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ANSA/ ANGELO CARCONI
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Renzi e il timore di sbagliare il rigore come Pellé

Il premier è ben preoccupato di aver alzato troppo la palla sul referendum costituzionale. Davanti a sé, più che mai, le dimissioni

In questo periodo storico occorre grande agilità e un'ottima forma fisica.

State pensando alla prova costume, lo so, ma non è a questo che mi riferisco. Che ci voglia un fisico bestiale lo suggeriscono alcuni eventi di questa settimana.

In tema di prestazioni sportive il giovane Graziano Pellè, numero 9 della nostra nazionale ormai esclusa da Euro 2016, ha tirato un rigore da dimenticare dopo aver mimato con arroganza al portiere tedesco Manuel Neuer il gesto dello scavetto. Spavalderia, quella del centravanti italiano, pagata subito col tiro non certo memorabile alla destra del portiere, ma anche dopo subendo lo sberleffo di tutta l'Italia, indignata dalla poca concentrazione del ragazzo.

Non bastando questo, siccome queste situazioni si sa, da un fiocco di neve diventano una slavina, ecco per lui anche la fidanzata Vicky Varga in versione Cassandra che, inquadrata sugli spalti, dopo aver visto il suo amato scagliare la palla fuori dalla porta nemica, ha scandito un rassegnato "lo sapevo".

Preso d'assalto da tutti Pellè, poche ore dopo la partita, ha chiesto perdono dicendo "non volevo fare lo sbruffone, chiedo scusa agli italiani". Caro il nostro Pellè, hai sbagliato, ma non sentirti solo.

Ultimamente soffre di nuova solitudine anche il nostro Primo Ministro Matteo Renzi, davvero preoccupato di aver alzato troppo non la palla del rigore ma l'asticella della sfida col referendum sulla riforma costituzionale previsto per il prossimo autunno.

Dopo la pesante sconfitta del Partito Democratico - ma anche e soprattutto sua - alle scorse amministrative, ora Renzi è preoccupato di avere di fronte a sé il destino dell'inglese David Cameron. Dopo l'esito del voto sulla Brexit, infatti, il Premier comincia a comprendere con angoscia che chi tra i leader europei di referendum ferisce, di referendum perisce.

In ansia per aver posto sul proprio stesso capo la taglia del voto sul Senato ora Renzi, che di spavalderia, azzardo e arroganza ha fatto una bandiera, fatica a capire che la sua epica narrazione deve cambiare tono, che il tempo della spacconeria finisce per tutti, che l'arrogante, come Pellè, piace solo quando vince, quando non tira fuori dalla porta, quando non perde città cruciali e periferie arrabbiate.

E infatti non è di buon umore, dicono, Matteo Renzi, soprattutto perché niente manda fuori di testa chi è abituato a vincere con tutti i mezzi, come il tradimento di chi un tempo lo osannava.

E così, nel corso dell' ultima Direzione del PD, ha dedicato a quelli che stanno già cercando rifugio sotto un altro ombrello un passaggio del suo intervento. Senza mezzi termini ha suggerito a chi pensa di tradirlo di allenarsi per bene, di diventare campione di salti politici da olio Cuore, perché ne serviranno di gambe a chi prova a tornare. "Non c'è niente di più bello dello spettacolo dei renziani last minute che scendono dal carro. Troveranno occupato quando proveranno a risalire", ha minacciato.

E in questi giorni fa una certa fatica anche la neo sindaca di Roma Virginia Raggi, arrivata con un bel salto con l'asta del M5S direttamente dentro il Campidoglio. Grande rincorsa, ma ora per fare una Giunta sembra servano più forze del previsto, necessarie per sopravvivere ad un inizio travagliato, per resistere agli insulti di chi la definisce bambolina imbambolata ma anche alle pressioni di chi, di fronte alle sue velleità di decidere gli assessori in autonomia chiosa "io t'ho creato e io te distruggo".

E uno potrebbe pensare che queste siano solo piccole questioni italiche, in fondo di facile risoluzione.

Sbagliato. Pellè, a sue spese, ha imparato che a fare gli spiritosi con il portiere tedesco non si va lontano. Gli altri invece dovrebbero sapere già che in politica il rigore rischia di pararlo la temibile signora Merkel, che si sa, non ne ha mai fatta passare una.

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Nathania Zevi