Migranti al confine dell'enclave spagnola di Ceuta, Marocco
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Prima migranti poi fantasmi

Dove finisce chi arriva in Italia? I numeri dicono che gli "irriperibili" siano l'8% ma controllare e contarli è sempre più complesso

L’hotspot di Lampedusa, che scoppiava dopo gli sbarchi dalle navi delle Ong, è stato svuotato velocemente. Una parte di migranti finirà nei Paesi europei che hanno accettato di accoglierli, gli irregolari verranno accompagnati nei Centri per il rimpatrio e gli altri, quelli che aspirano a diventare rifugiati, finiranno negli Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, della Sicilia. Da qui, come accade fisiologicamente, alcuni si allontaneranno e faranno perdere le loro tracce. «Irreperibili», li definiscono gli esperti di immigrazione. Sono i fantasmi dell’accoglienza.

Di solito lasciano tutto nella propria camera, documenti compresi. E si dileguano. C’è chi cerca di ricongiungersi ai familiari, chi comincia a vivere di espedienti e chi diventa preda della criminalità organizzata. I numeri parlano chiaro e la percentuale non è irrilevante: tra l’1° agosto 2018 e il 31 luglio 2019, a fronte delle 97.410 domande di asilo, l’8 per cento dei richiedenti è risultato irreperibile. E tutto lascia immaginare che anche tra chi è sbarcato dalla Ocean Viking a Lampedusa ci siano dei potenziali fantasmi. Ai quali vanno a sommarsi tutti quegli immigrati che, beffando la Guardia costiera, riescono a raggiungere le coste italiane con i barchini degli scafisti trafficanti di esseri umani.

Con il precedente governo questo fenomeno era in calo: le individuazioni a terra in prossimità di uno sbarco fantasma sono stati 5.371 nel 2017, 3.668 nel 2018 e solo 737 nel 2019. Ma il dato, in poche settimane, è già in controtendenza. Solo nella scorsa settimana con tre sbarchi fantasma a Lampedusa ne sono arrivati 171. A questi si aggiungono i 600 nordafricani approdati sull’isola due settimane prima. In 40 hanno inscenato una protesta anti rimpatrio davanti a una chiesa. Tra gli altri, invece, c’è già chi ha preso strade diverse. Proprio come fecero 75 richiedenti asilo arrivati lo scorso anno con la Diciotti. Una quarantina sparirono dal centro di Rocca di Papa e gli ulteriori 35 dagli altri Sprar in cui erano finiti. Dopo le ricerche, le forze dell’ordine ne intercettarono una quindicina. Gli altri sono entrati nella famiglia statistica degli irreperibili. «È allontanamento volontario, non fuga» precisò la vulgata buonista.

Don Francesco Soddu, il direttore di Caritas italiana, si affrettò a spiegare che «si fugge da uno stato di detenzione e non è questo il caso». Arrivando perfino a sostenere che «nessuno, si sa, vuole rimanere in Italia». Sarà. Ma anche quando qualcuno lo si riesce a mandare via, poi la polizia lo ritrova sul territorio. Proprio la scorsa settimana due tunisini sono stati arrestati dalla Squadra mobile di Agrigento perché, nonostante un decreto di espulsione emesso dal prefetto a fine luglio, erano riusciti a rientrare in Italia sbarcando a Lampedusa il 25 agosto. Loro non ce l’hanno fatta a diventare dei fantasmi.

Operazione che, invece, è riuscita ai testimoni di un’importante inchiesta nella quale sono indagati tre scafisti arrivati a Lampedusa il 7 giugno. Si sono dileguati prima di testimoniare ufficialmente davanti al giudice e, ora, il procedimento si è impaludato. Dopo le dichiarazioni che rilasciarono alla polizia giudiziaria a carico degli indagati, si sono dileguati. E la Questura ha comunicato ufficialmente all’ufficio gip che non sarà possibile portarli in aula per l’incidente probatorio nel quale la loro testimonianza sugli organizzatori dello sbarco di clandestini si sarebbe cristallizzata diventando una prova. Il numero più consistente di migranti fantasma, però, è quello legato ai provvedimenti di respingimento: quando i porti erano ancora aperti e in Italia giungevano immigrati à gogo, tra il 28 settembre 2017 e il 29 gennaio 2018, la Questura di Agrigento ne ha emessi 1.426.

Solo 311 sono finiti in un centro per l’espulsione. Agli altri mille e passa è stato consegnato il tradizionale invito «a lasciare il territorio nazionale entro sette giorni». Lo spiegò bene alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza il questore Mario Finocchiaro, che da marzo ha lasciato Agrigento per Perugia, affermando che gli immigrati venivano semplicemente accompagnati alle stazioni ferroviarie per agevolare la loro ripartenza. Ovviamente sono tutti rimasti in Italia assumendo lo status di irregolari. Fu un altro questore, Giuseppe Gammino, a Ragusa, a segnalare che i fantasmi occupavano baracche e creavano siti estemporanei di soggiorno non molto distanti dagli hotspot.

Infine, ci sono i baby fantasmi. Sono i minori che arrivano in Italia senza genitori e che, dopo un breve periodo in una casa d’accoglienza, scappano e diventano irrintracciabili. Le Procure, dopo le segnalazioni formali di irreperibilità, sono costrette ad aprire fascicoli.

«In teoria» spiegò il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, che da tempo combatte questo fenomeno e ha affinato un’esperienza specifica, «c’è un reato: “Abbandono di minorenne o di persona incapace”». Insomma, c’è il rischio che il tutore legale ne risponda davanti alla legge. E tenere i minori non accompagnati sotto controllo è praticamente impossibile. Le strutture devono essere adeguate agli standard imposti dalla Comunità europea: niente recinzioni, niente mura e niente telecamere. I ragazzi sono liberi di muoversi nelle strutture, ma sono altrettanto liberi di allontanarsi.

La situazione è diventata così allarmante che a Genova è stato addirittura il procuratore generale Valeria Fazio a sottolineare una grave preoccupazione: «I numeri, rilevanti, di minori scomparsi certamente comprendono ragazzi che hanno volontariamente raggiunto altri Paesi, dove hanno parenti o altri contatti; ma nascondono anche storie tragiche di abusi e di sfruttamento che, allo stato, non conosciamo neppure». Allarme per questo fenomeno è stato espresso anche dal procuratore di Nizza, Jean-Michel Prêtre, in una riunione di coordinamento tra magistrati italiani e francesi di confine: l’intento è di provare a indagare utilizzando gli strumenti di collaborazione di cui l’Unione europea è dotata; «le difficoltà, però», ha spiegato Fazio, «stanno non nella normativa, ma nelle carenze conoscitive in relazione a una tragedia che pare lasciare indifferente gran parte dell’opinione pubblica».

Nel 2018 di minori non accompagnati scomparsi se ne contavano 4.324 (dati del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali). In maggioranza eritrei, somali e afghani, determinati a raggiungere la Germania, la Svezia, la Francia o l’Inghilterra, dove vivono in modo stabile parenti o dove sperano di trovare migliori condizioni economiche.

Se invece si prende in considerazione il numero delle ragazze, la maggioranza spetta a Nigeria ed Eritrea: il 58,9 per cento del totale. Sei su dieci. Quasi tutte restano in Italia e finiscono nelle mani di gang che sfruttano la prostituzione. E le inchieste giudiziarie spesso raccontano le loro storie.

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Fabio Amendolara