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I magistrati non usano il braccialetto elettronico perche’ non sanno, parola di Magistratura democratica

Toh, Magistratura democratica scopre il braccialetto elettronico. Oggi sul sito della corrente togata compare un approfondimento su quello strumento di ‘autocustodia’ del detenuto che e’ impiegato su vasta scala nei paesi dell’Occidente moderno, con la sola ed oscura eccezione dell’Italia.…Leggi tutto

Toh, Magistratura democratica scopre il braccialetto elettronico. Oggi sul sito della corrente togata compare un approfondimento su quello strumento di ‘autocustodia’ del detenuto che e’ impiegato su vasta scala nei paesi dell’Occidente moderno, con la sola ed oscura eccezione dell’Italia.

Nel pezzo in questione MD sottolinea come sia utile, efficace e vantaggioso l’impiego del braccialetto, tanto piu’ in tempi di allarme sovraffollamento (e, aggiungo io, di condanna per ‘tortura’ a carico dell’Italia da parte della Corte dei diritti umani di Strasburgo).

In fondo, ci si chiede nel pezzo, perche’ in Italia, dove pure si sono utilizzate enormi risorse e si e’ concluso un esoso contratto con Telecom, perche’ ad oggi sono impiegati soltanto 55 dei 2000 braccialetti nuovi di zecca? Qui tocca dovergere, almeno in parte, dell’analisi proposta da MD. Si legge infatti che lo scarso appeal ‘pare riconducibile, più che ad una preconcetta diffidenza dei magistrati italiani, ad un colossale – quanto incomprensibile – difetto di informazione: pochi di noi sono difatti a conoscenza della concreta possibilità di applicare i braccialetti elettronici pur previsti dal codice di rito’. In altre parole, i giudici che sono i funzionari deputati a disporre l’utilizzo del braccialetto semplicemente non sanno. Ma, domando io, non rientra tra i loro doveri quello di ‘sapere’? E, se non sanno, cosa francamente poco credibile e di per se’ gravissima, il Csm non dovrebbe sanzionare la loro ‘insipienza’?

Ecco, i braccialetti ci sono, lo stato li paga (profumatamente), quelli impiegati hanno dato ottimi risultati (‘esperienza assolutamente positiva’, la definisce MD), ma i magistrati non li usano perche’ non sanno. Che ci volete fare, se uno non sa non sa.

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Annalisa Chirico

Annalisa Chirico è nata nel 1986. Scrive per Panorama e cura il blog Politicamente scorretta. Ha scritto per le pagine politiche de "Il Giornale". Ha pubblicato "Segreto di Stato – Il caso Nicolò Pollari" (Mondadori, pref. Edward Luttwak, 2013) e "Condannati Preventivi" (Rubbettino, pref. Vittorio Feltri, 2012), pamphlet denuncia contro l’abuso della carcerazione preventiva in Italia. E' dottoranda in Political Theory a alla Luiss Guido Carli di Roma, dove ha conseguito un master in European Studies. Negli ultimi anni si è dedicata, anche per mezzo della scrittura, alla battaglia per una giustizia giusta, contro gli eccessi del sistema carcerario, a favore di un femminismo libertario e moderno.

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