Ncd, la minaccia sul decreto lavoro si chiama paura delle europee
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Ncd, la minaccia sul decreto lavoro si chiama paura delle europee

Secondo i sondaggi l'alleanza con l'Udc porterebbe pochi voti. Alfano teme così di fare da stampella della sinistra. Intanto Bonaiuti non ha ancora formalizzato il suo passaggio a Ncd

Magari lo farà nei prossimi giorni. Ma è un fatto che Paolo Bonaiuti non abbia ancora formalizzato il suo ingresso nel Nuovo centrodestra di Angelino Alfano. Secondo alcuni gossip di Transatlantico anche il ritardo del tanto sbandierato ingresso dell’ex portavoce di Silvio Berlusconi tra gli scissionisti del Pdl sarebbe un indizio della crisi di Ncd.

Che le cose non andassero bene si era già capito dalla clamorosa lettera di protesta fatta da 15 senatori ad Alfano alla vigilia di Pasqua. Nonostante la smentita fatta dagli stessi senatori a breve giro di posta, risuonano ancora quelle accuse al loro segretario di mancanza di collegialità nel partito. Al centro delle accuse la parte del leone che il segretario di Ncd avrebbe fatto nelle candidature e nelle nomine negli enti pubblici. Ma al di là dei mal di pancia interni su poltrone e candidature, il bivio di fondo nel quale si trova Ncd è la sua identità.

Il rischio è quello di apparire sempre più una stampella della sinistra, di subire quel congresso permanente del Pd che sta dando filo da torcere a Matteo Renzi su provvedimenti bandiera del suo governo come il jobs act.   La minoranza interna antirenziana del Pd, essendo maggioranza in commissione Lavoro alla Camera, ha annacquato notevolmente il provvedimento considerato più di destra del governo Renzi. Maurizio Sacconi, Gaetano Quagliariello, Sergio Pizzolante hanno minacciato: così non lo votiamo. Il governo è quindi dovuto ricorrere al voto di fiducia. Ncd voterà sì, ma in cambio vuole che il testo sia modificato al Senato. Ma già da ora si capisce che otterrà solo qualche piccolo ritocco. «Qualche ritocco per salvar loro la faccia e far dire ai loro elettori che il provvedimento è più di destra di quanto poteva sembrare. Ma tanto Alfano dove va?», dice chiaro  e tondo, sotto anonimato un parlamentare renziano. 

Che non si possano apportare nuove sostanziali modifiche lo afferma  un esponente di spicco della minoranza interna Pd: «Già così al nostro interno quel decreto lo reggiamo male, figuriamoci se al Senato torna nella sua versione originale».

Sarà insomma una sorta di balletto, che però potrà permettere a Ncd di dire che alla fine il loro parere dentro il governo ha pesato. La paura di un magro risultato alle elezioni europee fa novanta dentro il partito di Alfano. Anche se supererà, come ormai sembra, la fatidica soglia del 4 per cento, sembra lontano il sogno di raggiungere il 6 per cento, ovvero quell’asticella necessaria per non ridursi a fare la stampella della sinistra nel governo Renzi. Una cattiva notizia infatti verrebbe da alcuni sondaggi riservati secondo i quali l’alleanza con l’Udc alle europee non porterebbe a Ncd il risultato sperato. Alfano nelle settimane scorse aveva accusato Forza Italia di non essere né carne né pesce. Ma quella stessa critica ora a Ncd calzerebbe a pennello.    

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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