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ANSA / MICHELE NUCCI
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Sondaggi: ecco chi sale e chi scende

Nella settimana dell'Italicum e a un mese dalle regionali cala il Pd rincorso dal M5S

Avanza il M5s, tiene la Lega, scende il Pd. In estrema sintesi è questo lo scenario che ci consegnano i sondaggi degli ultimi giorni mentre in un clima incandescente alla Camera si vota la fiducia all'Italicum e a un mese dalle elezioni regionali considerate già da tutti un test su Matteo Renzi e il suo governo.

Secondo l'Emg di Fabrizio Masia il partito del premier sarebbe precipitato, in una settimana, di ben 7 punti decimali passando dal 35,2 al 34,5. Mentre il M5s sarebbe balzato al 22,5 (+1,4) segno che tra le due forze politiche che con l'Italicum sembrano destinate a sfidarsi al ballottaggio, la distanza è sempre più corta.

Molto meno però di quanto facciano supporre queste stime secondo l'Istituto Piepoli che dà il Pd al 37,5 e M5s al 20,5.

Più equilibrata Alessandra Ghisleri (Euromedia) che per la trasmissione Ballarò dell'altro ieri ha stimato il partito del premier al 35,5 e i il Movimento di Grillo al 21. Lega Nord tra il 14 e il 15,5; Fi tra il 10 e il 12,5; Ncd+Udc intorno al 3%.

Pd in calo, M5S avanti

Ma c'è un trend su cui tutti i sondaggisti concordano: la flessione, contenuta ma costante del Pd (tra il 34 e il 34%) e della fiducia in Renzi (per Euromedia al 37,5 in calo dello 0,5) e l'avanzata dei grillini senza Grillo (tra il 20,5 e il 22,5%).

Non può essere certo un caso se il Movimento dell'ex comico ha ricominciato a guadagnare consensi da quando alla maggiore presenza di deputati e senatori 5 stelle nelle trasmissioni televisive è corrisposta una sempre minore visibilità di Grillo e Casaleggio.

Per quanto riguarda il Pd, le fibrillazioni di questi giorni sulla legge elettorale, hanno sicuramente avuto un prezzo.

Tra una settimana, all'esito del voto finale sull'Italicum, scopriremo se il gradimento per Renzi sarà salito oppure se e quanto peserà negativamente la crisi interna ai dem che si sta consumando in queste ore con una parte della minoranza che non vota la fiducia al governo e si appresta a dire no al provvedimento al quale il premier ha legato la sua permanenza a Palazzo Chigi.

Campanello d'allarme per Salvini

La Lega Nord tiene tra il 14 e il 15% ma se per Euromedia guadagna qualcosa per Emg, che una settimana fa attribuiva al Carroccio il 16%, il calo netto di mezzo punto percentuale, rappresenta un segnale che Matteo Salvini farebbe bene a non ignorare.

Negli ultimi giorni il presenzialismo del leader leghista in tv ha sollevato più di qualche malumore. Le sue apparizioni sono sempre un toccasana per gli ascolti, ma l'impressione è che come non riesca ad andare oltre i suoi eccessi e i soliti temi (immigrazione soprattutto), Salvini non sia in grado nemmeno di portare la Lega oltre il livello massimo già raggiunto – che comunque resta il più alto mai ottenuto a livello nazionale dalla fondazione ad oggi - nel gradimento popolare.

Berlusconi oltre Forza Italia

Forza Italia appare stabile intorno al 12%. Sembra quasi che il calo costante registrato da diversi mesi a questa parte si sia arrestato. O perché sotto quel livello fisiologicamente non può scendere oltre, o perché l'elettorato fedele a Silvio Berlusconi ha deciso di non prendere altre strade in attesa che il Cavaliere cali l'ultimo asso.

Non è casuale che negli ultimi giorni egli abbia deciso di rimanere lontano da Roma e dalle beghe del suo partito. Sapendo già come andranno a finire le regionali, Berlusconi preferisce infatti non mettere più di tanto la faccia su questa fase politica. Aspetta il 31 maggio per cambiare tutto, svecchiare, alleggerire, rottamare un partito che negli ultimi mesi ha smesso di assomigliargli.

Regionali

A proposito di regionali, a un mese esatto dal voto, il Pd è quasi certo di aggiudicarsi la vittoria in almeno 4 regioni su 7. In Toscana Enrico Rossi è davanti al candidato grillino di 20-30 punti. Anche in Puglia l'ex sindaco dem di Bari Michele Emiliano è avanti di 10 lunghezze. Nelle Marche Luca Ceriscioli (centrosinistra) supera l'ex presidente Pd Spacca (adesso sostenuto dal centrodestra) e in Umbria Katiuscia Marini (Pd) tornerebbe governatrice.

Più incerto lo scenario in Liguria e Campania. In Liguria i candidati in gioco sono 4 (Paita, Toti, Pastorino e Salvatore), ma la sfida è tutta tra la renziana vincitrice delle contestatissime primarie Pd e il consigliere politico di Silvio Berlusconi entrambi intorno al 30%. In Campania è testa a testa tra l'ex sindaco di Salerno Vincenzo De Luca (Pd) e il governatore uscente Stefano Caldoro (Fi).

Vittoria quasi certa per Luca Zaia in Veneto. La candidata dem Alessandra Moretti ha sì recuperato in parte lo svantaggio iniziale, ma non abbastanza da impensierire davvero il governatore uscente leghista.

Chi invece ha sicuramente già vinto è il partito dell'astensione: ad oggi 45 cittadini su 100 hanno detto che non hanno nessun intenzione di presentarsi alle urne.

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Claudia Daconto