Lettera aperta al nuovo presidente della Repubblica
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Lettera aperta al nuovo presidente della Repubblica

Ecco cosa dovrebbe fare e cosa invece dovrebbe evitare il prossimo capo dello Stato

Caro (prossimo) Presidente della Repubblica,


donna, uomo, tecnico, parlamentare, imprenditore, politico o attore che lei sia, mi piacerebbe anzitutto che non assomigliasse a un paio di ultimi capi di Stato.

E non perché fossero personalmente disdicevoli, ma perché dietro l’apparenza del ruolo "super partes", dietro la supposta ferrea difesa della Costituzione e delle prerogative quirinalizie, hanno accettato di sacrificarsi per “salvare” l’Italia, esercitando di fatto super poteri che travalicavano gli argini dell’alta garanzia e rappresentanza: si sono trasformati in monarchi neanche ereditari, ma emanati e incoronati dal Palazzo. Garanti di se stessi, prima di tutto.

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Non sia un "salvatore della patria"
Insomma, il primo modello che vorrei, mi piacerebbe, spererei che lei non volesse neppure prendere in considerazione per il suo settennato, è quello del “salvatore della Patria”. Abbiamo già avuto molti padri, figli e anche nipoti della Patria, e qualche sedicente “salvatore”. Qualcuno perfino in esercizio. Né Salvatore, né (per dirla con un sinonimo) Supplente. Ecco, non vorrei che lei “supplisse” alla politica, tanto meno alla democrazia o, peggio, alla volontà popolare, quasi che il ricorso al voto anticipato fosse un tabù impercorribile e la stabilità si potesse garantire a oltranza con la scelta a discrezione nel mazzo di assi (fasulli). Tecnici o politici.

Neppure un "interprete dei sentimenti degli italiani"
Non salvatore, non supplente. Ma neanche “interprete”. Abbiamo avuto troppi “interpreti” dei sentimenti degli italiani, variamente decrittati a seconda degli interessi del momento. Men che mai mi piacerebbe un “alto interprete”. L’altezza, il prestigio, in questi anni son serviti a giustificare la distanza da ciò che è “basso”.
Cioè da noi.
E soprattutto da quelli tra noi che non si sentono rappresentati da partiti, sindacati, associazioni di mutuo soccorso. Noi che abbiamo la presunzione di non appartenere a categorie e ci consideriamo individui che vorrebbero vivere in un paese normale. E magari dimenticarci della politica dopo le elezioni, lasciando che governi chi è stato scelto dalla maggioranza del paese e non qualche “nominato” da lei (magari dopo una sbrigativa, improbabile nomina preventiva a senatore a vita).

L'indirizzo politico scelto dal presidente del consiglio (eletto)
Vede, ho pochi desideri, ma chiari. Mi piacerebbe per esempio che nella politica estera lei lasciasse che fosse il presidente del Consiglio scelto dal popolo a fornire l’indirizzo politico.
Che le guerre (ricordo l’infausta guerra alla Libia) restassero appannaggio sostanziale e non solo formale di Palazzo Chigi e del Parlamento. Anche perché altre saranno le guerre che dovremo combattere, in tempi di Califfato come quelli che stiamo vivendo. E ci sarà bisogno della sua forte spina dorsale, non delle sue sinuose manovre di corte.

Libero dai vincoli della storia
Mi piacerebbe che lei fosse un uomo, una donna, non troppo anziano/a, con una trasparente e impeccabile storia personale e una “costituzionale” mancanza di arroganza da un lato, di ipocrisia dall’altro. Rispettoso delle regole, libero dai vincoli della Storia, del passato. Non ideologico.

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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