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Tunnel sotto lo Stretto: i costi, i pro e i contro del progetto rilanciato da Conte

Tunnel sotto lo Stretto: i costi, i pro e i contro del progetto rilanciato da Conte

C’era una volta il Ponte sullo Stretto; oggi il premier rilancia una nuova possibilità per motivi misteriosi

Non c’è pace per lo Stretto di Messina. Dopo che, qualche settimana fa, si era tornato a parlare della necessità di inserire la costruzione del Ponte che collega Calabria e Sicilia tra le priorità del Governo, in occasione di un recente incontro pubblico, il Premier Giuseppe Conte ha rilanciato il tema prendendo però in considerazione l’idea di costruire non un ponte ma un tunnel sottomarino.

“Serve – aveva detto Conte un paio di giorni fa a Brindisi – un miracolo di ingegneria, una struttura leggera ed ecosostenibile e nel caso anche sottomarina”.

Il progetto cui si riferisce il Presidente del Consiglio, in realtà, è sul tavolo del Mit dal 2017 ed era stato presentato dall’ingegnere Giovanni Saccà. In sintesi l’idea sarebbe quella di creare un traforo sotterraneo a una profondità di 170 metri sfruttando una particolare continuità geomorfologica tra la Calabria e la Sicilia che crea una sorta di canalone naturale che già ora è largo due chilometri che andrebbe sfruttato per creare un tunnel sotterraneo nel quale far confluire il traffico ferroviario e non attraverso due tunnel paralleli.

Sulla carta il progetto potrebbe venire realizzato in soli 5 anni con un costo stimato di circa 1,5 miliardi di euro cui vanno aggiunti i costi accessori di infrastrutture e adeguamenti vari che porterebbe la cifra a circa 5 miliardi di euro: la metà di quelli che servirebbero per realizzare il complesso ponte a unica campata necessario a coprire i 3,3km che separano la Sicilia dal resto dello stivale. Secondo gli studi avrebbe un minore impatto ambientale, eviterebbe la gran parte degli espropri e avrebbe ridotti costi di gestione e mantenimento.

Il tunnel, inoltre, verrebbe costruito con tecnologie avanzate in grado di supportare eventuali scosse sismiche che nel canale non mancano e permetterebbe di portare l’alta velocità ferroviaria fino in Sicilia.

L’opera verrebbe finanziata grazie al “bottino” portato a casa dall’Italia col Recovery Fund e permetterebbe, in linea teorica, di riaprire il capitolo grandi opere nel tentativo di agganciarci al resto dell’Europa sul fronte infrastrutturale.

Non tutti però ritengono che l’idea del tunnel sia vincente, anzi.

Il primo “no” è legato proprio al tema dei costi di costruzione. Se è vero che la stima preliminare dà il punto di vantaggio all’ipotesi del tunnel è altrettanto vero che, guardandosi intorno in Europa e nel mondo, ci si accorge che tutti i grandi tunnel costruiti in passato hanno visto moltiplicarsi i costi col passare del tempo. Il tunnel sotto la Manica, per esempio. Ci sono voluti 7 anni per realizzarlo, sarebbe dovuto costare 3 miliardi di sterline e invece ne sono stati spesi 10. Stessa cosa per il Galleria Seikan collegamento ferroviario tra le isole di Hanshu e Hokkaido: il costo totale dell’opera è lievitato di oltre 10 volte rispetto al preventivo iniziale.

Secondo il presidente dell’Ordine egli ingegneri di Milano Bruno Finzi, inoltre, le attuali tecnologie antisismiche non sono in grado di garantire la tenuta di un tunnel sottomarino a differenza di quanto possono fare con i punti e un tunnel, ha dichiarato a Il Giornale, “rischierebbe di spezzarsi come un creaker”. Finzi, poi, ad AGI, ha spiegato: “Venti anni di studio molto accurati hanno determinato che la soluzione migliore era quella del ponte a campata unica, anche perchè non dimentichiamo che la Sicilia e la Calabria si staccano di staccano di tre centimetri all’anno. C’è una faglia sismica importante che li separa”.

C’è poi un altro aspetto da tenere in considerazione e cioè quello legato ai tempi di presentazione del nuovo progetto, ai vari studi di fattibilità, analisi tecniche, progetti definitivi e approvazioni varie.

Per il Ponte sullo Stretto tutto ciò, in 30 anni e all’assurdo costo di oltre 320 milioni di euro degli italiani, è già stato fatto, cosa che invece non è avvenuta ancora per il tunnel.

La stima, quindi, è che se il ponte entro il 2025 potrebbe essere inaugurato, il tunnel vedrebbe rimandare ulteriormente la data in cui Sicilia e Calabria sarebbero finalmente unite. Per questo c’è chi pensa che l’idea del tunnel sia solo l’ennesima scusa per rimandare la soluzione di un problema che si protrae da oltre 150 anni in un’infinita saga di pasticci e ritardi all’italiana dalla quale sembra impossibile uscire.

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