Berlusconi: no a una legge elettorale che premi solo Renzi
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Berlusconi: no a una legge elettorale che premi solo Renzi

Al vertice con i Senatori di Forza Italia, l'ex premier ricompatta i suoi. Ora bisogna trovare la quadra sulla riforma elettorale

Il partito unico di Matteo Renzi non ci sarà, perché Forza Italia e Silvio Berlusconi restano in campo. E dicono no al premio di maggioranza alla lista con il quale il premier vorrebbe fare incetta anche dell’elettorato forzista, mettendo FI all’angolo. Una soluzione che Berlusconi avrebbe bocciato come "esiziale" anche se l'ufficio stampa smorza i toni.

Di più: l'ex premier "non lascerà la sua esperienza politica prima di essere tornato di nuovo a vincere", assicura Paolo Romani, capogruppo azzurro a Palazzo Madama, al termine di una lunga riunione di Berlusconi con i senatori. Domani invece incontrerà i deputati. Una due giorni, anticipata dal ritorno in Tv con l’intervista al Tg5, con la quale Berlusconi si riprende la scena, dando anche sul piano dell'immagine, con tanto di folla e applausi davanti al Senato, una risposta agli scarti arrembanti di Renzi. Questo non significa che FI verrà meno al Patto del Nazareno, e quindi allo spirito collaborativo per fare le riforme, ma l’opposizione al governo, a cominciare dalla politica economica, sarà ferma, perché “quello di Renzi è e rimane il governo delle tasse”.

Musica per le orecchie di quei senatori considerati vicini a Raffaele Fitto che hanno sempre rivendicato una linea più dura nei confronti dell’esecutivo. E alla fine anche Augusto Minzolini, capofila dei dissidenti sulla riforma del Senato, confessa: “Berlusconi è stato molto collaborativo con tutti”. Soddisfatto si può considerare anche Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, uno dei primi a dire “no al premio alla lista”, che avvantaggerebbe solo Renzi. Dal Senato viene quindi un segnale importante che ricompatta Forza Italia, che Berlusconi vuole rilanciare e rafforzare, a partire dai congressi, rinnovare ma “senza rottamazione” per nessuno.

Ma ora bisogna trovare la quadra sulla legge elettorale.

Romani assicura che era e resterà l’Italicum, ovvero il sistema elettorale già approvato alla Camera che prevede un premio di maggioranza alla coalizione. Il capogruppo azzurro smentisce anche che a breve ci sarà un nuovo incontro tra il premier e il leader di FI. E’ chiaro che, come ha detto Berlusconi al TG5: “La legge elettorale deve andare bene a entrambi”. Segno che comunque il dialogo non viene meno, la trattativa continua e prima o poi i due contraenti del "patto" torneranno a vedersi. Anche se, avrebbe detto ai senatori Berlusconi, "quel patto non contiene nulla di scritto". 

Secondo alcuni senatori come Minzolini, Renzi starebbe premendo l’acceleratore sulla riforma elettorale per andare presto a votare e a FI in questa fase non converrebbe. Ma Berlusconi avrebbe replicato dicendosi sicuro che prima del 2018 non si andrà alle urne e che a Renzi la riforma elettorale serve solo per tenere a bada la sua opposizione interna, con la quale potrebbe agitare la minaccia delle urne. Alla fine, un Berlusconi in gran forma, ha invitato tutti i senatori per mercoledì prossimo a cena: “Tranquilli, pago io”, avrebbe scherzato il Cav. È un gesto con il quale vuole ringraziare il gruppo azzurro a Palazzo Madama che si è battuto fino all’ultimo contro la sua decadenza da senatore. Accadeva in questi giorni, proprio un anno fa.

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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