Le spese "pazze" della Farnesina
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Le spese "pazze" della Farnesina

Con buona pace della spending review il Ministero degli Esteri continua ad assumere a stipendi d'oro e a sprecare in modi misteriosi

Ma come potevamo vivere senza coordinare il Mare? O lo Spazio? O l’Ambiente e finanche l’Energia? Tranquilli: grazie alla Farnesina, dal 5 giugno 2014 abbiamo chi svolge queste funzioni fondamentali. Roberto Cantone, già ambasciatore in Sudan e fino a ieri semplice «Capo dell’Unità per la Cooperazione Scientifica e Tecnologica bilaterale e multilaterale nell’ambito della Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese» (attenzione alle maiuscole), ha avuto titolo e ruolo di Coordinatore per lo Spazio. Paola Imperiale, ex ambasciatrice a Nairobi, è andata a coordinare il Mare, mentre Ambiente ed Energia spettano a Marco Marsili, ex console generale a San Paolo. È ovvio: non gratis. I loro colleghi che già coordinano i «temi economici trasversali» o l’estenuante «comunicazione relativa alla promozione e alla diffusione di informazioni sulle attività di cooperazione allo sviluppo» godono tutti dello stipendio di vicedirettore generale. Ossia fino a 196 mila 267 euro (più 22 centesimi!) l’anno a testa. E quanti sono questi coordinatori? Mistero.

Nel 2010, in audizione al Senato, qualche sindacalista denunciava «l’esistenza di centinaia di dirigenti della carriera diplomatica che non dirigono né coordinano nulla». Nel 2009 si stimava che ci costassero sui 2,5 milioni di euro l’anno. Carlo Cottarelli, commissario per la spending review in uscita, ha avuto parole di elogio per «il contributo» (di tagli) del ministero degli Esteri. Eppure la situazione non è cambiata: «Il Mae è strapieno di direttori generali, direttori centrali, vicedirettori generali, centrali, vicari, previcari, coordinatori, tutti con stipendio da dirigente» protesta Il Farnesino, organo del sindacato Flp.

Qualche cifra? Su 4.103 dipendenti del Mae, ben 961 sono dirigenti. Quasi il 25 per cento. Di questi, 910 sono diplomatici di vario grado (dai 24 ambasciatori, il top, ai 269 giovani segretari di legazione) con stipendi che vanno dai 60 mila ai 240 mila euro (fino al 30 aprile il segretario generale arrivava a 398 mila, ma la scure dei tagli ha colpito anche lui).

E continuano ad aumentare. L’ultimo concorso annuale («L’assunzione di 35 diplomatici è il minimo per far fronte alle necessità crescenti» assicura però il ministero per gli Affari esteri a Panorama) si è chiuso il 26 maggio, e a presentarsi sono stati in 5 mila. Chiarissimo il perché: stipendio d’ingresso di 5 mila euro lordi al mese; dopo un anno, da caposezione, si arriva a 80 mila annui e poi da capoufficio a 189 mila. Il tutto senza mettere piede fuori dall’Italia: 419 diplomatici su 910 aleggiano lungo i corridoi del Mae per dirigere e coordinare.

Al ministero protestano contro la mancanza cronica di personale: oltre ai 4.100 dipendenti di ruolo, dicono, «la Farnesina ha circa 2.500 impiegati a contratto, a Roma e nella rete estera. In tutto 6.600 addetti, pari a metà del personale britannico e francese e al 60 per cento di quello tedesco: un dirigente ogni sette dipendenti». Ma se guardiamo alla sede di Roma, secondo i dati dell’Annuario ufficiale del ministero, tocca dare ragione al Farnesino: i dirigenti sono 458 (di cui 419 diplomatici) per 1.984 impiegati. Un capo ogni 4,3 sottoposti. Altro che Francia o Germania.

L’ultracasta. Tra i generali della Farnesina e le loro truppe ultimamente non corre buon sangue. Colpa dei tagli: dai quasi 3 miliardi del 2008, lo 0,25 per cento del bilancio statale (era ministro Massimo D’Alema, ds), si è scesi allo 0,20 del 2014, con 1.634 miliardi (ministro Federica Mogherini, pd). La guerra per le risorse si è fatta dura. Bloccato il turnover, la bassa forza è scesa da 4 a 3 mila unità (-25 per cento), con uno stipendio medio di 1.200 euro al mese; ancora più bassi sono gli stipendi dei 2.400 contrattisti delle sedi estere, 800 euro in media, con il record negativo di 270 euro in India. Dappertutto sono previste chiusure di sedi consolari, almeno 30 su 300, e tagli ai servizi per i nostri 6 milioni di emigranti. Gli stipendi dei diplomatici, invece, grazie a rinnovi contrattuali principeschi (2003, 2006, 2009) sono andati alle stelle.

