costituzione-italiana
ANSA/ANGELO CARCONI
News

Referendum costituzionale: 6 risposte a 6 domande

Dalla governabilità al Senato, dal Presidente della Repubblica al federalismo, il parere del costituzionalista Ferrari sulla riforma

La riforma costituzionale, su cui siamo chiamati a votare in autunno e che vede la modifica di 47 articoli della Carta si concentra principalmente su sei punti:
1-Superamento del Bicameralismo perfettamente paritario
2-Revisione del riparto delle competenze tra Stato e Regioni
3-Eliminazione delle Province dalla Costituzione e soppressione del Cnel
4-Durata e nuova composizione del Senato della Repubblica
5-Nuova elezione del Presidente della Repubblica
6-Nuova elezione dei Giudici della Corte di Cassazione.

Nelle slide che seguono, vi proponiamo 6 domande e 6 risposte a Giuseppe Franco Ferrari, ordinario di Diritto Costituzionale all'Università Bocconi di Milano per chiarire alcuni punti più complessi della riforma.

LEGGI ANCHE: La riforma costituzionale, le 10 cose da sapere
LEGGI ANCHE: Referendum costituzionale, ecco come funziona

1 - Governo: è vero che la riforma porterà a una maggiore governabilità?

La riforma costituzionale stabilisce che la Camera diventa protagonista unica del procedimento legislativo (da qui il superamento del Bicameralismo).
Ma, fatta eccezione per la fiducia al Governo, della quale viene data l’esclusività alla Camera, c’è un corposo numero di leggi dove il Senato ha voce in capitolo in maniera paritaria con la Camera (leggi di revisione della Costituzione; tutela delle minoranze linguistiche; referendum popolari; legislazione elettorale; funzioni fondamentali di Comuni e Città metropolitane; forme e termini della partecipazione dell’Italia alle norme e alle politiche dell’Unione Europea). Per quanto riguarda poi il procedimento legislativo il bicameralismo non scompare del tutto almeno dal punto di vista dei tempi. Infatti, se il nuovo Senato dovesse decidere di esaminare una legge, può anche apportare delle modifiche al testo ma la Camera mantiene comunque il privilegio di non recepirle. I tempi, tra un intoppo e un altro, possono arrivare anche a 90 giorni. Secondo il premier Renzi tutto questo consente una maggiore governabilità. È vero?

La risposta è: solo in parte. I due punti focali di questa riforma sono la fine del bicameralismo paritario e la revisione del Titolo V (spiegato più avanti). Il procedimento legislativo per certi aspetti viene reso più semplice dalla fine del bicameralismo paritario, sebbene un nutrito elenco di leggi in cui il bicameralismo viene mantenuto. Poi ci sono un numero di procedimenti, da sei a dieci, in cui il Senato può chiedere la revisione e l’integrazione. La Camera può prescindere dalle richieste oppure superare i rilievi del Senato con una maggioranza assoluta quando c’è. Quindi, le ipotesi sono in realtà complesse. Da ultimo, aggiungerei che la modernizzazione della forma di Governo rimane incompiuta dal momento che non si registrano accorgimenti anticrisi. A questa conclusione la dottrina è pervenuta praticamente all’unanimità.

2 - Senato / Cambia la composizione: che rappresentanza ci sarà?

La riforma prevede un Senato non più elettivo ma nominato dai consigli regionali e dalle province autonome di Trento e Bolzano. Non ha una durata legislativa come la Camera che è di cinque anni. La composizione passa dagli attuali 315 membri più i senatori a vita a 95 membri più 5 senatori nominati dal Presidente della Repubblica per alti meriti e che rimarranno in carica per sette anni. La durata del mandato di ogni singolo senatore coincide con quella dei consigli regionali dai quali sono stati eletti. I futuri senatori manterranno l’immunità parlamentare e avranno diritto solo al rimborso spese. Dunque, il nuovo Senato è un organo permanente a maggioranza variabile e perde la sua autorevolezza visto che il Presidente dell’assemblea non è più la seconda carica dello Stato. Un bene o un male?

Risposta: Tutte le norme, dall’articolo 48 in poi, sono state modificate. Soltanto i Deputati rappresenteranno la Nazione, mentre i futuri Senatori rappresenteranno esclusivamente l’autonomia territoriale senza vincolo di mandato. Come a dire che un Presidente della Regione o un Sindaco sono espressione delle autonomie ma non per questo dovranno attenersi alle indicazioni del loro territorio.
Questa è una difficoltà, in quanto la rappresentanza può cambiare.

3 - Senato: perchè non eliminarlo del tutto?

