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Quel che resta dell'Europa

Nessuno si illuda: questa guerra non finisce con le operazioni delle teste di cuoio in Francia o Belgio. Questa guerra è appena iniziata

Abbiamo paura, ovvio. Quando i nostri figli, nel fine settimana, ci chiedono di incontrare gli amici in centro proviamo a suggerire se possono evitare, consigliamo timidamente che sarebbe meglio se si incontrassero a casa di uno di loro. Se poi hanno programmato un viaggio in una qualsiasi destinazione europea li imploriamo di cancellarlo atterriti dall’idea di saperli su un aereo e all’estero.

E mentre lo diciamo vediamo in televisione le immagini spettrali di Parigi e Bruxelles costrette al coprifuoco in un surreale weekend di paura, i primi piani dei terroristi che annunciano nuovi inferni da portare anche tra noi. Nessuno si illuda: questa guerra non finisce con le operazioni delle teste di cuoio in Francia o Belgio, con la caccia a Salah Abdeslam.

Questa guerra è appena iniziata. E noi, l’Europa e l’Italia, finora abbiamo deciso di non combatterla. Si va avanti in ordine sparso, senza una strategia comune né incisiva. Matteo Renzi dice e non dice per non dire nulla, si inerpica in ragionamenti storici e precipita nel più inconcludente nullismo. Aspettiamo, aspettiamo... Ma che cosa aspettiamo?

Il presidente del Consiglio, seguito a ruota dall’immarcescibile ministro dell’Interno, si infastidisce se giornali e tv raccontano l’ansia che si è impadronita di ognuno di noi. Effettivamente non siamo in ansia: siamo terrorizzati.

Perché le nostre peggiori paure assumono ogni giorno forma reale: gli assassini dell’Isis sono passati dall’Italia, sono sbarcati da barconi che non potevano essere respinti perché semplicemente a dirlo o a proporlo si rischiava l’accusa di razzismo, come si rischiava di essere segnati a dito solo se si insisteva sulla necessità di identificare in maniera meticolosa tutti quegli extracomunitari provenienti dalle zone più contaminate dalla barbara predicazione del Califfo e dei suoi maledetti terroristi (e oggi ci dà tardivamente ragione anche il Procuratore generale di Roma quando afferma: «È fondamentale la capillare identificazione di tutti i migranti che sbarcano sulle nostre coste, perché il rischio che gli elementi più radicali possano utilizzare questo strumento per arrivare in Europa esiste»).

Siamo terrorizzati perché sempre più estremisti islamici sbarcati da quei barconi e confusi tra noi inneggiano al jihad e studiano da martiri per farsi esplodere nelle nostre città. Siamo terrorizzati e avviliti perché Angela Merkel ha sotterrato nuovamente la sua leadership e messo a bada la sua lingua sciolta non trovando né fatti né parole da contrapporre ai tagliagole dell’Isis.

L’Europa asfissiante che controlla i conti e alza il ditino se si sfora lo zero virgola si dimostra per quello che è: una burocrazia inconcludente quando dovrebbe invece urlare e marciare compatta per annientare chi vuole distruggere la nostra civiltà. Sì, siamo terrorizzati e terribilmente incazzati.

Perché chi ha la responsabilità di governare e l’obbligo di proteggerci, più che lasciare messaggi di cordoglio intrisi di retorica ai funerali delle vittime dopo le stragi, avrebbe già dovuto scrivere poche ma sentite parole sui missili da lanciare contro i barbari che vogliono sterminare la nostra quotidianità: «Dall’Italia senza amore».

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Giorgio Mulè