Quel sottile filo rosso che lega Pisapia a Profumo
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Quel sottile filo rosso che lega Pisapia a Profumo

Il sindaco di Milano e il presidente di Mps lasciano i loro incarichi contemporaneamente. L'amicizia con don Colmegna e quella donazione da due milioni

La decisione del sindaco Giuliano Pisapia di non ricandidarsi alla guida di Milano ha molti tratti curiosi. Uno di questi consiste nel fatto che poco prima dell’annuncio di Pisapia, un altro importantissimo esponente della buona borghesia milanese ha deciso di dimettersi: Alessandro Profumo che non sarà più presidente del Monte dei Paschi di Siena. Solo una coincidenza? Certamente sì, ma i due sono legati da un filo rosso già a partire dal 2010.

Il 21 settembre di quell’anno Profumo venne sfiduciato dal Consiglio d’amministrazione di Unicredit e, dopo 15 anni, lascia la banca della quale era amministratore delegato. L’uscita fu molto turbolenta (eufemismo). Lo scontrò finì solo quando si trovò l’accordo sul bonus da assegnare a Profumo: 42 milioni di euro. Appena si diffuse la notizia (mai smentita) di una liquidazione così ingente, l’entourage di Profumo fece sapere che due di quei 42 milioni erano già stati elargiti in beneficienza. L’associazione destinataria di quei due milioni fu la Casa di Carità di don Colmegna che, in un’intervista, ringraziò dicendo un più che sobrio: “Son contento”.

Passano pochi mesi e parte in grande stile la campagna elettorale per sindaco di Milano di Giuliano Pisapia che può avvalersi del totale appoggio proprio della comunità di don Colmegna i cui endosement a favore dell’avvocato candidato crearono non pochi problemi alla curia di Milano che si trovò a dover gestire una vera e propria rivolta di una parte dei parroci ambrosiani contrari ad un appggio tanto incondizionato a favore della candidatura di Pisapia.

Appena diventato sindaco Pisapia si ricordò del suo sostenitore nominando vicesindaco Maria Grazia Guida, direttrice proprio della Casa della Carità di don Colmegna assegnandole deleghe che ben poco avevano a che fare con la sua esperienza. Poi nel 2013 tenta, fallendo, lo sbarco a Roma con il Centro Democratico di Bruno Tabacci.

E Profumo? Diventato presidente del Monte dei Paschi di Siena nella primavera del 2012, il banchiere ha pochi giorni fa, annunciato che nemmeno lui si ricandiderà alla guida della disastrata banca senese preferendo mettersi in proprio.

Forse è una coincidenza, forse una fatalità, ma è davvero curioso che due tra i più importanti esponenti della sinistra che conta davvero a Milano (e quindi in Italia) decidano di lasciare i rispettivi incarichi praticamente in contemporanea. 

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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