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Ponte Morandi: a un mese dal crollo Genova si ferma

Oggi è stato il giorno della commemorazione delle vittime, mentre la città attende ancora di sapere chi si occuperà della ricostruzione

Il 14 settembre alle 11:36, l'ora esatta nella quale è crollato il Ponte Morandi, un mese dopo il disastro Genova si è fermata per un minuto per ricordare le 43 vittime. Bandiere a lutto, annunci visivi sugli schermi nelle stazioni, la commemorazione silenziosa è stata accompagnata dal suono delle sirene del porto, delle campane delle chiese e dei treni fermi in stazione.

E alle 17:30 cittadini e autorità si sono ritrovati in Piazza De Ferrari, nel centro della città, per una celebrazione collettiva, che si è conclusa con una cerimonia nella cattedrale di San Lorenzo. Molti gli applausi che hanno accolto il sindaco Marco Bucci e il presidente della Regione Giovanni Toti, che si sono alternati sul palco per incoraggiare la città, con la rinnovata promessa di un nuovo ponte in tempi brevi. Un po' meno esaltante l'accoglienza riservata al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte:dalla piazza gremita qualcuno scandisce il suo nome e lo applaude, altri lo contestano tra le lacrime. 

Più che per dimostrare solidarietà e portare fatti concreti, sembra che per Conte questa celebrazione sia soprattutto l'occasione per uno spot elettorale. Parla del decreto del Governo come di un concentrato di soluzioni, anche se così non è sembrato a molti genovesi, e men che meno agli amminisratori locali. E sulla questione del commissario straordinario per la ricostruzione promette che sarà lui stesso a stabilirlo con decreto 10 giorni dopo l'entrata in vigore del Decreto. Alla domanda su chi debba essere il commissario e se sarebbe disposto a farlo lui, il sindaco Bucci aveva risposto poco prima ai giornalisti che se glielo proponessero non si tirerebbe indietro. "Ma l'importante è che sia serio, concreto ed efficace, altrimenti il governo dovrà vedersela con me".

Diversi i momenti dedicati a quanti hanno perso la vita nel disastro, con l'attore Tullio Solenghi che, a tratti tra le lacrime, ha ricordato, chiamandoli semplicemente per nome, le 43 vittime del disastro, ciascuna con una sua caratteristica, un hobby, un oggetto o una frase per descriverlo da parte di chi è rimasto, accompagnato da un adagio di Samuel Barber, suonato da un quartetto d'archi del teatro Carlo Felice. Gli applausi si fanno assordanti quando l'attore, commosso con la voce rotta, ricorda i bambini, "estratti a sorte dal destino" quel giorno terribile in cui il ponte è crollato. 

Sono poi saliti sul palco i rappresentanti dei Vigili del fuoco, acclamati come era successo anche ai funerali di Stato, e poi le Forze dell'Ordine e i volontari (la giovane Cristina Romania parla della passione di chi ha scelto di aiutare il prossimo in caso di bisogno, senza risparmiarsi). Il termine che compare nei racconti di tutti per descrivere la scena che si sono trovati di fronte quella mattina del 14 agosto è "surreale". "Fare il volontario è avere speranza", ha ricordato Cristina, "e noi speriamo di averne donata un po' anche a voi". 

Dori Ghezzi ha letto un brano inedito su Genova di Fabrizio De Andrè, scritto nel 1997, mentre Solenghi ha ricordato cosa quel ponte abbia significato per lui, che lo ha visto in costruzione dalle finestre della casa di un compagno di studi. 

Poi Luca Bizzarri, comico genovese nonché presidente di Palazzo Ducale, ha letto una delle oltre 500 storie da lui raccolte di genovesi che raccontano episodi della loro vita in cui era coinvolto il ponte. "Ci sono storie molto eterogenee", racconta prima della manifestazione a Panorama.it. "Tante storie d'amore, di gravidanze, di corse su quel ponte per andare all'ospedale a trovare un malato. Quella che ho scelto di leggere oggi è particolarmente bella per la sua semplicità". E' la storia di Erik Schiappacasse, che venuto alla luce all'alba del 18 agosto del 2017 in auto, sul Ponte Morandi, durante la corsa verso l'ospedale. 

Si guarda al futuro insomma, e lo fa anche il Presidente della Regione Toti, quando invita a ricordare, oltre alle 43 vittime, anche il nome di Pietro, il bambino nato ieri e il cui padre Gianluca ha resistito appeso a testa in giù dentro per ore nella sua auto, scaraventata giù dal ponte un mese fa, solo grazie alla voglia di vederlo nascere. E infiammando la piazza Toti ha fatto una promessa: "Io vi giuro che questa città riavrà il suo ponte, costi quel che costi. Ricostruiremo un ponte bellissimo e ci passeremo sopra insieme, perché sarà un risultato di tutti".

I fatti

Era una piovosa vigilia di Ferragosto, quel giorno terribile che ormai è stampato nella memoria di noi tutti, quando all'improvviso sul viadotto autostradale che attraversa il torrente Polcevera e collega Genova con il Ponente e la Francia, cedono gli stralli del pilone 9, le sezioni adiacenti del ponte precipitano a terra, 45 metri più in basso, e alla fine anche il pilone stesso cede e si sgretola.

