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WEF: Italia come Burundi per la giustizia civile

L’Italia ai livelli del Burundi. Ad attestarlo è il World Economic Forum che nella classifica internazionale della competitività di 144 Paesi colloca l’Italia al 139° posto per l’efficienza del sistema giudiziario nella risoluzione delle controversie commerciali. La giustizia civile si …Leggi tutto

L’Italia ai livelli del Burundi. Ad attestarlo è il World Economic Forum che nella classifica internazionale della competitività di 144 Paesi colloca l’Italia al 139° posto per l’efficienza del sistema giudiziario nella risoluzione delle controversie commerciali. La giustizia civile si conferma dunque come il tallone d’Achille con gravi conseguenze sull’attrattività del sistema Paese per gli investitori nazionali e internazionali. Il Burundi, per intenderci, guadagna il 134° posto per il medesimo parametro, così come fanno meglio dell’Italia Bangladesh, Botswana, Giamaica, Senegal, Gambia. Insomma tutti, tranne Repubblica slovacca, Ucraina, Yemen, Haiti e Venezuela. Se poi consideriamo l’indipendenza dei magistrati, l’Italia si attesta al 68° posto surclassato, per esempio, dal rispettabile Stato della Namibia di ben venti posizioni.

Non va meglio se si guarda all’Italia nella classifica generale dell’indice di competitività. L’Italia è al 42° posto ben lontana dalle prime dieci posizioni dove si collocano Paesi europei con l’eccezione degli Stati Uniti e di tre Paesi asiatici (Singapore, Hong Kong e Giappone). Tra i Paesi che conseguono risultati migliori dell’Italia ci sono Brunei, Puerto Rico, Estonia, Tailandia, Repubblica ceca, Panama e Polonia.

A presentare questi dati pressoché ignorati dalla stampa italiana sono stati il Presidente emerito della Corte Costituzionale Antonio Baldassarre e il deputato del Pdl Alfonso Papa. “La prima domanda da porsi è perché statistiche così allucinanti non trovino alcuno spazio sui giornali – ha commentato a margine Baldassarre – Oggi il problema più grave è rappresentato dalla giustizia civile a causa della mancata informatizzazione del processo. Purtroppo i pochi elementi informatici introdotti sino ad oggi sono stati intesi come mero sostituto dell’attività del cancelliere”. “Se noi denunciamo la mancata indipendenza dei magistrati o l’inefficienza dei tribunali – ha commentato l’onorevole Papa – veniamo accusati di faziosità antigiudiziaria. Se poi un’organizzazione internazionale stila un rapporto che certifica le medesime conclusioni, i giornali italiani non concedono neppure un trafiletto. E’ la solita politica dei due pesi e delle due misure, che fa gioco a chi i problemi della giustizia preferisce nasconderli sotto il tappeto”.

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Annalisa Chirico

Annalisa Chirico è nata nel 1986. Scrive per Panorama e cura il blog Politicamente scorretta. Ha scritto per le pagine politiche de "Il Giornale". Ha pubblicato "Segreto di Stato – Il caso Nicolò Pollari" (Mondadori, pref. Edward Luttwak, 2013) e "Condannati Preventivi" (Rubbettino, pref. Vittorio Feltri, 2012), pamphlet denuncia contro l’abuso della carcerazione preventiva in Italia. E' dottoranda in Political Theory a alla Luiss Guido Carli di Roma, dove ha conseguito un master in European Studies. Negli ultimi anni si è dedicata, anche per mezzo della scrittura, alla battaglia per una giustizia giusta, contro gli eccessi del sistema carcerario, a favore di un femminismo libertario e moderno.

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