Cassazione-Berlusconi: l'attesa della stampa estera
Per la sentenza prevista per domani o giovedì ci sono giornalisti da ogni parte del mondo - le foto - la cronaca della giornata - chi sono i 5 giudici - tutti i processi contro Berlusconi - processo Mediaset, la scheda -
Il sole batte a picco su Piazza Cavour. Il termometro segna 38 gradi. Per Roma è uno dei giorni più caldi dell'anno. Per l'Italia il più caldo degli ultimi venti.
Entro qualche ora i giudici della Suprema Corte di Cassazione decideranno del futuro politico dell'italiano oggi più famoso al mondo: Silvio Berlusconi rischia infatti una condanna in via definitiva a 4 anni di carcere e 5 d'interdizione dai pubblici uffici per frode fiscale nell'ambito del processo Mediaset.
Davanti al Palazzaccio – come i romani chiamano popolarmente la sede della Cassazione – gli obbiettivi dei fotografi issati sui cavalletti sembrano un plotone d'esecuzione pronto a fare fuoco.
Lungo il perimetro che delimita l'area sono parcheggiati i mezzi delle televisioni; i reporter si collegano in diretta con le loro sedi da sotto gazebo e maxi ombrelloni, alle donne cola il trucco, gli uomini sudano nelle giacche. I più fortunati sono quelli della radio o della carta stampata in maglietta e calzoncini stesi all'ombra dei pini e di qualche palma sopravvissuta al punteruolo rosso.
Watanabe è a Roma come inviato della tv pubblica giapponese Nhk. Assicura che i suoi connazionali non hanno, su Berlusconi, tutti i preconcetti degli europei. Sono attratti da lui come politico sicuramente fuori dal comune, ma lo conoscono soprattutto come presidente del Milan.
Chi, invece, non nasconde un'autentica passione per il Cavaliere è Xenia Molostvrova, unghie di piedi e mani laccate di blu, giornalista dell'emittente russa Ntv. “Nel nostro Paese non è possibile nemmeno immagine che un uomo politico di tale livello possa essere processato – sbotta seduta al tavolino di un chiosco davanti a una bevanda ghiacciata – se dovesse arrivare una condanna è davvero difficile immaginare cosa potrà succedere in Italia e se il Pdl uscirà dal governo. In Russia, comunque, si augurano tutti che venga assolto”. Perché? “Perché lo abbiamo sempre seguito molto da vicino, soprattutto per via della sua amicizia con Putin. In Russia Berlusconi è una specie di star, sta simpatico a tutti”. Chiediamo a Xenia se pensa che l'Italia guadagnerebbe maggiore credibilità internazionale nel caso i giudici dovessero impedirgli di rimettere piede in Parlamento e al governo. Lei scuote la testa: “Berlusconi ha sempre cercato di fare il bene degli italiani. Da presidente del Consiglio è sempre riuscito a resistere alle pressioni che gli altri paesi europei, soprattutto quelli più forti, tentavano di esercitare sul vostro. Se lo condannassero ci rimettereste”.
Di parere diverso Barnaby Phillips, di Al Jazeera Uk, secondo cui in Europa il Cavaliere è considerato un personaggio imbarazzante e controverso. L'interesse intorno a questa sentenza, infatti, non riguarderebbe il processo nello specifico, ma il fatto che a rischiare una condanna in via definitiva sia l'uomo che più ha condizionato la vita politica italiana dal giorno della sua discesa in campo fino a una eventuale prossima uscita di scena con conseguenze non calcolabili sulla tenuta di un governo già fragile di per sé. “Non penso che il partito di Berlusconi uscirà dall'esecutivo Letta – spiega Phillips - ma penso che il governo si indebolirà comunque ulteriormente con conseguenze negative su tutta la zona euro”. Per cosa sarà ricordato Berlusconi a livello internazionale? “Non voglio esprimere un'opinione personale, ma penso che per la massa di persone che non segue le notizie giorno per giorno, né tantomeno le vicende giudiziarie, il Cavaliere resterà soprattutto nella memoria collettiva per il Bunga Bunga”.
Gavin Hewitt cerca un riparo dalla calura all'ombra di un aiuola. Lavora per la Bbc e fa subito osservare che tutto sommato non ci sono così tanti giornalisti stranieri quanto ci si poteva aspettare. In fondo, per lui come per altri colleghi, quello di oggi non è altro che l'ennesimo episodio di un telefilm che va avanti da anni. “Per Berlusconi c'è sempre un altro processo oltre quello presente”. Però questo, gli facciamo notare, potrebbe davvero rappresentare l'ultimo capitolo della saga. “Forse, ma ad oggi c'è ancora incertezza anche su questo. E comunque poi arriveranno altre sentenze, non si finisce mai. Certo, stavolta l'attenzione è concentrata anche su quello che ne sarà del governo italiano. Per quanto riguarda la sua vicenda politica e umana, come giornalista lo ricorderò soprattutto per questo: aver preso il potere con la promessa di riformare l'Italia e aver dimostrato quanto sia difficile riuscirci”.
Una famigliola di turisti si ferma davanti al set della Cnn. Padre, madre e figlia non riescono a captare bene le parole della corrispondente, allora si voltano e chiedono cosa sia tutto quello spiegamento di telecamere. Cerchiamo di spiegare, in un inglese stentato, che la Corte suprema sta per giudicare Silvio Berlusconi. “And after?”. “No after, it's last chance”. “Really???!!!”. E se ne vanno quasi senza crederci.
Nel frattempo Barbie Nadean, che ha vissuto in Italia per 17 anni e la scorsa settimana ha scritto un articolo per News Week Daily Beast su Marina Berlusconi, ci viene incontro dopo il suo collegamento. Ciò che lei e gli americani non riescono proprio a concepire, ci spiega, è come il destino politico di un uomo voluto per tre volte alla guida del Paese da milioni d'italiani, possa essere determinato da una sentenza giudiziaria. Cerchiamo di spiegarle che nessuna immunità parlamentare può impedire ai magistrati di indagare sui politici a ai giudici anche di condannarli. Barbie si fa dubbiosa: “Per noi americani è una cosa stranissima. L'Italia è una democrazia – insiste – e dovrebbero essere gli italiani a decidere se Berlusconi può ancora occuparsi di politica o no”.
Le chiediamo ancora cosa immagina che potrebbe accadere in Italia in caso di condanna. “Ho scritto un pezzo su Marina. In America si parla molto di lei e non vedo perché anche l'Italia non possa avere una sua dinasty politica come è stato da noi con i Kennedì, i Clinton, i Bush”.