Proposte bipartisan (e urgenti) contro il carcere per diffamazione
-72 giorni per cambiare la legge sulla diffamazione che prevede il carcere per i giornalisti
Un confronto aperto a Montecitorio, con la partecipazione di parlamentari, giornalisti, giuristi, rappresentanti dell’ordine e del sindacato, editori. È l’appuntamento che promuoverà per metà luglio la commissione Giustizia della Camera, presieduta da Donatella Ferranti (Pd), in tema di riforma della diffamazione a mezzo stampa e abolizione del carcere per i giornalisti, lanciata dalla condanna a 8 mesi di reclusione inflitta in maggio al direttore di Panorama, Giorgio Mulè, oltre che ai giornalisti Andrea Marcenaro e Riccardo Arena.
Lo annuncia proprio a PanoramaWalter Verini, capogruppo del Pd in commissione.
«Desideriamo allargare il più possibile il confronto su un provvedimento» spiega Verini «del quale si discute da anni e che è un ineludibile traguardo di civiltà giuridica dopo i numerosi richiami e le raccomandazioni inviate all’Italia dagli organismi internazionali».
Verini, con Enrico Costa (Pdl), è relatore di una proposta di legge in materia, unificata con quella di Mariastella Gelmini, Renato Brunetta e Deborah Bergamini (Pdl). La prossima settimana sono previste in commissione le audizioni dei penalisti Caterina Malavenda e Carlo Federico Grosso.
Il deputato del Pd pronostica che, in base alla calendarizzazione dei lavori e «vista la sostanziale convergenza delle forze politiche sul provvedimento», a metà settembre il testo potrebbe arrivare inaula per la votazione finale. Anche al Senato sono stati presentati due disegni di legge, uno a firma di Felice Casson (Pd), che prevede unicamente l’abolizione del carcere per i giornalisti, l’altro su iniziativa di Maurizio Gasparri (Pdl) e Vannino Chiti (Pd), che propongono una regolamentazione complessiva della materia della diffamazione che ha molti punti di contatto con i testi in discussione alla Camera.
Tutti i progetti di legge prevedono infatti l’abolizione del carcere per la diffamazione, escludono la punibilità in caso di una puntuale rettifica e sanzionano le «querele temerarie» ai danni dei giornalisti, così come estendono la normativa anche ai siti internet aventi contenuto editoriale. In virtù dell’intesa raggiunta fra i presidenti delle commissioni Giustizia dei due rami del Parlamento, Ferranti alla Camera e Francesco Nitto Palma (Pdl) al Senato, dopo l’approvazione a Montecitorio il provvedimento passerebbe alla commissione Giustizia di Palazzo Madama, dove potrebbe avere un iter abbastanza spedito.