Un esempio? L’ambasciatore tedesco a Roma guadagna 102 mila euro lordi, mentre il nostro rappresentante a Berlino batte Angela Merkel: 109 mila lordi più 360 mila esentasse di Ise, la scandalosa indennità per il servizio all’estero (vedi Panorama n. 50 del 4 dicembre 2013) cui si aggiungono residenza ammobiliata, automobile, autista, domestici, indennità di rappresentanza, spese di viaggio e trasloco, più una lunga lista di altri benefit tutti italiani. Costo dell’Ise per il 2014: 331 milioni. Un quinto del bilancio Mae.

Alla Farnesina assicurano che il presunto scandalo è chiarito «da tempo», che è «tutto rendicontato» e che «non si tratta di stipendio, ma di voce onnicomprensiva di retribuzione e indennità per il funzionamento della sede». Ma sul sito ufficiale, in barba alla legge sulla trasparenza, non si spiega chi prende quanto, e dove, e per cosa. Non solo. Il ministero annuncia che «è stata già elaborata una riforma che scorpora lo stipendio dalle indennità, come fanno altri paesi». Che cosa prevede la riforma allo studio? Una sforbiciata all’Ise delle feluche con contemporaneo aumento dello stipendio e dei relativi contributi. Così, se un ambasciatore tedesco va in pensione con 3.500 euro netti al mese, un italiano ci va con 10 mila.

Per gli ambasciatori italiani a riposo la vecchiaia si rivela sempre proficua. Leonardo Visconti di Modrone, ex capo del Cerimoniale, si occupa oggi di un’elitaria associazione italotedesca, Villa Vigoni, finanziata con 313 mila euro l’anno proprio dal Mae. E anche per il semestre italiano di presidenza Ue non si bada a spese. Giudicati insufficienti i 121 dipendenti (di cui ben 50 diplomatici) della direzione generale Unione europea, e insufficiente il rinforzo dell’ufficio Cerimoniale (80 persone, comprese 13 feluche), è partito il valzer delle consulenze di rinforzo. Per occuparsi di «predisposizione logistica e protocollare degli eventi», Visconti di Modrone porterà a casa 90.936,00 euro lordi (che la Farnesina preferisce indicare in 45 mila netti) in aggiunta alla pensione, mentre Gian Paolo Arpesella, ex console a Lisbona, per 38 mila euro lordi garantirà il coordinamento dei «liaisons officer», gli incaricati dell’assistenza e dell’accoglienza delle delegazioni europee.

Quasi 59 mila euro andranno ad Anna Maria Notturno Granieri, già consulente per la presidenza del G8, e oltre 24 mila a Maria Grazia di Branco, reduce dall’Expo di Yeosu, in Corea, e di Venlo, in Olanda. Anche i consulenti, poi, hanno voluto un consulente, l’architetto Carlo Formichi, che in 10 mesi incasserà 45 mila euro.

Ma a proposito dei liaison officer: erano proprio necessari? Non bastavano, per accogliere adeguatamente le varie delegazioni, i dipendenti in servizio nelle tre sedi di Bruxelles (ambasciata, rappresentanza Ue e Nato), ossia tre ambasciatori, 33 diplomatici e 145 addetti di vario tipo? Evidentemente no. A marzo il Mae ha avviato la selezione di altri «90 collaboratori coordinati e continuativi». Senza concorso, naturalmente.

Tutto in deroga. E i soldi? Ci sono. Malgrado i tagli. Nell’ultima legge di stabilità Enrico Letta ha destinato al Mae ben 58 milioni, più 10 per gli altri ministeri, più 5 per Palazzo Chigi, più 2 per la rendicontazione finale del 2015. In tutto fanno oltre 70 milioni, più del doppio di quanto è costato l’ultimo semestre italiano, all’epoca di Silvio Berlusconi (34,5 milioni). Ma attenzione: i soldi si possono spendere «anche» per autoblu, arredi e allestimenti vari. Infatti al ministero guidato da Federica Mogherini hanno rifatto, per prima cosa, il parquet dell’ufficio di Visconti di Modrone. Quanto al semestre, non è ancora un successo internazionale, ma state tranquilli: siamo in grado di coordinare perfettamente il Mare, lo Spazio, l’Ambiente e l’Energia.

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Laura Maragnani