Il ritorno di Berlusconi agita anche il palazzo
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Il ritorno di Berlusconi agita anche il palazzo

Le preoccupazioni di Casini, l'uscita di scena degli "Alfano boys", la fine di ABC: ecco cosa dicono (sottovoce) i deputati di Montecitorio

Che i piani messi a punto dai partiti si siano scombinati dopo l’annuncio della discesa in campo di Berlusconi lo si capisce subito dai capannelli di Montecitorio. “Fino a qualche settimana fa lo schema degli assembramenti sui divani del Transatlantico si riassumeva in un moderati versus progressisti”, sintetizza un attento osservatore. Un continuo corteggiamento tra le anime responsabili delle forze politiche che sostengono il governo, dettato dall’ambizioso progetto di una grande coalizione per il 2013 con a capo Mario Monti. “Monti è l’unica opzione per l’Italia. Dobbiamo portare avanti la sua agenda!”, questo il commento dei vari Letta e Fioroni (Pd), Frattini (Pdl), Cesa e Adornato (Udc).
Un corteggiamento a cui anche due ministri dell’attuale governo, Ornaghi e Riccardi, insieme a Bonanni della Cisl, “avevano voluto dire di sì”, aderendo alla riflessione politica prevista per il 20 luglio, organizzata a livello di fondazioni (Liberal, Patore, De Gasperi, Il Domani d’Italia), e che “avrebbe dovuto traghettare le anime responsabili delle tre segreterie verso la famigerata casa dei moderati in vista della nuova legislatura”, ci spiega un deputato centrista.
Ma gli imprevisti “hanno sparigliato tutti i giochi”. Prima le polemiche su un Monti bis che avrebbero ancor più messo in difficoltà il professore con la partecipazione alla “cosa bianca” di due membri del suo governo; poi l’ennesimo passo avanti di Berlusconi come candidato alla presidenza del Consiglio.
Il rinvio della “casa dei moderati” a settembre è la conferma della paura e del disorientamento che regnano in qualsiasi strategia di riassetto.
Il Pdl è il partito che sconta le difficoltà più diffuse. “In buvette non ci sono più i breakfast sociali di una volta!”, commenta amareggiato un forzista che avverte il “distacco arcigno dei colleghi missini sulla discesa in campo del Cavaliere e su un possibile ritorno a Forza Italia”. “Nella nostra parte di emiciclo sembrano già delinearsi due sottogruppi... e non è una bella cosa”. Se il tira e molla exAn-Berlusconi dovesse continuare (la cena di questa sera a palazzo Grazioli potrà sciogliere questa riserva) c’è chi giura che i vari La Russa e Gasparri sarebbero già pronti a formare nuovi gruppi parlamentari... “e forse anche un partito”. Anche se un sondaggio fatto girare tra i banchi dell’Aula vede un eventuale partito di destra sotto il 5%, al di sotto della soglia di sbarramento. “E qui si capisce perchè si agitano tanto sulla legge elettorale...”, commenta un pidiellino lombardo.
Nell’angolo “pediatrico” del cortile si confrontano giovani deputati e formattatori del Pdl: i primi “convinti che solo con Silvio si può tornare a vincere”, i secondi “delusi e amareggiati per il passo indietro di Alfano e per le promesse non mantenute sulle primarie e sul rinnovamento della classe dirigente”. Il confronto va avanti e si fa incandescente sulle parole “merito e calati dall’alto”. “Meglio rientrare, c’è l’aria condizionata”, opziona una giovane deputata messa nell’angolo e che opta per la tregua.
I fedelissimi di Alfano “si sentono orfani”. Da Lupi a Fitto, passando per Quagliariello, Frattini e tutti coloro che hanno sempre formato un cordone sanitario attorno al segretario, sanno che la discesa in campo di Berlusconi vuol dire addio alla squadra di Angelino: “bye bye direttorio”, osserva uno di loro.
Le tifoserie berlusconiane, al contrario, festeggiano il “bentornato a casa”! Dalla Rizzoli a Galan, dalla Rossi a Bonaiuti è tutto un tripudio di rallegramenti ed incoraggiamenti al Cavaliere. Michaela Biancofiore da ieri, l’ha messo in chiaro anche sul bavero della giacca, dove è tornata a sfoggiare la spilletta di Forza Italia.
Ma, al di là degli “umori casalinghi”, la discesa in campo di Berlusconi turba, e non poco, anche l’altro lato dell’emiciclo.
Non temiamo la vittoria di Berlusconi”, va ripetendo in Transatlantico il segretario Bersani. Anche se, off the records, il rischio che il Cavaliere possa tornare a convincere l’elettorato c’è anche tra i democrat. Si racconta che qualcuno abbia già iniziato a lavorare al “dossier 2013” sul Cavaliere: un concentrato di “annunci un po' osè” (dall’uscita dall’euro al caso Minetti, dall'Imu ad Equitalia) per “rinfrescare la coscienza degli italiani davanti alle urne”. Non tutti sono d’accordo. Vedi Renzi ed i più giovani di partito che  ammoniscono: “I vecchi metodi non si sono rivelati sempre efficaci, ma al Nazareno se lo scordano in fretta”.
Casini resta a metà tra lo scettico e lo speranzoso: rimarca “l’impossibilità di un dialogo con Berlusconi”, ma nutre allo stesso tempo qualche perplessità sull’agenda  e sui protagonisti dell’alleanza progressisti-moderati.
Il lungo colloquio Bersani-Casini, accovacciati nei corridoi di Montecitorio, “sembra più la fotografia di un funerale che la cartolina di un invito a nozze”, commenta un deputato dipietrista al passaggio. Ma è pur vero che “se c’è un punto su cui B e C  - ormai divorziati da A - avrebbero trovato un accordo è proprio la provvisoria presa di distanza da Di Pietro e Vendola”, precisa una moderata del Pd sempre più convinta che - “dopo il caos gay e gli attacchi di Di Pietro a Napolitano non restano molte alternative con le alleanze”.
Così come resta archiviato quel dialogo che - in particolar modo Casini - “era riuscito a stabilire con il giovane Alfano”, commenta un alto esponente dell’Udc. “Oggi emerge la consapevolezza che il Pdl è informattabile, almeno finchè Berlusconi deciderà di rimanere alla testa del partito, e che solo una rottura delle due componenti Fi-exAn potrebbe portare alla balcanizzazione dell’area di centrodestra e al beneficio delle altre forze politiche”.
Insomma, se per alcuni i 76 anni di Berlusconi peseranno sulla prossima campagna elettorale, i vertici dei partiti tengono sotto controllo i dati della sondaggista del cavaliere Alessandra Ghisleri. E c’è chi gufa ed incalza la rottura con gli exAn: “se si dividono è fatta!”, spiega un deputato di lungo corso del Pd. A stasera, via del Plebiscito, l’ardua sentenza.

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