L'anomalia del processo Mediaset
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L'anomalia del processo Mediaset

I tempi, più che rapidi, unici, per arrivare a sentenza. La visita fiscale quando era ricoverato per uveite. Perché la giustizia ha un occhio particolare quando si tratta del Cavaliere

 
 Dalla condanna in Corte d’appello, l’8 maggio, all’annuncio della prima udienza in Cassazione, che è stato diffuso ieri martedì 9 luglio, sono trascorsi appena 62 giorni:  il record è storico per la giustizia italiana. Ma dall’annuncio alla data effettiva dell’udienza ne passeranno appena 21, perché la sezione feriale della Suprema corte si riunirà già il 30 luglio per decidere in via definitiva (forse) sul processo diritti tv Mediaset: e qui il record diventa mondiale. Non si è mai vista tanta fretta nella Cassazione nemmeno nei procedimenti che riguardano imputati detenuti.

A questo punto viene inevitabile eccepire che il trattamento giudiziario riservato a Silvio Berlusconi in questo processo, che lo vede finora condannato a 4 anni di reclusione più l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, sia realmente più unico che particolare (un solo esempio: Carlo De Benedetti, imputato a Milano nel processo per il crac dell’Ambrosiano, aspettò quasi due anni e mezzo, dal 16 aprile 1992 al 30 settembre 1994, soltanto per leggere le motivazioni della sua condanna in Appello).

Lo ha riconosciuto lo stesso Franco Coppi, il grande penalista che da maggio è stato affiancato in un ruolo più «tecnico» a Piero Longo e Niccolò Ghedini, avvocati e parlamentari del Pdl: «Non ho mai visto un’udienza fissata con tanta velocità» ha detto Coppi. «Sono esterrefatto, sorpreso e amareggiato, perché in questo modo si comprimono i diritti della difesa».

Che per Berlusconi si trattasse di una giustizia particolarmente severa era già emerso lo scorso marzo, quando i magistrati della corte d’Appello di Milano che giudicava sempre nel processo sui diritti tv Mediaset gli avevano inviato una severa (e inusitata) visita fiscale, mentre  era ricoverato per una malattia agli occhi all’ospedale San Raffaele, là dove altre corti giudicanti, sempre a Milano, si erano comportate in modo opposto: accogliendo i certificati del luminare dell’oculistica Francesco Bandello, che garantiva come lo stato di salute dell’imputato rendesse impossibile la sua partecipazione alle udienze.

Quanto a statistiche, del resto, i 34 procedimenti subiti dall’ex premier a partire dal 1994 bastano da soli a fare di lui un caso unico nella storia della politica italiana, europea, addirittura mondiale. Ora si vedrà quali nuovi record riserverà la Cassazione, a partire dal 30 luglio.

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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