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Puigdemont in carcere: l’Europa non ammette strappi alle unità nazionali

Per la legge spagnola il referendum è stato un attentato alla Costituzione. E Merkel riafferma la leadership nella Ue consolidando il legame con Madrid

Il dilemma dell’indipendentismo o separatismo somiglia tanto alle scatole cinesi, ma con una sfumatura di potenziale violenza che rende drammatico il tema dell’estradizione dalla Germania di Carles Puigdemont, il President di quella che è formalmente la Generalitat della Catalogna ma che nelle ambizioni dei separatisti dovrebbe catalani diventare uno Stato sovrano.

Non si pensi che le scatole cinesi siano soltanto un gioco a sfondo storico, una disputa asettica per appassionati di diritto costituzionale, o il capriccio di un popolo che rivendica una propria identità culturale.

Guerra civile

Il dilemma delle scatole cinesi è, spesso, il prodromo o anticamera di una guerra tra cugini, fratelli, vicini, amici. Una guerra civile che diventa guerra tra Stati, che fa scorrere il sangue dentro le stesse città, gli stessi quartieri, a volte gli stessi edifici.
Come nella ex Jugoslavia, dove l’implosione di quella che era una Federazione di Repubbliche emblema della pacifica convivenza (almeno in apparenza) tra etnie e religioni diverse, si è trasformata in un incubo di 10 anni, con la comparsa in Europa, per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale, di campi di concentramento, e l’utilizzo di un crimine nuovo (o di nuova codificazione): lo stupro etnico.

Anche là c’era un problema di separazione di Stati che appartenevano a una Federazione, di distacco dalla capitale federale Belgrado, di presa di coscienza della propria identità nazionale. C’era un conflitto radicato nella contrapposizione fra antiche tribù slave diversificatesi nel corso dei secoli per le diverse tradizioni religiose l’una contro l’altra armate: cattolicesimo, ortodossia, Islam. E c’era, poi, l’insofferenza per uno squilibrio tra il dare e l’avere nel rapporto col governo centrale. La ricchezza nella Jugoslavia di Tito era a nord, in Croazia e Slovenia. Il potere a sud, a Belgrado, in Serbia.

Alcuni di questi tratti si ritrovano nella vicenda catalana rispetto a Madrid: l’insofferenza verso il potere della Castiglia e l’antica corona spagnola, la percezione di un’ingiustizia fiscale se è vero che Barcellona è la città più dinamica e produttiva della penisola iberica, e quella che in proporzione versa di più nelle casse dello Stato.

Attentato alla Costituzione

Ma la Costituzione spagnola non presenta le ambiguità di quella jugoslava. Organizzare in Catalogna, come ha fatto Puigdemont, un referendum privo di regole accettabili, con urne fai-da-te, spoglio approssimativo in assenza di un censimento certificato degli elettori, significa agli occhi del governo di Madrid attentare alla Costituzione.

La disputa legale è centrata adesso sul reato di ribellione, previsto dal codice spagnolo ma non da quelli degli altri Stati europei. Circostanza che ha permesso a Puigdemont (vincitore “in esilio” delle elezioni catalane anche dopo il referendum) di risiedere indisturbato in Belgio. Ma con il mandato di cattura europeo spiccato da una procura spagnola e “recepito” e applicato dalla Germania dopo una corsa folle del President in automobile dalla Finlandia alla Danimarca e da qui in Germania sulla strada per il Belgio, il meccanismo implacabile della legge lo colpisce con l’avallo della politica. L’appiglio giuridico è quello dell’accusa di appropriazione indebita e distrazione di beni pubblici. Reati che esistono nel resto d’Europa e potrebbero consentire l’estradizione.

Strappo all'unità nazionale

L’Europa non ammette strappi spregiudicati delle unità nazionali dei suoi membri, e la Germania della Merkel deve riaffermare la propria leadership consolidando il forte legame che la avvicina da molti anni alla Spagna (ne abbiamo avuto una prova con Madrid schierata contro la candidatura latina e euro-meridionale di Milano per l’Ema, l’Agenzia farmaceutica, a favore della nordica Amsterdam).

Puigdemont vaga per l’Europa e finisce in carcere, vittima delle dinamiche continentali e delle relazioni fra gli Stati in una Unione che deve fare molta attenzione a mantenere la compattezza del mosaico. Altrimenti i singoli tasselli esploderebbero. Il sistema delle scatole cinesi ha regole stringenti. Ed è naturale che la Germania, rivendicando la precedenza della legge spagnola, debba venire incontro alle richieste di Madrid e concedere alla Spagna l’estradizione del “ribelle”.

La stoffa che Puigdemont non ha

Al di là di tutto, un coraggioso leader indipendentista, nel solco della tradizione “brava” degli indipendentisti europei e non solo, dagli irlandesi del nord in poi, moralmente e politicamente dovrebbe accettare questo percorso e affrontare la prigionia come una sfida di lungo termine. Ma quella stoffa, Puigdemont ha dimostrato di non averla.

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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