Dal Tfr al salario minimo, le sfide di Renzi e del sindacato
ANSA/ ANGELO CARCONI
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Dal Tfr al salario minimo, le sfide di Renzi e del sindacato

Intervista a Cesare Damiano, Presidente della commissione lavoro alla Camera: "Ora i sindacati approfittino dell'apertura del premier"

"Sono fiducioso, ho passato la vita a negoziare, a trattare, a fare accordi quindi quando vedo un tavolo... mi ci ficco". Alla vigilia dell'incontro di MatteoRenzi con i sindacati, Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera, è traquillo. Compagno di classe di Elsa Fornero, dopo il diploma inizia la sua carriera nel sindacato torinese, prima nella Fiom e poi nella Cgil, fino a diventare Ministro del Lavoro nel governo Prodi nel 2006. È uno che di trattative ne ha fatte tante e non esclude che quella di Renzi sia solo una mossa politica, tanto che non si fa problemi a liquidare i retroscena con una battuta "tutte le volte che c'è una mossa di apertura, quella mossa è ambivalente. Potrebbe trattarsi anche di captatio benevolentiae o di un'intenzione malevola ma sta a chi è beneficiario della mossa approfittarne. È la politica baby, come direbbe Humphrey Bogart". Sorridendo, politico di grande esperienza, Damiano si sbilancia in alcune previsioni sui rapporti tra premier e sindacati e su cosa Renzi sarà in grado di partorire della riforma del lavoro.

La concertazione

All'inizio il Premier sembrava intenzionato a voler far da sé, poi complice una parte della minoranza del Pd, è stato costretto ad un seppur minima apertura verso i sindacati. Ad oggi quello che gli osservatori esterni sospettano è che si tratti solo di una mossa di facciata. Per Damiano sulla questione va rovesciato il piano di lettura: "Renzi non ama la concertazione. La convocazione di domani è di certo un'apertura ma dipenderà anche dal sindacato diventare un interlocutore. Deve dimostrare forza unitaria, di proposte e di mobilitazione".

Dipenderà anche dal sindacato diventare un interlocutore. Dalla sua forza unitaria, di proposte e di mobilitazione

Tfr in busta paga

Damiano lo definisce "un tema controverso" per l'importanza che quelle risorse ricoprono all'interno delle aziende. Matteo Renzi propone che già da febbraio i dipendenti che ne faranno richiesta possano ricevere il Tfr in busta paga. La Confindustria si è detta nettamente contraria all'ipotesi. "Quei soldi" spiega Damiano"sono risorse dei lavoratori che attualmente servono a tante scopi: ad autofinanziare le pmi, ad alimentare pensioni integrative dei lavoratori medesimi, per i versamenti Inps. Non si possono utilizzare queste risorse se non si trovano altre risorse a compensazione".


Contrattazione aziendale

Questo è il punto più delicato e sul quale Matteo Renzi propone uno scambio tra sindacato e imprese. Una riforma della rappresentanza sindacale che consentirebbe alle sigle sindacali di aumentare la propria presenza all'interno delle fabbriche in cambio di una maggiore apertura verso la contrattazione decentrata (e aziendale) che invece fa gola agli industriali. È possibile che la Cgil non accetti un compromesso sul tema facendo saltare il tavolo della trattativa. "Da ministro con il governo Prodi ho finanziato con 600 milioni di euro su base annua le trattative decentrate. Il punto oggi è che pochi esercitano quel livello di contrattazione".


Salario minino garantito

Nelle intenzioni del Jobs Act c'è quella di inserire un salario minimo orario per quelle categorie di lavoratori che non trovano alcuna disciplina nei contratti nazionali. Tuttavia non sono stati ancora resi noti i parametri di calcolo per stabilire il giusto ammontare del salario minimo. Per Damiano si tratta di "tema di rilevante importanza, che se trovassero l'accordo con le parti sociali sarebbe preferibile.


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Sara Dellabella