Prigioni speciali per i detenuti "radicalizzati"
Getty
News

Prigioni speciali per i detenuti "radicalizzati"

La proposta arriva da Parigi dopo gli attentati. Ed è un'idea valida, anche per l'Italia: perché il reclutamento oggi avviene soprattutto in cella

Il primo ministro francese, Manuel Valls, ha annunciato oggi davanti all'Assemblea nazionale che "entro la fine dell'anno" nelle prigioni saranno create "ali specifiche", destinate ad accogliere i "detenuti radicalizzati". Questa è la prima idea giusta (e del tutto razionale) per smontare il più pericoloso strumento di reclutamento alla Jihad, la guerra santa islamica.

Lo ha dimostrato anche la vicenda di uno dei tre terroristi francesi che hanno sconvolto Parigi la scorsa settimana: prima di entrare in prigione, il franco-algerino Cherif Kouachi nutriva forse qualche simpatia per la causa islamica, ma non era certo organico al peggiore settarismo. Al contrario: per stile di vita, interessi e compagnie, era molto integrato nella società francese.

È proprio in prigione, invece, tra il 2008 e il 2009, che Sherif incontra il classico "cattivo maestro". Viene indottrinato e reclutato nel carcere di Fleury-Mérogis: è lì che avviene l’incontro che gli cambia la vita. Perché la cella accanto alla sua è abitata da Djamel Beghal, teorico della jihad. Lo stesso che successivamente convertirà anche Amedy Coulibaly, il terzo attentatore di Parigi.

Lo stesso, è più che certo, avviene (e sicuramente sta avvenendo anche in questo momento) in tante carceri italiane. Secondo il Sappe, il Sindacato della polizia penitenziaria, su un totale di oltre 53.600 detenuti alla data del 31 dicembre scorso, "ben 17.462 erano stranieri e di questi circa 8 mila provenienti dai Paesi del Maghreb e dell'Africa". Per questo l'idea francese andrebbe adottata più che velocemente anche in Italia.


I più letti

avatar-icon

Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

Read More