Patto del Nazareno: ora Berlusconi con Renzi è più forte
ANSA/ANGELO CARCONI
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Patto del Nazareno: ora Berlusconi con Renzi è più forte

Tolto il macigno più grosso la strada delle riforme è in discesa, ma adesso è anche il leader Pd che dovrà stare ai patti. Il Cav: "La via delle riforme non cambia" -  L'eredità del pornoprocesso - Perché non fu concussione

Era arrivato a porre la fiducia sulla sua persona. A sbattere i pugni sul tavolo imponendo sulle riforme ai suoi: “Qui si fa come dico io”. Esasperato, era stato costretto a usare anche un linguaggio a lui inusuale. E Silvio Berlusconi lo aveva fatto pochi giorni fa, quando nessuno a cominciare da lui stesso avrebbe mai e poi mai immaginato il verdetto di assoluzione dal fango gettatogli addosso dal processo Ruby, quel processo che evidentemente mai avrebbe dovuto iniziare. Nessuno se l’aspettava la sentenza storica di Milano che manda  a carte quarantotto «per la prima volta in Italia un teorema», commenta con Panorama.it il deputato di Forza Italia Elio Massimo Palmizio, ex uomo Publitalia, vicinissimo da sempre al Cav. Un deputato dal basso profilo, ma l’unico che è andato finora a trovare in cella Marcello Dell’Utri.

 Che sarebbe finita così martedì pomeriggio, quando per la prima volta ha dovuto sbattere i pugni sul tavolo con i parlamentari dissidenti, confermando che lui avrebbe tenuto fede «perché sono uomo di parola» al patto del Nazareno sulle riforme, Berlusconi non poteva saperlo. Lo ha fatto evidentemente con il cuore in gola e  con quello scatto di lungimiranza che solo un vero leader può tirar fuori nei momenti peggiori. Quando la scommessa diventa una roulette russa.  Il patto del Nazareno, che avrebbe resistito anche in caso di condanna, come l’ex premier fino all’ultimo ha confermato, va, Matteo Renzi sarà certamente più sereno, ma ora Berlusconi è più forte. Nei confronti del premier e nel suo partito dove ora, come nota la vicecapogruppo al Senato, Paola Pelino: «Saremo accanto al nostro leader più sereni e compatti».

 La storica sentenza di assoluzione è una sorta di polizza sulla sua settima vita in politica. Certamente la «rinascita» del Cav ora, al di là di come finirà nel dettaglio la maratona sulla riforma del Senato, rende più debole l’ala dissidente di Forza Italia ma anche quella del Pd. E sarà un deterrente per snaturamenti dell’Italicum agognati dal Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, dai dissidenti pd e dai Cinquestelle che quella legge - in base alla quale Forza Italia resta il perno della seconda coalizione- vorrebbero proprio ribaltarla. Da Berlusconi resta il no alle preferenze, sulle quali Renzi invece sta facendo l’occhiolino da tempo a Beppe Grillo.  L’unica mediazione che potrebbe accettare il Cav sarebbe la seguente: una legge in base alla quale a prendere il seggio è il capolista del partito, poi i secondi e i terzi scattano in base alle preferenze raccolte. La nave delle riforme va.  Renzi può essere felice. Ma forse, come osserva qualche maligno in Transatlantico, «a lui avrebbe fatto più comodo un Berlusconi ancora un po’, ma solo poco poco sulla graticola». Commenti maliziosi a parte,  mentre tutto lo stato maggiore azzurro esultava, il Pd è rimasto in silenzio per alcune ore. Ci sono varie gradazioni di esultanza dentro Fi: Renato Brunetta chiede la grazia per Berlusconi e una commissione d’inchiesta sul «complotto del 2011» e altri affondano il colpo sugli errori della magistratura, mentre molti si limitano per ora a dire: «Giustizia è fatta». C’è però ora da aspettarsi che Berlusconi non verrà meno alla linea soft,  istituzionale rivelatasi vincente. Ora che, nonostante i servizi sociali per la condanna Mediaset, sarà più forte anche per imporre a Renzi la riforma della Giustizia.

A conferma che Berlusconi non defletterà dalla sua linea sono le sue stesse parole dove invia il suo pensiero «di rispetto alla Magistratura, che ha dato oggi una conferma di quello che ho sempre asserito: ovvero che la grande maggioranza dei magistrati italiani fa il proprio lavoro silenziosamente, con equilibrio e rigore ammirevoli. Da oggi possiamo andare avanti con più serenità. Il percorso di Forza Italia non cambia».

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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