i problemi di povertà delle aree più depresse del Mezzogiorno, né a risollevare i consensi grillini. La misura più assistenzialistica dell’esecutivo, dunque, non ha assistito i pentastellati nella ricerca di riconquistare i voti perduti.

E proprio sul reddito di cittadinanza è dunque nel mirino. Di chi pensa che sia necessario migliorarlo e renderlo più efficace. O, addirittura, abolirlo. Perché se è vero che l’intervento tanto auspicato da Di Maio e compagni non sembra aver creato quel circolo virtuoso che il Movimento si auspicava (più soldi nelle tasche degli italiani senza lavoro, più denaro destinato a incrementare i consumi e di riflesso la produzione e l’occupazione), è altrettanto vero che il denaro distribuito a pioggia a una platea di milioni di aspiranti costa. E non poco. Dunque, quali che siano gli esiti della legislatura e della futura legge di bilancio, pare evidente che per trovare le risorse utili a stoppare l’aumento dell’Iva ed evitare di sforare i parametri imposti da Bruxelles, si debba ripartire da lì. Ossia dal reddito. Che forse non deve essere di cittadinanza, ma semplicemente di lavoro. Ecco, attorno a questo concetto si gioca il futuro dei 5 Stelle. Ma forse, per la stessa ragione, si gioca anche il futuro dell’Italia. Perché i danni collaterali della V2 grillina possono riguardarci molto più da vicino di quel che sembra.
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Maurizio Belpietro