Un anno di governo Monti in numeri
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Un anno di governo Monti in numeri

Il record di 121 leggi, 27 decreti e 22 DdL approvati in un anno. E ancora 1066 interrogazioni ai ministri e 47 voti di fiducia. Per un gradimento personale sopra il 50%. Tutti i numeri di un anno di governo. Leggi lo speciale di Panorama.it

Adesso lo candidano al Quirinale e che ottimo presidente sarebbe in Europa, ma se potessero lo lascerebbero lì dove si è promesso di “educare gli italiani” (vedi il Tayllerand di centro, Pierferdinando Casini in edicola questa settimana su Panorama). E invece vuoi vedere che forse cade? E poi per cosa? Per una data (elezioni anticipate sì o elezioni anticipate no?). L’ hanno tenuto “da conto”, si pensi a Giuliano Ferrara, dicono che l’Europa tutta ce lo invidi, di certo è il punto di riferimento per Sergio Marchionne che dall’Italia non se ne andrà fino a quando rimarrà lui. Così tra carnevale e quaresima, l’orologio scorre, il tempo fugge e il governo Monti può soffiare la sua prima candelina a Montecitorio. L’ultima? Mah.

Bisogna ammettere che il severo Mario Monti, gusto ne abbia preso con il politichese e così non esclude di “poter essere utile ancora”, ma solo se fosse “necessario”, salvo considerare il giorno seguente “un’esperienza che si chiuderà” la sua.

Una parentesi ecco tutto, che però a volte si riapre, quando l’Abc (Alfano, Bersani, Casini) battibecca, Berlusconi si riaffaccia. Insomma, è il primo cedimento al linguaggio sui numeri, numeri che il governo ha preferito alla logorrea delle interviste, delle comunicazioni, tanto da assestare l’ultimo colpo al talk show che nell’epoca Monti vengono messi in soffitta e preferiti ai più tecnici confronti.

Cominciato con la febbre a 532 (si parla dello spread alla stessa data, ma con un anno di scarto), il compleanno si celebra con il differenziale a quota 363 punti. E siccome le cifre non sono tutto - come direbbe Auguste Dupin nel suo metodo analitico - ma non sono poco, come tralasciare la curva dei sondaggi che attribuisce a Monti un gradimento che lusingherebbe qualunque politico?

Per Ipsos il 52 % di italianilo gradisce, per Emg il 46 %, stessa percentuale riportata da Renato Mannheimer sul Corsera che descrive pure chi siano i Monti lovers: giovani (51%) laureati (56%) di centrosinistra (58%). Numeri che si ridimensionano però, sempre secondo i venditori di percentuali, quando si comincia  a parlare di governo e ministri (40%, lacrime di Elsa Fornero comprese).

Gabinetto, quello Monti, che certo ha lavorato se si considerano come badge i decreti di legge, i disegni portati in Transatlantico, con una media altissima di approvazioni, grazie alla fiducia quasi intera delle Camere, se si eccettua l’Idv, la Lega e sparuti deputati.

Ma come sono veloci i tecnici! Ben 121leggi approvate in un anno, quasi una legge ogni due giorni, contro le 217 approvate negli ultimi tre anni dal governo Berlusconi; quando si dice la vecchia paura che incutono i professori…

In un anno 32 sono stati i decreti legge presentati, mentre 27 quelli approvati, cinque ristagnano ancora in parlamento. Un po’ meno i disegni di legge (22), ma numerosi i disegni di legge di ratifica (55), per semplificare: quei disegni approvati in Europa e che i paesi comunitari non fanno altro che importare, anche questo sempre più segno di come il potere si salito sempre più al Nord…

Tuttavia se proprio si volesse andare più a fondo e spiegare la natura del governo Monti, un governo a metà tra la salute pubblica, ultima spiaggia, necessità; si prendano in esame quei voti di fiducia che da sempre sono il test dei governi, nonché termometro della tenuta di un premier.

Ebbene, ben 43 volte, il governo ha dovuto fare ricorso al voto di fiducia, avvicinando la soglia di 52 durante il governo di Silvio Berlusconi, che ha chiesto sì 52 volte la fiducia, ma dal 2008 fino alla sua caduta ovvero quasi tre anni.

E nonostante siano professori, non si dica che non abbiano risposto e si siano sottratti agli esami. 157sedute di question time e ben 1066interrogazioni ai ministri di competenza alla Camera, 24 al Senato. Il fardello maggiore, almeno a Montecitorio, lo ha preso sulle proprie spalle il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda che delegato dagli altri ministri ha risposto ben 371 volte.

Sempre Giarda alla fine risulterà il più presente, al punto da meritarsi l’encomio con 130 sedute a cui ha preso parte, seguito con le sue 45 sedute da presente all’appello, dal ministro della Salute Renato Balduzzi. Distante il nobile Giulio Terzi di Sant’Agata che da ministro è intervenuto solo 4 volte a fronte delle 20 interrogazioni di competenza.

Si sa che il debito è un disdoro, e occorrerà pur dirlo, neppure i tecnici hanno potuto limitarlo o contenerlo al punto che Bankitalia non può far altro che aggiornare al 126,1% il rapporto debito/Pil, sei punti sopra il dato dell’anno scorso (120,1%).  Questa però è una nota di margine che ben comparirebbe nel registro di classe di un professore, naturalmente…

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Carmelo Caruso