Perché il Vaticano punta su Monti
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Perché il Vaticano punta su Monti

Far dimenticare l'abbraccio con Berlusconi e coagulare tutti i pezzi del cattolicesimo politico sotto un'unica sigla: ecco la strategia della Cei

Cercasi leader dei moderati disperatamente. Potrebbe essere questo l’appello che sintetizza e spiega le ragioni di fondo dei febbrili endorsement a favore della “salita in campo” di Mario Monti, prima da parte del cardinale Angelo Bagnasco, poi dell’Osservatore Romano che è la cartina al tornasole delle posizioni del segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Alle gerarchie ecclesiastiche non sfuggono i limiti e le contraddizioni di quella originale e composita compagine centrista che sostiene senza se e senza ma la nuova agenda Monti e che va da Luca Cordero di Montezemolo fino a Pier Ferdinando Casini, passando per Andrea Riccardi e Andrea Olivero. Ma, come spesso accade, i pronunciamenti delle gerarchie hanno un sotto testo e un retropensiero molto più ampio e profondo di quanto appaia. In questo caso il primo obiettivo delle gerarchie non è tanto quello di sostenere Monti quanto di spingere Silvio Berlusconi fuori dello scenario politico italiano. Il leader del Pdl è stato indicato per un ventennio dai vertici della Cei, Camillo Ruini in testa, come l’unico custode affidabile dei voti dei moderati italiani. Oggi le stesse gerarchie, incluso Ruini che però ha passato la mano, giudicano il Cavaliere un interlocutore non più affidabile per farsi carico dei valori e dei progetti dei moderati. Perciò avevano puntato anzitutto su Angelino Alfano.

Tramontata la figura di Alfano, la speranza era di vedere un Monti a capo di uno schieramento trasversale che anzitutto pescasse tra i moderati del centrodestra poi anche tra i popolari del centrosinistra. Tra Monti e Berlusconi però sono volate parole grosse che hanno finito per rinsaldare la presenza nel Pdl, a fianco del Cavaliere, proprio di quei moderati che Cei e Vaticano speravano di strappare a Berlusconi: da Eugenia Roccella a Gaetano Quagliariello, da Maurizio Lupi a Maurizio Sacconi. Così il quadro è diventato ancora più complicato e la strada di Monti sempre più “in salita”. Ad aggravare la situazione anche una certa irritazione del Quirinale per la candidatura del Professore. Non a caso l’Osservatore Romano, con l’articolo del 27 dicembre cerca anche di fare da pontiere tra Quirinale e Palazzo Chigi. Il quotidiano vaticano mette in evidenza la sintonia tra Giorgio Napolitano e Monti sull’idea di politica e sulla missione dei rappresentanti delle istituzioni, ben sapendo che sarà l’attuale Capo dello Stato, tra poche settimane, a dover dare l’incarico di presidente del Consiglio eventualmente allo stesso Monti.

Vaticano e Cei non si fermano alle prossime elezioni, guardano ancora più in là, alla scelta del prossimo inquilino del Colle. Con una vittoria netta di Pd e Sel, senza un contrappeso al centro, il timore è che Romano Prodi si trovi spianata la strada verso il Quirinale. Un’ipotesi che, soprattutto dentro la Cei, viene vista con preoccupazione. Ecco allora le ragioni del sostegno a Monti che, in queste settimane, è riuscito persino a riavvicinare le posizioni di Bagnasco e Bertone.

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Ignazio Ingrao

Giornalista e vaticanista di Panorama, sono stato caporedattore dell’agenzia stampa Sir e diretto il bimestrale Coscienza. Sono conduttore e autore della trasmissione A Sua Immagine su RaiUno

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