Sciopero sì, ma "intelligente"
ANSA/GIORGIO BENVENUTI
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Sciopero sì, ma "intelligente"

Proposta di legge di iniziativa popolare per compensare i cittadini e penalizzare le aziende sovvenzionate dal pubblico

Sciopero! Ma con una compensazione per i cittadini che ne subiscono i danni e senza vantaggi indebiti per le aziende sovvenzionate dal pubblico che ne sono, direttamente o indirettamente, responsabili. È quel che prevede la proposta di legge di iniziativa popolare presentata alla Camera (80.493 firme) dalla Cisl Trasporti per modificare la norma sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali (la famosa legge 146 del 1990). L’intervento è applicabile a tutte le aziende sovvenzionate dallo Stato, ma si capisce che è pensato anzitutto per quelle dei trasporti, dove oggi se i lavoratori scioperano il danno è solo per l’utente che resta privo del servizio, mentre le aziende ci guadagnano alla grande per via del risparmio ottenuto sia sulle spese di esercizio che sulla paga degli scioperanti, continuando al tempo stesso a incassare quel che lo Stato versa loro ogni giorno come se niente fosse. Se poi si considera che tutte lavorano in condizioni di monopolio, non c’è neppure il rischio di una disaffezione del cliente.

Se passasse la proposta di legge appena presentata tutto questo meccanismo sarebbe rivoluzionato. Lo "sciopero intelligente" (così definito dai promotori della campagna) prevede infatti che gli utenti abbiano diritto a due diverse forme di compensazione a seconda della rispettiva categoria di appartenenza: il rimborso della giornata perduta per i titolari di un abbonamento e l’uso gratuito dei mezzi pubblici nelle fasce di garanzia stabilite per legge (in cui il servizio è garantito anche ora) per tutti gli altri. E questa sarebbe già una discreta penalizzazione per le aziende i cui dipendenti scendono in sciopero. Ma ce n'è anche un’altra: la rinuncia a incassare la quota della sovvenzione annua statale corrispondente alla giornata di sciopero, che dovrebbe invece essere versata a un fondo per il sostegno alle crisi aziendali. Perché se non c’è servizio non dovrebbe esserci neppure pagamento da parte del sistema pubblico.

“La palla passa ora al Parlamento” ha detto il segretario della Fit Cisl Giovanni Luciano “dove auspichiamo di trovare gruppi che ci aiutino a riequilibrare gli oneri degli scioperi per rinnovo contrattuale e ridurre con ciò il loro numero”. La scommessa, insomma, è che quando lo sciopero sarà oneroso anche per le aziende (e indirettamente per i loro manager) oltre che per i cittadini e per i lavoratori, si faranno meno scioperi e più accordi sindacali. Con vantaggi per tutti.

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Stefano Caviglia