Il poliziotto della Diaz: "Ci rientrerei mille e mille volte"
ANSA / LUCA ZENNARO
Il poliziotto della Diaz: "Ci rientrerei mille e mille volte"
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Il poliziotto della Diaz: "Ci rientrerei mille e mille volte"

Le dichiarazioni choc su Facebook di Fabio Tortorsa, che commise le torture nell'istituto. "Non successe nulla di quello che sta emergendo ora"

"Io sono uno degli 80 del VII Nucleo. Io ero quella notte alla Diaz. Io ci rientrerei mille e mille volte". Tre righe su Facebook scritte da un poliziotto che 15 anni fa partecipò all'irruzione della Polizia, poi finita nel massacro dei manifestanti, riaprono una ferita mai davvero rimarginata, per le troppe omissioni da parte di chi doveva dare delle risposte chiare e nette. Tanto che Renzi, proprio da Genova, sottolinea che si deve fare "chiarezza fino in fondo" sulle "responsabilita' politiche di chi ha gestito" la vicenda della Diaz.

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A scatenare l'ennesima bufera su quella maledetta notte è Fabio Tortosa, poliziotto oggi 50enne che quel 20 luglio era a Genova, aggregato al VII Nucleo sperimentale, quello di Canterini. Quello che, stando alle sentenze, ha avuto un ruolo non marginale nel massacro dei giovani che si trovavano alla Diaz. Nessuno di quegli uomini ha pagato con un giorno di prigione: lo stesso Canterini e i capisquadra condannati in Appello, hanno visto cadere la loro condanna in Cassazione per via della prescrizione.

Tortosa è un sindacalista della Consap, uno dei sindacati di polizia: oggi fa parte della consulta nazionale del sindacato dedicata proprio alle problematiche e alle tecniche operative dei reparti mobili, afferma di aver votato Pd e di non capire le critiche che gli sono state rivolte. Il post - poi rimosso assieme alla pagina Facebook - lo ha scritto il 9 aprile, due giorni dopo la sentenza della Corte di Strasburgo che ha condannato l'Italia definendo "tortura" quel che accadde alla Diaz.

E il giorno dopo ne ha aggiunto un altro, di tenore ancora piu' forte: "Esistono due verità - ha scritto - ... la verità processuale si è conclusa con una condanna di alcuni vertici della polizia e del mio fratello Massimo Nucera... la verità processuale è stata delineata da tale Zucca (il Pm dei processi, ndr) e i suoi sgherri che tengo a sottolineare non essere infallibili, basti vedere la loro storia".

E poi esiste, aggiunge Tortosa, "la verità, quella con tutte le lettere maiuscole. Quella che solo io e i miei fratelli sappiamo, quella che solo noi che eravamo lì quella notte sappiamo. Una verità che non abbiamo mai preteso che venisse a galla". Fino ad arrivare alla conclusione: "quello che volevamo era contrapporci con forza, con giovane vigoria, con entusiasmo cameratesco a chi aveva, impunemente, dichiarato guerra all'Italia...Tranquilli, non vogliamo la pietas di nessuno sappiamo che siamo quelli ignoranti, scampati alla disoccupazione, lontani dai vostri salotti radical chic, dal vostro perbenismo becero, dal vosto politically correct".

Il Dipartimento della Pubblica sicurezza ha immediatamente avviato gli accertamenti e non esclude, "conseguenti procedure disciplinari". Laddove, prosegue "l'autorità giudiziaria non dovesse ravvisare profili di rilevanza penale". Ma non solo: l'azione disciplinare scatterà "sia nei confronti dell'autore del post che nei confronti di tutti coloro che, se appartenenti alla Polizia di Stato, hanno effettuato commenti censurabili".

"Faremo presto chiarezza su fatti di simile gravità, con tutta la celerità necessaria e con il dovuto rigore" ha confermato il ministro dell'Interno Angelino Alfano non escludendo alcun provvedimento, "anche quello di massima severit'", vale a dire la sua destituzione.

Che serva un'operazione pulizia sul G8, è ormai chiaro a tutti. Lo dice lo stesso Matteo Renzi, proprio da Genova, continuando a ribadire la fiducia in De Gennaro - "no a capri espiatori" - ma ammettendo che ancora "non è stata fatta chiarezza fino in fondo" sulle "responsabilità politiche di chi ha gestito quella vicenda".

Dunque "certo che ci sto a fare una discussione vera su quello che accadde". Dal canto suo, nonostante la bufera che gli è piovuta addosso e gli altri sindacati che parlano di "onta per la Polizia", di "sconcerto e dolore", Tortosa tira dritto: "le mie parole sono state travisate. Non confermo niente perchè non so neanche qual è la critica: sono stato chiamato ad un'operazione di ordine pubblico alla quale sono intervenuto. Per quella che è stata la nostra realtà operativa, non è successo nulla di quanto sta emergendo in questo periodo".

Il massacro, aggiunge, "non è stato operato nè da me nè dalle persone che erano al mio contatto visivo". Insomma, "il nucleo ha rispettato tutte le norme, le leggi e le prassi". Quella della Diaz, conclude, "rimarrà una pagina nera per questo paese, ma chi c'era sa che è venuta fuori solo una parte della verità". Peccato che chi c'era, Tortosa ma anche altre decine di poliziotti che erano con lui alla Diaz e che non sono mai stati identificati, non ha mai parlato davvero. Innanzitutto con i magistrati. 

Le torture alla Diaz durante il G8 di Genova

ANSA / LUCA ZENNARO

Un giovane militante del Genoa Social Forum ferito dopo la perquisizione compiuta da polizia e carabinieri nella scuola Diaz, sede del Genoa Social Forum, a Genova il 21 luglio 2001.

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