La forza (e la solitudine) di Napolitano
Paolo Cerroni / Imagoeconomica
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La forza (e la solitudine) di Napolitano

Il Presidente della Repubblica esce rafforzato dal processo sulla presunta trattativa stato-mafia. Vuoto di reazioni politiche sul potere della magistratura

La calma, la lucidità e quel sangue freddo molto british per il quale Curzio Malaparte lo descrisse come "l’uomo che non si fece spaventare neppure dall’Apocalisse" dei bombardamenti nella sua Napoli, gli sono valse le congratulazioni di tutto lo stato maggiore renziano del Pd. In quelle quasi 4 ore in cui seduto alla scrivania, nella sala del Bronzino al Quirinale, impassibile ha risposto a tutte le domande dei giudici di Palermo, nonché degli avvocati (compreso quello di Totò Riina), nell’ambito del processo della cosiddetta trattativa Stato-mafia, Giorgio Napolitano ha dato prova di resistere a un altro "bombardamento".

Quello da parte dello strapotere di una certa magistratura, che ha imbastito "un processo farlocco" (così lo ha definito nel suo editoriale Giuliano Ferrara su Il Foglio di oggi) arrivato a investire la prima carica dello Stato, con il rischio di uno sfregio alle istituzioni. Ma come commentano sotto anonimato acuti osservatori delle cose del Colle, della figura e del pensiero di Napolitano, per i giudici di Palermo ora il rischio è quello di un effetto boomerang. E cioè che la calma, il sangue freddo, l’impassibilità, con i quali colui che nel Pci non a caso era stato soprannominato "Lord Carrington" (l’ex segretario generale della Nato) ha risposto alla "provocazione" di Palermo, mettono ancor più in risalto il vero imputato: lo strapotere di certa magistratura. Ma su questo si registra un vuoto di reazione politica.

Lo stato maggiore renziano, con in testa il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini e a seguire Luca Lotti e Maria Elena Boschi, esalta in un modo che suona formale “Napolitano uomo delle istituzioni” che ha rispettato “l’autonomia della magistratura”, quasi che la seduta di oggi al Quirinale sia stata una normale udienza in un’aula di tribunale e non invece un precedente storico dai risvolti inquietanti.

Qualche timido accenno sulla “straordinarierà” dell’evento viene solo dal ministro della Giustizia Andrea Orlando, e qualche piccola sottolineatura sul “disagio” che un evento come questo fa provare viene dal presidente del Pd Matteo Orfini. Per il resto, l’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani, intercettato nel Transatlantico di Montecitorio, dice di non aver nulla da dichiarare.

Risalta quindi ancora di più la solidarietà al presidente tutta di marca renziana. Solidarietà acritica nei confronti della magistratura e secondo alcuni commenti maliziosi dovuta, in quanto Napolitano è ritenuto il principale “tutor” di Renzi nei rapporti con la Ue, come le tortuose vicende della legge di Stabilità hanno dimostrato, con la Bce e in buona sostanza quindi con la Troyka (Ue, Bce, Fmi) che detta legge sulla nostra economia. Ma, fanno notare con una punta di malizia alcuni esponenti della minoranza interna del Pd, alla fine "un Napolitano indebolito potrebbe anche far sentire Renzi ancora più padrone della situazione".

Una situazione che con l’udienza al Colle “ha fatto apparire al mondo l’Italia kaput”, commenta duramente il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta. La senatrice azzurra Manuela Repetti elogia il comportamento tenuto oggi da Napolitano come "esemplare". Ma la gran parte di FI preferisce non commentare l’evento di questa mattina, anche se molti deputati, sotto anonimato, se la prendono con "lo strapotere di certa magistratura".

I rapporti tra Napolitano e Silvio Berlusconi da tempo non sono più idilliaci, dopo anche le rivelazioni venute da Oltreoceano sul presunto golpe internazionale che avrebbe spodestato nel 2011 il Cavaliere per mettere al suo posto Mario Monti. Il direttore del GiornaleAlessandro Sallusti pur attaccando i giudici di Palermo ha chiuso il suo editoriale dicendo: "Troppo tardi presidente per fare oggi la vittima".

Eppure Berlusconi, che vede le elezioni anticipate (agognate da Renzi per affermare il suo Partito della Nazione pigliatutto) come fumo negli occhi, paradossalmente potrebbe trovare proprio in Napolitano il migliore alleato. Perché, a quanto trapela da ambienti vicini al Colle, il capo dello Stato sarebbe determinatissimo a non sciogliere le Camere, cosa che semmai dovrebbe fare solo il suo successore. E quello a quanto si capisce non ci dovrebbe essere in tempi ravvicinati perché Napolitano pur di veder attuate quelle riforme, per le quali ha accettato il “sacrificio” di un secondo mandato, e in cima alle quali c’è la legge elettorale, potrebbe essere disposto a prolungare la sua permanenza al Colle anche oltre la scadenza del semestre europeo.

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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