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Amanda e Raffaele: questa non è giustizia. Questa è la giustizia italiana

Annalisa Chirico “Ma è giustizia questa?”. Si chiude così l’editoriale del Guardian di qualche giorno fa, una finestra d’oltremanica sulle crepe del sistema giudiziario italiano. Al centro la vicenda di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, i ragazzi ristretti nelle …Leggi tutto

Amanda Knox all'aeroporto di Fiumicino a Roma

Amanda Knox all'aeroporto di Fiumicino a Roma

Annalisa Chirico
“Ma è giustizia questa?”. Si chiude così l’editoriale del Guardian di qualche giorno fa, una finestra d’oltremanica sulle crepe del sistema giudiziario italiano. Al centro la vicenda di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, i ragazzi ristretti nelle patrie galere per quattro lunghi anni. Condannati in primo grado, assolti in appello.
Sia chiaro: i tre gradi di giudizio del sistema italiano sono posti a garanzia dell’imputato, e il fatto che una sentenza di primo grado possa essere ribaltata in appello non è di per sé una spia rossa. Nel caso di specie, però, accade una cosa diversa: ad essere smontata non è tanto la sentenza precedente, ma l’istruttoria stessa del procedimento. Quelle che dovevano essere prove schiaccianti, si rivelano fragili, raffazzonate, incongruenti. In altre parole, inesistenti. E per fortuna, cosa non scontata, un giudice si assume la responsabilità di bacchettare i pm frettolosi. In dubio pro reo (nel dubbio bisogna decidere a favore dell’imputato): recita così il brocardo latino in un Paese, che pare aver dimenticato l’abc della civiltà giuridica. Sete di vendetta. Pulizia e (mala)giustizia ovunque.
Lo stesso Guardian definisce il sistema penale italiano il principale looser della vicenda. Tanto che, ammette il giornale, “gli attacchi gridati da Silvio Berlusconi contro i magistrati italiani – quando parla di un sistema malato – potrebbero non essere senza fondamento”. Insomma forse il capo del governo ogni tanto ne azzecca una. Il Guardian riconosce “il pesante potere di incarcerazione della magistratura inquirente” e la lunghezza pachidermica dei processi, sottolineando come nel caso Knox in appello ci siano voluti 11 mesi per un totale di 20 sedute. In un altro articolo lo stesso quotidiano afferma: “Silvio Berlusconi ha assolutamente ragione quando dice che il potere giudiziario ha bisogno di una riforma fondamentale”. Forgiato all’epoca di Mussolini e dello stato di polizia,“esso agisce in assenza di pesi e contrappesi”, e “pm e polizia godono di un potere enorme”. “Se sei arrestato e non hai un alibi, sei nei guai seri” perché in Italia, continua il giornalista, ricade su di te l’onere di provare la tua innocenza, in barba al principio di rango costituzionale della presunzione di non colpevolezza fino a sentenza definitiva.
Quel che è certo è che due ragazzi si sono fatti quattro anni di galera sulla base di un’ipotesi, che poteva essere smentita già in primo grado. Quei 1.450 giorni non torneranno indietro. Chi pagherà per l’errore commesso? Se il dispositivo della sentenza sarà confermato in Cassazione, saremo noi contribuenti a pagare, a risarcire le vittime innocenti dei giustizieri di stato. I magistrati in Italia sono i veri intoccabili, gli ir-responsabili per eccellenza.

Il Guardian, che un anno fa titolava “Come può Berlusconi essere ancora al potere?”, oggi dice che sulla giustizia il Cavaliere “ha assolutamente ragione” (absolutely right). Peccato che neanche lui abbia dato séguito a quei referendum Tortora dell’ ’87, che contemplavano, tra le altre cose, la responsabilità civile dei magistrati. Referendum stravinti dai cittadini e stratraditi dai partiti.
Alla domanda d’apertura allora la risposta non può che essere questa: “No, this is not justice. This is just Italian justice”.

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Annalisa Chirico

Annalisa Chirico è nata nel 1986. Scrive per Panorama e cura il blog Politicamente scorretta. Ha scritto per le pagine politiche de "Il Giornale". Ha pubblicato "Segreto di Stato – Il caso Nicolò Pollari" (Mondadori, pref. Edward Luttwak, 2013) e "Condannati Preventivi" (Rubbettino, pref. Vittorio Feltri, 2012), pamphlet denuncia contro l’abuso della carcerazione preventiva in Italia. E' dottoranda in Political Theory a alla Luiss Guido Carli di Roma, dove ha conseguito un master in European Studies. Negli ultimi anni si è dedicata, anche per mezzo della scrittura, alla battaglia per una giustizia giusta, contro gli eccessi del sistema carcerario, a favore di un femminismo libertario e moderno.

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