Renzi al Pd: "Ho i numeri ma dialoghiamo"
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Renzi al Pd: "Ho i numeri ma dialoghiamo"

Alla direzione del partito il segretario concede 15 giorni per discutere su scuola e riforme. Ma chiarisce: serve un "codice di condotta interno"

Un "codice di condotta interno". Questa la proposta avanzata in direzione da Matteo Renzi per dirimere le tensioni fra maggioranza e minoranza all'interno del Partito democratico. "Lo Statuto del Pd dice che c'è liberà del singolo, ma non vuol dire che qualcuno si organizza come vuole, sostenendo che sono questioni di coscienza", ha quindi precisato il premier che alla minoranza dem ha riservato qualche stoccata ma nulla di più. "Quando - ha detto Renzi, replicando a Roberto Speranza dell'ala dem di Area riformista - c'è una questione di fiducia e voti contro, non accetto che gli stessi poi mi facciano la ramanzina sull'unità del partito".

Sul piatto della bilancia, questa sera, in direzione Pd c'erano proprio la scuola e le riforme, da un lato, e il rispetto dello Statuto del partito, dall'altro. E mentre fuori dalla sede del Pd pochi insegnanti inscenavano una protesta con cori che scandivano gli slogan "Vergogna" ed "Elezioni", nell'interno del partito Renzi concedeva un'apertura sulla riforma scolastica di fatto intraducibile nella pratica. "Vogliamo prendere altri 15-20 giorni - ha detto ai suoi - ce li prendiamo, ma allora facciamo un'assemblea sulla scuola in ogni circolo Pd". Salvo poi precisare che sull'approvazione del testo in Senato, la maggioranza non ha problemi di numeri ma di confronto interno al partito. "La riforma della scuola - ha precisato il premier - così come si approva anche domattina, anche spaccando tutto, ma è importante discutere nel Pd. Ciò che importa non è la discussione sui numeri ma sul merito". Discorso analogo per le altre riforme. "Sulla riforma costituzionale non è un problema dei numeri, se vogliamo fare forzature, i numeri ci sono, ma il problema è la discussione".

Renzi ha quindi analizzato il voto delle elezioni regionali, sottolineando come assicurarsi 17 Regioni su 20 significhi vincere ("difficile spiegare che abbiamo perso le Regionali, anche ai colleghi di altri Paesi"). Anche se il voto ha fatto suonare "diversi campanelli di allarme" che vanno però analizzati nel merito "stoppando la discussione sulla ragioneria dei voti" e facendo £un ragionamento politico". Secondo il premier alle Regionali il messaggio di speranza del Pd non è passato perché "obnubilato dalle polemiche interne".

Il segretario-premier ha infine guardato fuori dal Pd, ponendo Salvini, Berlusconi e Grillo sullo stesso piano del "no" alle riforme. Un messaggio chiaramente rivolto alla minoranza interna, cui ha anche ricordato come il Pd sia uno dei pochi partiti di sinistra a vincere in Europa. Quindi la stoccata alla sinistra più a sinistra del Partito democratico: "Landini, Piperno, Scalzone... auguri. Io la chiamo Coalizione asociale, guardando certe facce. È quello il futuro? Di certo non è il mio futuro e spero che non sia nemmeno il vostro futuro". "Quella coalizione sociale lì - ha aggiunto il segretario del Pd - è destinata a essere sconfitta non solo nei numeri ma anche nella logica. È la sinistra della coalizione 'asociale'".

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