La proposta di Kiev per risolvere la crisi ucraina
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La proposta di Kiev per risolvere la crisi ucraina

L’Ambasciatore di Kiev in Italia, S.E. Yevghen Perelygin, in un accorato appello chiama in causa UE e OSCE proponendo una missione di pace risolutiva

Di  S.E. Yevghen Perelygin per Lookout news

Alle cose belle ci si abitua presto, sostiene un detto popolare. Una di queste cose belle, dell’esistenza della quale non ci accorgiamo neanche dandola spesso per scontata, è la pace. In Europa ormai sono cresciute tre generazioni che non hanno visto le annessioni delle terre e la revisione forzata dei confini. Tutti noi eravamo abituati all’idea che i confini degli stati sono intoccabili, che la pace è un bene naturale come l’aria.

Purtroppo gli eventi dell’anno scorso - l’annessione forzata della Crimea e l’inizio dell’aggressione russa nella regione di Donbass - ci hanno dimostrato che non è così. Oggi dobbiamo constatare che anche nel 2015 bisogna ancora combattere per la pace in Europa, che esistono ancora forze politiche alle quali bisogna spiegare l’importanza del rispetto delle regole.

Sottovalutare la guerra in Ucraina dell’Est, pensarla come un evento “sì, tragico, ma che non ci riguarda” potrebbe essere molto pericoloso, come ci insegna la storia. Ricordiamoci bene che, per esempio, la prima guerra mondiale, iniziata a Sarajevo, coinvolse tutta l’Europa per poi inglobare anche Paesi non europei come, ad esempio, il Giappone.

La nostra Europa è piccola, troppo piccola. Se s’infuoca una sua parte, non è che l’altra può restare tranquilla, come nulla fosse. Inoltre, la lontananza dell’Ucraina è più un fatto percepito che reale: basti pensare che per raggiungere la zona dei combattimenti dall’Italia, servono le stesse tre ore di volo che impieghiamo per andare ad esempio a Lisbona.

La comunità internazionale, Italia inclusa, s’impegna già molto per risolvere questo conflitto, ma per adesso una soluzione definitiva non è stata raggiunta. La missione OSCE dispiegata nella zona lavora in continuazione, ma i suoi sforzi evidentemente non bastano. È comprensibile: si tratta di una missione puramente civile, quindi molto limitata nel mandato. Prendiamo in considerazione anche la natura stessa dell’OSCE, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa: questo organismo è stato creato per prevenire i conflitti entro uno stabile e rispettato ordine di sicurezza europeo, piuttosto che per risolverli (sopratutto quando uno degli Stati membri dell’OSCE ignora l’ordine di sicurezza europea prestabilito).

Una soluzione possibile

Una soluzione efficiente c’è, e sarebbe questa: affiancare alla missione OSCE una missione di pace dell’UE o dell’ONU. Perché farlo? Perché, ad esempio, una missione di pace dell’Unione Europea potrebbe essere non solo molto più dinamica, ma anche molto meglio attrezzata e gestita, vista l’unità in politica estera dei Paesi membri e il buon funzionamento delle strutture di sicurezza comuni, incluse quelle militari e d’intelligence.

Lo scopo della missione OSCE è monitorare la situazione sul posto e verificare l’adempiemento degli Accordi di Minsk, mentre la missione dell’UE si dovrebbe concentrare sugli aspetti del processo di pace, incluse le garanzie di un contesto adeguato per lo svolgimento delle elezioni locali nel Donbass, tale che si possano svolgere in maniera libera e democratica e tale che si possa colmare il vuoto di sicurezza durante questo periodo transitorio, fino al rinnovo completo del sistema di sicurezza nella regione del Donbass, come previsto dagli Accordi di Minsk e secondo la legislazione ucraina.

La missione di peacekeeping UE
Parlando delle missioni di pace dell’UE, vorrei sottolineare che l’esperienza dell’Unione Europea nel campo delle missioni di peacekeeping e della risoluzione dei conflitti in diverse parti del mondo, Europa inclusa, è notoriamente la più efficace e positiva. Molte missioni di pace dell’Unione Europea si sono concluse con la stabilizzazione delle diverse crisi e con l’inizio della ricostruzione post-conflittuale e, nel caso dei Paesi balcanici, anche con la graduale integrazione con l’Unione stessa. Tutto questo sarebbe fortemente auspicabile anche per l’Ucraina.

La recente dichiarazione del presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, sulla creazione di un esercito europeo, dimostra la crescente comprensione all’interno dell’UE della necessità di consolidare e rinforzare il proprio ruolo nella salvaguardia della sicurezza del continente europeo. L’avvio della missione dell’UE in Ucraina servirà a dare un maggiore slancio e un più visibile indirizzo dell’UE verso questo fine.

Ovviamente, l’avvio di tale missione richiede un certo lasso di tempo ma l’Ucraina lo comprende e ha una visione realistica di ciò. Ci rendiamo conto di tutti gli aspetti politici, giuridici e tecnici che deve prendere in considerazione l’UE per rendere possibile una missione del genere. Nello stesso tempo, l’Ucraina parte dal presupposto che il processo per una pace duratura nel Donbass richiede tempi più lunghi, di qualche mese almeno. Proprio per questo, prima l’Unione Europea inizierà a discutere al suo interno la possibilità di approntare una missione CSDP (Common Security and Defence Policy) dell’UE, prima tale missione potrà diventare operativa.

L’Ucraina, dal canto suo, è pronta per una discussione professionale e sincera su tutte le modalità e le opzioni possibili riguardanti una missione di pace internazionale.

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