La pioggia abbondante e il particolare momento dell'anno fanno sì che il ponte fosse in quel momento assai meno trafficato del solito. Ma il bilancio delle vittime è comunque pesantissimo: dopo giorni di ricerche che hanno visto impegnati vigili del fuoco, volontari e protezione civile, si conteranno 43 vittime.

Gli sfollati

L'area interessata dal crollo diventa zona rossa: 560 persone devono abbandonare le proprie case, perché è concreto il pericolo di nuovi crolli. Si capisce inoltre che sarà presto necessario abbattere i monconi rimasti del ponte e forse anche alcuni dei palazzi che si trovano proprio sotto di esso anche in vista della sua ricostruzione.

Grande solidarietà da parte della città, dove si organizzano eventi per raccogliere fondi per gli sfollati, mentre il Comune distribuisce le prime case. Ma le polemiche non tardano ad arrivare. Gli abitanti di via Porro si sentono abbandonati, in tanti ancora vivono in albergo a un mese dal crollo, le case rese disponibili sono spesso fatiscenti. Il timore è che spento il clamore intorno alla vicenda le istituzioni possano dimenticarsi di chi nel crollo ha avuto salva la vita ma ha perso tutto.

Le indagini

Va avanti con i primi interrogatori dei 20 indagati, l'inchiesta dalla Procura di Genova sul disastro. Chiamati in causa i vertici di Autostrade per l’Italia, tra cui l'Ad Giovanni Castellucci, tecnici e funzionari del Ministero per le Infrastrutture, come Vincenzo Cinelli, responsabile della Direzione generale vigilanza autostradale, ed enti che avrebbero dovuto vigilare sulla sicurezza. Le accuse vanno dall'omicidio colposo plurimo all'omicidio stradale colposo fino al disastro colposo.

La ricerca delle responsabilità prosegue con tutti i mezzi, a partire dal sequestro di documenti e mail nelle quali si segnalava già mesi fa la pericolosità del ponte. Occorre chiarire se, come pare di capire, vi siano stati allarmi che sono stati inascoltati, e se quindi l'urgenza dei lavori di manutenzione e retrofitting della struttura sia stata sottovalutata, esponendo gli automobilisti a un rischio che per 43 persone si è poi rivelato fatale.

Il traffico

Le ricadute sulla viabilità della città sono state da subito ingenti, ma sono diventate enormi una volta che, finito il mese di agosto, il grosso dei cittadini è rientrato a lavorare. Nonostante siano stati presi dalle autorità locali una serie di provvedimenti volti a cercare di facilitare la percorrenza delle strade alternative a quel pezzo di autostrada A10 che non c'è più, code e ingorghi sono all'ordine del giorno. Il ponte, non dimentichiamolo, collegava la parte Est con la parte Ovest della città ed era attraversato ogni giorno da migliaia di genovesi nel tragitto tra casa e lavoro.

Proprio il traffico in tilt ha fatto aumentare il numero di incidenti. Sono raddoppiati quelli di lieve entità, senza feriti, che sono stati 280 contro i 131 dell'agosto precedente, sono invece diminuiti quelli con feriti, che sono passati da 238 a 74. Insomma ci sono molti più mezzi per strada, ma la velocità del traffico è bruscamente diminuita, quindi aumenta il rischio di tamponamenti ma con conseguenze piuttosto lievi. E lunedì in Liguria riaprono le scuole.

La ricostruzione

Neanche il tanto atteso decreto per Genova del Consiglio dei Ministri ha fatto chiarezza sui due punti più attesi: chi sarà il commissario straordinario alla ricostruzione e chi avrà l'incarico di ricostruire il ponte. Se il ministro delle Infrastrutture Tonineli assicurava l'altra sera a Porta a Porta che Autostrade "non metterà neppure una mattonella nella ricostruzione", non vi è la certezza che a occuparsi della ricostruzione sarà, come anticipato, Fincantieri, magari con il supporto di Italfer.

Il punto di disaccordo tra Lega e 5 stelle è proprio il ruolo di Autostrade nella ricostruzione e la scelta del commissario: la Lega caldeggiava il Presidente della Regione Liguria Toti, e una ricostruzione che coinvolgesse anche Autostrade, mentre i 5 stelle sono di tutt'altro avviso. Ergo, un decreto per l'emergenza che però non decide su due punti cruciali.

Intanto c'è il progetto di ponte donato dall'archistar genovese Renzo Piano alla città. E ci sono gli amministratori locali, in primis il sindaco Marco Bucci, che premono per una ricostruzione rapida perché l'economia della città rischia di pagare un prezzo altissimo in assenza di collegamenti efficienti.

Ma a premere perché la ricostruzione sia portata a termine in fretta e bene è anche il Capo dello Stato Sergio Mattarella: "Genova non attende auguri o rassicurazioni ma la concretezza delle scelte e dei comportamenti. La città è stata colpita da una tragedia inaccettabile e ricostruire è un dovere – ha dichiarato il Presidente della Repubblica  – Ritrovare la normalità, una speranza che va resa concreta. Bisogna farlo in tempi rapidi, con assoluta trasparenza, con il massimo di competenza".

Per saperne di più

Ponte Morandi
Jack Taylor/Getty Images
I monconi del ponte Morandi di Genova in una panoramica della zona interessata dal crollo. 19 agosto 2018

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