Test Invalsi: 5 cose da sapere
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Test Invalsi: 5 cose da sapere

Cosa sono, da quando esistono, come funzionano nel resto d' Europa. Pro e contro dei quiz boicottati alle superiori

Dal settembre caldo al maggio bollente. A un mese dalla fine della scuola, sindacati, insegnanti, studenti e genitori restano sul piede di guerra contro il ddl di riforma del governo Renzi. Dopo lo sciopero del 5 maggio scorso che ha coinvolto nei cortei circa 600mila persone in tutta Italia, ieri l'astensione dai test Invalsi ha raggiunto il 20%. Una forma di protesta contro l'autovalutazione di studenti e quindi anche degli insegnanti, promossa dai Cobas il cui storico leader, Piero Bernocchi, adesso minaccia il blocco degli scrutini. Ma cosa sono i test Invalsi e perché stanno sollevando tante critiche?

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Un test di valutazione a livello nazionale

L'Invalsi è l'istituto di ricerca soggetto alla vigilanza del ministero dell'Istruzione che, tra le varie attività, si occupa di predisporre i test nazionali da somministrare agli studenti di elementari, medie e superiori per valutare i loro livelli di apprendimento. I dati, una volta elaborati, vengono rispediti alle scuole per essere utilizzati da presidi e insegnanti per la messa a punto di interventi mirati. Il test Invalsi è stato introdotto in Italia per la prima volta nel 2007 e dal 2009 è stato incluso tra le prove dell'esame finale del primo ciclo d'istruzione (esame di terza media). Dal 2012 è obbligatorio: per le scuole la rilevazione degli apprendimenti è infatti diventata parte integrante dell'Attività ordinaria d'Itstituto. Da quest'anno uno degli indicatori (49 in tutto) che le scuole utilizzeranno per compilare il proprio rapporto di autovalutazione sarà proprio il test Invalsi.

Esistono in tutta Europa

In Europa i test nazionali basati su un sistema detto “teaching to the tests” sono molto diffusi. I primi Paesi a introdurli già tra gli anni '60 e '70 furono Islanda, Portogallo, Regno Unito (qui collaudatissimi sono ormai i Cambridge Tests per la comprensione della lingua inglese, pensati per superare la difficoltà di trovare un brano su cui le domande di comprensione possano dal luogo a risposte assolutamente univoche), Lussemburgo, Paesi Bassi, Malta, Danimarca, Norvegia, Svezia, Ungheria e Francia. Negli anni '90 le prove nazionali si sono diffuse anche in Spagna, Lettonia, Estonia, Romania, Belgio (comunità francofona). Poi a seguire, Slovacchia, Austria, Germania, Italia (2008). Solo in Grecia, Repubblica Ceca, Galles, Liechtenstein, Belgio (comunità germanofona) non vengono somministrati test nazionali.

Metodo oggettivo contro rifiuto del giudizio

Il test Invalsi è uno strumento imperfetto di misurazione dello stato di salute delle nostre scuole e del livello di preparazione degli studenti. Ma permette, con costi contenuti rispetto ad altri strumenti, di comparare scuole e classi diverse su basi oggettive e verificare se, di anno in anno, ci sono miglioramenti o peggioramenti.

Secondo chi protesta, però, l'esito dei test servirebbe anche a stabilire l'importo dei finanziamenti alle scuole creando una disparità tra esse. Invalsi assicura che non è così ma negli anni passati sono stati riscontrati e denunciati casi di insegnanti che, soprattutto al Centro-Sud, hanno aiutato i loro studenti nei test proprio per alzare il livello del giudizio finale del proprio operato e quindi della propria scuola.

L'altra obiezione, di carattere più propriamente didattico, è che dei test a crocette non consentirebbero di valutare il reale livello di conoscenza e maturità dell'allievo. Mentre per chi ne sostiene l'utilità, l'unica ragione del boicottaggio sta nel rifiuto del giudizio e nella difesa del mito dell'egualitarismo che condanna gli studenti italiani agli ultimi livelli nella classifica europea della preparazione culturale e del rendimento scolastico

Boicottaggio e ironia

Dopo la protesta dei genitori dei bambini delle scuole primarie che in 12 casi su cento il 6 e 7 maggio scorsi non avevano mandato i figli a scuola, ieri il 23% ha disertato i test che coinvolgevano 548mila studenti del secondo anno delle superiori. Nel 2014 la mancata adesione si fermò solo al 2%. A organizzare la protesta sono stati i sindacati di base con i Cobas in prima fila e l'Unione degli studenti. Molti di quelli che hanno deciso di entrare in classe non si sono risparmiati risposte polemiche e ironiche alle domande. “Non siamo crocette” è stato uno degli slogan della giornata di protesta.

Le reazioni

Per il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini si è trattato di un “sabotaggio inaccettabile, una speculazione sul futuro dei ragazzi”. Il sottosegretario alla scuola Davide Faraone ha twittato che “si può essere contro il governo, è legittimo. Ma boicottare le prove Invalsi è indecente”. “Le prove Invalsi non sono un metro per punire o per premiare – il parere della responsabile scuola del Pd Francesca Puglisi – sono lo strumento in mano agli insegnanti utile a verificare se ciò che insegnano ha vera efficacia sull'apprendimento degli studenti”. Sulla stessa linea anche l'opposizione. “Se è già grave il boicottaggio dei test Invalsi, che sono uno strumento utile ad analizzare, su scala nazionale, il livello di apprendimento degli studenti e dunque lo stato di salute delle competenze maturate – ha detto la responsabile scuola e università di Forza Italia Elena Centemero - bloccare gli scrutini sarebbe gravissimo”. Secondo la presidente dell'Invalsi Anna Maria Ajello, tuttavia “la partecipazione alle prove è stata alta e l'astensione non pregiudicherà il dato. Affermare che le prove servono a valutare gli insegnanti è una sciocchezza: si tratta di uno strumento che serve alla scuola e che ci chiedono gli organismi internazionali”.

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Claudia Daconto