Patrioti PdL all'assalto del fortino di Alfano
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Patrioti PdL all'assalto del fortino di Alfano

Vittorio Pesato, consigliere regionale della Lombardia, diventato punto di riferimento dei frondisti nel partito di Berlusconi: "Il segretario del PdL rischia di diventare il cameriere di Monti"

Sentite un po’, si chiamano Patrioti e chissà se alla fine non riusciranno davvero ad essere la fronda del centrodestra. Il Pdl? “Finora è stato il cameriere del governo Monti”. Il nome? “La nostra è un po’ una guerra d’indipendenza per rendere l’economia reale indipendente dalla finanza speculativa. Per questo ci chiamiamo patrioti”, dice quello che ne è già il leader riconosciuto, Vittorio Pesato. Consigliere della Regione Lombardia per il Pdl, patavino come il sindaco Alessandro Cattaneo, altro rappresentante di quell’area chiamata “formattatori” che scuote il segretario Angelino Alfano e che fa sognare Silvio Berlusconi, si sa, sempre attento a tutto ciò che sta fuori dal palazzo.

Marcello Veneziani non ha esitato ad additarli come esempio di rinnovamento all’interno del centrodestra. Per qualcuno sono i veri scalatori della Lega, più che simili nei programmi, tanto da lanciare un’opa non tanto al partito di Maroni, quanto alle loro idee. E però, non chiamatelo “rottamatore”, nonostante di anni, Pesato, ne abbia trentasette. Vecchi e giovani sono “categorie superate, il problema semmai è un altro” risponde Pesato che detesta la battaglia a colpi di anagrafe e preferisce quella delle idee. Per il momento ha conquistato trasversalmente le anime del partito. La Gelmini ha benedetto il movimento, Sacconi strizza l’occhio, La Russa li guarda con stima.

Insomma, saranno Patrioti, ma piacciono un po’ a tutti nel Pdl. Lui, Pesato, non vuole che si parli di corrente e di partito nel partito, ma la sua rete ormai è cresciuta in tutte le province del Nord, al punto da permettersi un viaggio in Italia e nel Meridione (“a proposito dal 19 al 25 agosto sarò in Basilicata, Puglia e Sicilia”). Il Pdl lo sferza a colpi di economia reale e imprenditori, quelli a cui il consigliere fa riferimento, gli stessi che hanno riempito le ultime iniziative, basti pensare che il 5 maggio a Vicenza erano più di mille.

Esistono due Pdl, uno che si oppone al governo Monti e uno che vive le realtà territoriali”, spiega sempre il consigliere. Peccato che il governo Monti sia appoggiato dal Pdl che conta. Una contraddizione che scontenta i Patrioti. “Una scelta incongruente con il nostro elettorato, siamo stati camerieri del governo, ma – sempre Pesato – adesso dobbiamo avere un’identità”.
E la sua di identità, il giovane consigliere l’ha costruita a colpi di preferenze nella Lombardia delle province. Nel 2010 è stato eletto consigliere regionale dopo una militanza nei movimenti giovanili della destra. Una passione per la politica mediorientale e molto territorio: “Entrai a quindici anni in una sezione, a quell’epoca sceglievi: o sinistra o destra”.
Lui scelse il fronte nazionale della gioventù per poi diventare il segretario dell’associazione universitaria Alleanza Giovani e subito dopo la candidatura alla Regione. Si definisce un artigiano d’origine, astigiano di nascita, patavino d’adozione. Alla Lega, i patrioti, hanno strappato parte del loro programma sulle autonomie, ma l’accusa di rincorrere la Lega proprio non la accettano. “La Lega ha avuto il merito di parlare del federalismo, ma non vogliamo sostituirci alla Lega, semmai superarla”.

Tuttavia sarà che il programma sia simile, sarà che il vento del Nord lo cavalcano, saranno un po’ tutte queste ragioni se ai patrioti più di uno comincia a osservare con interesse. Macroregioni, senato federale, presidenzialismo e quella proposta che è valsa a Pesato, (“sono io l’ispiratore”) il plauso dei senatori ovvero il superamento dello statuto speciale per alcune regioni, approdata pochi giorni fa in commissione affari costituzionali. Ma vogliono rifare il centrodestra? Nel Pdl se lo chiedono, di sicuro non vogliono più le Minetti. Quindi preferenze e una nuova legge elettorale, (“con le preferenze non avremmo avuto la Minetti”), e un congresso nazionale di partito da tenersi prima delle elezioni per capire cosa vuole essere il Pdl in futuro.

E non si può accusare Pesato e i Patrioti di essere servili con quello che doveva essere il candidato premier. “Alfano – dice Pesato – si è troppo legato ai palazzi e poco ai territori. Il suo non è un Pdl di strada”. Pure la futura candidatura di Berlusconi rischia di essere un’ ammissione di resa. ”Berlusconi ha rappresentato una spinta riformista, ma il fatto che sia costretto a ripresentarsi è la dimostrazione che chi ha guidato il partito si è ridotto al tatticismo. Con questo Pdl formato 2008, il rischio è quello di scomparire”. I riferimenti internazionali sono i repubblicani di Romney e di Cameron, gli avversari la cultura sessantottina. Ma se non risparmiano critiche all’interno del Pdl, l’avversione contro Monti è diciamo da “patrioti”, appunto. “E’ il circolo del bridge – ironizza il consigliere Pdl che per il futuro non guarda più a Casini, ma ancora alla Lega – non comprendo questa nostalgia neocentrista all’italiana. Casini non ci ha permesso di realizzare nulla. Semmai andrebbe rinsaldato il legame con la Lega”. Formattatori e patrioti, da Pavia a Roma, sono i nuovi che avanzano a cavalcioni sulla sella del futuro Pdl.  

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Carmelo Caruso