Risposta: Qui parliamo di supremi concetti di architettura costituzionale. Gli stessi costituenti non seppero bene come differenziare le due Camere. Tanto che nella prima legge del Senato, votata tra il febbraio e il marzo del 1948, si sforzarono di dare attuazione al principio dell’art.57 per cui il Senato è eletto a base regionale. Siamo sempre stati un po’ ambigui sul tema del bicameralismo o del monocameralismo. Certo tagliare i deputati a 400 e i senatori a 200 avrebbe mantenuto il bicameralismo e l’effetto navetta delle leggi che, peraltro, non scompare del tutto nemmeno qui.

4 - Il Presidente della Repubblica dovrà dimettersi?

L’elezione del Capo dello Stato cambia. Fino a oggi i Grandi Elettori sono 1003: 630 Deputati, 315 Senatori, 58 rappresentanti delle Regioni. A questi si aggiungono i Senatori a vita. Nelle prime tre votazioni serve la maggioranza dei due terzi dei componenti l’Assemblea; dalla quarta votazione è necessaria la maggioranza assoluta.
Con la riforma i Grandi Elettori diventerebbero 730: 630 Deputati, 95 Senatori, 5 Senatori nominati. Nelle prime tre votazioni rimane la maggioranza dei due terzi dei componenti l’Assemblea; dal quarto al sesto scrutinio servirà la maggioranza di tre quinti dell’Assemblea; dal settimo scrutinio servirà la maggioranza di tre quinti dei votanti. Visto che cambia la modalità di elezione per il Quirinale, il Capo dello Stato Mattarella è tenuto a dimettersi?

Risposta: Non credo che vi sia un obbligo di dimissioni per il fatto che sia stato eletto con una procedura diversa. È stato eletto legittimamente con la procedura vigente. Se cambia la procedura non significa che venga delegittimato ex post. Significa che il prossimo verrà eletto con le modalità nuove.

5 - Come giudicare le novità per la Corte di Cassazione?

I cinque giudici della Corte di Cassazione di nomina Parlamentare attualmente sono eletti da Camera e Senato in seduta comune; con la riforma costituzionale saranno eletti 3 dalla Camera e 2 dal Senato composto dai rappresentanti delle Regioni in sedute separate. Come giudica questo cambiamento?

Risposta: Come tutti i costituzionalisti, o della gran parte dei costituzionalisti, sono affezionato alla Corte così com’era. Il rischio è che i due eletti dal Senato arrivino più targati in chiave autonomistica alterando un po’ la composizione della rappresentanza della Corte. La vecchia formula era sicuramente un equilibrio più consolidato, ma forse gli autori della riforma hanno puntato su una sensibilità regionalistica più affinata.

6 - Modifiche al Titolo V: è un fallimento del federalismo?

Il Titolo V della Costituzione era già stato modificato nel 2001 dai governi di centrosinistra D’Alema e Amato con una riforma che conferiva una serie di competenze agli Enti locali nella speranza di avviare il Paese verso un futuro federalista. Con questa controriforma, si fa un passo indietro e molte di quelle competenze torneranno esclusività dello Stato, depauperando di fatto Regioni, Comuni e Città metropolitane. Rimane, poi, un numero di competenze delle quali attualmente non si conosce la responsabilità. Inoltre vengono cancellate le Province e il Cnel dalla Carta costituzinale. È un fallimento del federalismo?

Risposta: A onor del vero, in Italia il federalismo non c’è mai stato. Le maggiori modifiche riguardano la cosiddetta legislazione concorrente dove allo Stato spetta la determinazione dei principi e alle Regioni la loro attuazione. Chi ne risentirà di più sarà il cosiddetto federalismo fiscale con la centralizzazione della spesa sempre più stretta e un ossequio ai vincoli europei per la nostra pessima gestione dei fondi. In termini di spesa corrente, dubito che assisteremo a grandi risparmi legati al personale, almeno nel breve termine. Anche perché il personale provinciale non potrà essere licenziato ma trasferito allo Stato, alle Regioni o ai Comuni. Per quanto riguarda il resto auguriamoci che si faccia in fretta a stabilire chi si occuperà della gestione delle strade o delle scuole e le Regioni dovranno essere celeri e stabilire chi debba subentrare nelle funzioni con legge.

I più letti

avatar-icon

Sabino Labia

Laureato in Lettere all'Università "Aldo Moro" di Bari, specializzazione in "Storia del '900 europeo". Ho scritto tre libri. Con "Tumulti in Aula. Il Presidente sospende la seduta" ho raccontato la storia politica italiana attraverso le risse di Camera e Senato; con "Onorevoli. Le origini della Casta" ho dato una genesi ai privilegi dei politici. Da ultimo è arrivato "La scelta del Presidente. Cronache e retroscena dell'elezione del Capo dello Stato da De Nicola a Napolitano" un'indagine sugli intrighi dietro ogni elezione presidenziale

Read More