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ANSA/ANGELO CARCONI
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Referendum, vittoria "No": l'analisi del voto in Regioni e grandi città

Meno votanti al Sud, che traina però il fronte contrario alla riforma Boschi-Renzi. Milano in controtendenza: vince il "Sì"

Se 59,1% è il numero fatidico, quello che ha portato alla netta vittoria del "No" e alla caduta del governo di Matteo Renzi, ci sono altre percentuali contenute al suo interno che fotografano il voto referendario. Eccone alcune...

Il boom di votanti (ma non dall'estero)
Come subito segnalato da politici e altri addetti ai lavori, il 68,44% d'affluenza è stato il segnale di una forte partecipazione civile: quasi 7 italiani su dieci, che fosse per rispondere davvero al quesito referendario sulla Costituzione o per lanciare un segnale politico, hanno deciso di uscire di casa e andare al seggio. Assai meno, invece, sono stati quelli che usciti dal Paese hanno inviato il loro voto in busta chiusa: perché a dispetto su tutte le polemiche e le enfatizzazioni sul voto degli italiani all'estero (tra i quali è prevalso il "Sì" con il 64,7%), va registrato che alla fine ha votato il 30,89%. Cifra sicuramente alta rispetto alla precedente consultazione sulle trivelle, ma comunque sempre nella dimensione di un'ampia minoranza rispetto agli aventi diritto.

A livello regionale, l'affluenza più alta è stata fatta registrare dal Veneto (76,67%), con tutte le regioni del Nord che hanno fatto registrare più del 70% di votanti, a eccezione della Liguria (69,73%). Determinante per la vittoria del "No" (vedi sotto), il Sud ha invece visto un'alta defezione, con la Calabria fanalino di coda (54,44% alle urne) e la Campania poco più sopra (58,87%).

Il voto nelle Regioni
Trentino Alto-Adige (53,87%), Toscana (52,51%) ed Emilia-Romagna (50,39%): queste le sole tre Regioni su venti totali che hanno visto la vittoria del "Sì". Ma nelle altre il successo del "No" non è stato così omogeneo, nel senso che il successo del fronte opposto a Renzi ha visto forte oscillazioni da una regione all'altra in termini di preferenze.

A saltare subito all'occhio subito dopo il vero e proprio plebiscito sulle isole, con il 72,22% di "No" in Sardegna e il 71,58% in Sicilia, è il fatto che è stato il Sud a determinare la larghezza del successo che ha archiviato la riforma Boschi-Renzi e mandato ko il governo: Campania (68,52%), Puglia (67,16%), Calabria (67,02%), Basilicata (65,89%) sono infatti nell'ordine le altre regioni in cui il "No" ha riscosso più voti, mentre ad esempio in Veneto (considerato da sempre una roccaforte del centro-destra e delle voglie di autonomia della Lega) la vittoria è stata altrettanto netta (61,94%) ma inferiore di diversi punti percentuali.

E' invece risultata la "rossa" (ma a quanto pare meno renziana) Umbria la regione in cui il "No" ha raccolto la vittoria più risicata: 51,17%, per una tendenza confermata in misura più netta nell'Italia Centrale da Marche (55,05%), Molise (60,78%) e Abruzzo (64,39%).

Quasi 7 punti percentuali separano invece le due regioni più popolate d'Italia: nel Lazio il "No" si è infatti imposto con il 61,94%, mentre in Lombardia ha avuto il 55,49%. Appena sopra il dato del Piemonte (56,47%) e della Valle d'Aosta (56,75%), mentre alle spalle del Veneto sono state Friuli-Venezia Giulia (60,97%) e Liguria (60,08%) a tirare il treno del "No" per quanto riguarda l'Italia settentrionale.

Il voto nelle grandi città
La differenza percentuale tra Lombardia e Lazio si trasforma in risultato nettamente opposto nel confronto tra Milano e Roma: se la Capitale ricalca infatti il voto regionale con il 59,42% di "No", nel capoluogo lombardo si è invece avuta la vittoria del "Sì" con il 51,13% in netta controtendenza tanto con il risultato nazionale quanto con quello regionale. Assai simili invece i dati sull'affluenza: 69,8% per Roma, 71,7% per Milano.

A favore del "Sì" anche Bologna (52,23%, con il 77,13% di votanti) e Firenze (56,29%, con il 75,85% di votanti), mentre - in piena linea con il risultato in Campania - tra le grandi città è Napoli la capofila del "No" (68,28%, ma con solo il 53,87% di votanti), che vede nella lista anche Genova (58,96%) e Torino (53,58%).

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Redazione