Riforme, perché si è dimesso il relatore di Forza Italia
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Riforme, perché si è dimesso il relatore di Forza Italia

L'uscita dal patto del Nazareno è stata ribadita dalla decisione di Francesco Paolo Sisto di rinunciare al suo ruolo

Forza Italia drammatizza l'uscita dal Patto del nazareno, con le dimissioni di Francesco Paolo Sisto da relatore alle riforme costituzionali, ruolo che aveva ricoperto assieme al Pd Emanuele Fiano. Gi azzurri hanno decisamente assunto un profilo indipendente dalla maggioranza, senza però fare fronte comune con la Lega, la quale, anzi, ha bocciato assieme al Pd una sessantina di emendamenti presentati dal capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta.

La maggioranza ha imposto una accelerazione sulle riforme costituzionali, con cinque giorni, fino a venerdì, di sedute fiume fino a tarda notte, senza escludere una ulteriore coda sabato mattina. L'obiettivo del tour de force, ha spiegato il ministro Maria Elena Boschi, è di concludere la lettura del testo alla Camera entro la fine della settimana. A inizio seduta ecco l'annuncio di Francesco Paolo Sisto: il relatore di Fi lascia l'incarico. Da giurista Sisto esprime "rammarico" per non poter concludere il lavoro, ma in quanto politico rivendica la scelta per ragioni di "coerenza". Subito Renato Brunetta chiarisce che gli azzurri faranno "di tutto" per rallentare il cammino del ddl Boschi, che, invece, replica Roberto Speranza (Pd), "deve andare avanti, perché gli italiani attendono queste riforme".

La linea del governo è sempre la stessa, spiega il sottosegretario Luca Lotti: "dispiacere" per il fatto che Fi si tiri indietro, ma nessun cedimento a "veti". Quindi avanti tutta, nonostante gli altri gruppi di opposizione (M5s, Sel, Lega) abbiano chiesto un ritorno del testo in Commissione dopo le dimissioni di Sisto. In realtà essendoci già un altro relatore, Emanuele Fiano del Pd, i lavori hanno potuto proseguire normalmente. Anzi l'aula ha votato oltre un centinaio di emendamenti, con Fi che si è espressa a corrente alterna, cosa che ha provocato il sarcasmo di alcuni esponenti del Pd: "hanno votato in tre modi diversi: poche idee ma confuse", ha ironizzato Roberto Giachetti.

In realtà lo stesso Brunetta ha spiegato che Fi voterà in "modo responsabile e selettivo", valutando caso per caso il merito degli emendamenti. Non sarà dunque un ostruzionismo selvaggio, né, ha sottolineato Sisto, "un opposizione cieca". Tuttavia ad un emendamento del relatore Fiano sulle competenze dello Stato sulle politiche sociali, Brunetta ha presentato 67 sub-emendamenti che portavano sotto le ali dello Stato altre competenze. Al momento di votarli la Lega si è schierata sempre con il Pd, respingendoli uno per uno, mentre Fi faceva asse con Sel e M5s. Alla fine l'Aula ha approvato l'emendamento Fiano che attribuisce allo Stato le competenze sulle "disposizioni generali e comuni sulle politiche sociali" che si affiancano a quelle sulla salute: questa volta Fi e Lega si sono ritrovate a votare insieme nel "no".

Nella lunga maratona d'aula l'unico momento di tensione lo hanno provocato i deputati di Sel, che avevano esaurito i tempi loro spettanti in base al contingentamento dei tempi (assieme a M5s). Il capogruppo Renato Scotto ha alzato la voce per protesta, e dai banchi di Sel sono volati i grossi fascicoli con gli emendamenti: il più preciso è stato Adriano Zaccagnini che ha quasi raggiunto i banchi del governo. Zaccagnini è finito espulso da parte delle vicepresidente Marina Sereni. Sel ora minaccia l'Aventino. Il presidente del gruppo Misto Pino Pisicchio, per raffreddare gli animi, ha proposto di fissare subito il giorno del voto finale e di dare ulteriore tempo a chi lo ha esaurito. (Ansa)

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