Astensione al Referendum: un invito inopportuno?
ANSA/GIUSEPPE LAMI
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Astensione al Referendum: un invito inopportuno?

Renzi e Napolitano schierati a favore del non voto, sollevano un tema che si è già proposto altre volte nella storia del nostro Paese

"Il referendum sulle trivelle è un'iniziativa pretestuosa, è legittimo astenersi. Lo prevede la Costituzione". Queste le parole dell’ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

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Partiamo dal principio. Ogni qualvolta ci si è imbattuti in una consultazione referendaria, il dibattito non si è mai esercitato sul contenuto del quesito che avrebbe contribuito ad elevare la discussione della materia in oggetto, tutt’altro. In Italia, fatto salvo il referendum Monarchia/Repubblica, che a breve compirà 70 anni, il referendum sul nucleare e quello sul finanziamento pubblico ai partiti, tutte le altre volte il quorum è stato visto come un miraggio da chi lo proponeva, e come un ostacolo per chi lo osteggiava.

L'invito di Bettino Craxi

Come non ricordare, ormai lo si può leggere nei libri di storia, il mitico invito del leader socialista Bettino Craxi che nel giugno del 1991 suggerì agli italiani "andate al mare". 27 milioni di italiani, in costume e prima di recarsi in spiaggia, si presentarono puntuali alle urne e buttarono a mare l’invito all’astensione. Quella vicenda rappresentò l’inizio della fine dello stesso Craxi e di tutta la cosiddetta Prima Repubblica.

Il valzer dell'astensione

Torniamo ai giorni nostri. A cominciare il valzer dell’astensione è stato il Presidente del Consiglio Matteo Renzi “ci sia l'onestà intellettuale di riconoscere che la posizione dell'astensione a un referendum che ha il quorum, è una posizione sacrosante e legittima. Non riconoscerlo è sbagliato e profondamente ingiusto” per poi chiudere “è un referendum bufala”. Ora, tralasciando la questione sulle ragioni del sì e del no sulle concessioni per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi di cui nessuno ha avuto la capacità di trasmettere in maniera chiara agli italiani, sostenere che l’astensione alle urne è legittimo, rappresenta quanto di più inopportuno si possa ipotizzare in uno Stato democratico anche perché il bello della Democrazia è proprio quello di poter scegliere tra un sì e un no.

Detto ciò, torniamo alle dichiarazioni di Napolitano e Renzi. L’ex Presidente della Repubblica ha sostenuto che la Costituzione prevede l’astensione e il Presidente del Consiglio ha aggiunto l’astensione è sacrosanta e legittima.

L’articolo 75 della Costituzione recita “Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati. La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi”. Stop.

I precedenti

C’è un precedente che risale al maggio del 1985. Il quesito riguardava la scala mobile e Marco Pannella invitò gli italiani al boicottaggio. La Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione sentenziò che era vietato indurre gli elettori ad astenersi dal referendum in quanto, anche per le consultazioni popolari poteva essere applicato l’articolo 98 del testo unico del 1957 riguardante l’elezione della Camera dei Deputati. Il pubblico ufficiale, l'incaricato di un pubblico servizio, l'esercente di un servizio di pubblica necessità, il ministro di qualsiasi culto, chiunque investito di un pubblico potere o funzione civile o militare, abusando delle proprie attribuzioni e nell'esercizio di esse, si adopera a costringere gli elettori a firmare una dichiarazione di presentazione di candidati od a vincolare i suffragi degli elettori a favore od in pregiudizio di determinate liste o di determinati candidati o ad indurli all'astensione, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da lire 600.000 a lire 4.000.000. Il Testo Unico era stato confermato dalla legge 352 del 1970. Per la cronaca il referendum raggiunse il quorum.

Un altro precedente risale al 2000 in occasione della celebrazione di sette quesiti referendari. Il Costituzionalista Augusto Barbera, componente del Comitato per il Maggioritario, il 12 maggio inviò dalle pagine del La Stampa una lettera al Presidente della Repubblica di allora, Carlo Azeglio Ciampi, invitandolo alla difesa della Costituzione, spiegando in maniera chiara l’articolo 75 e riprendendo l’articolo 48 della tanto bistrattata Carta “il voto è un dovere civico”.

Ad oggi, aprile 2016 celebrazione del Referendum sulle Trivelle, il Testo Unico e la legge 352/70 sembrano essere ancora in vigore, alla stregua della tanto amata/odiata Costituzione che in nessun articolo invita all’astensione. Certo, non ci sono stati ulteriori pareri di eminenti costituzionalisti a dimostrare se sia più o meno legittimo, per un personaggio politico di rilievo, invitare gli elettori ad astenersi dal voto.

Si tratta solo una questione di inopportunità.

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Sabino Labia

Laureato in Lettere all'Università "Aldo Moro" di Bari, specializzazione in "Storia del '900 europeo". Ho scritto tre libri. Con "Tumulti in Aula. Il Presidente sospende la seduta" ho raccontato la storia politica italiana attraverso le risse di Camera e Senato; con "Onorevoli. Le origini della Casta" ho dato una genesi ai privilegi dei politici. Da ultimo è arrivato "La scelta del Presidente. Cronache e retroscena dell'elezione del Capo dello Stato da De Nicola a Napolitano" un'indagine sugli intrighi dietro ogni elezione presidenziale

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