Occhetto: "Renzi ha ragione a metà. Il Pd invece ha sbagliato tutto"
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Occhetto: "Renzi ha ragione a metà. Il Pd invece ha sbagliato tutto"

L'uomo che ha rottamato il Pci boccia il gruppo dirigente del partito ma, del sindaco di Firenze, dice: "Ha commesso un errore ponendo la questione solo sul piano  generazionale"

Nel giorno in cui Matteo Renzi, in maniche di camicia e cravatta blu, lancia ufficialmente da Verona la sua candidatura ufficiale alle primarie del centrosinistra, e quindi la sfida al leader del Pd Pier Luigi Bersani, Panorama.it ha interpellato l’ultimo segretario del Pci e il primo del Pds. “Tra Renzi e Bersani esiste anche Vendola” avverte Achille Occhetto da qualche anno, dopo la breve parentesi nell'IdV, vicino a Sinistra Ecologia e Libertà. La battaglia del sindaco rottamatore? “Giusta nel fine di voler cambiare la vecchia classe politica, sbagliata nell'essere limitata a una mera questione generazionale”. E sul futuro del Pd? “Non riuscirà mai a conciliare le sue diverse anime”.

Occhetto, lei condivide la battaglia di Renzi per far fuori i "vecchi"?
Renzi ha ragione nel dire che questa classe politica ha fatto il suo tempo e va cambiata, ma sbaglia nel porre la questione in termini esclusivamente generazionali, senza analizzare gli errori commessi sul piano politico. Non condivido, invece, i suoi contenuti che sono tendenzialmente moderati e in un certo senso ricalcano ed esaltano gli errori che sono stati fatti in questo periodo dal Pd.

Qualcuno ricorda come nell'88 fu proprio D'Alema, oggi tra i maggiori detrattori del rottamatore, a cacciare un grande “vecchio” come Alessandro Natta per far eleggere lei alla segreteria del Pci. Non è in malafede, allora, chi oggi ritiene il sindaco di Firenze fuori dalla storia della sinistra italiana?
Secondo me il problema non è Renzi, ma il Pd. La questione vera è perché il Pd ha sentito il bisogno di togliere dal Partito Democratico, che avevamo già fondato con la svolta della Bolognina, la parola Sinistra. Penso che in questo ci sia stata una scelta di campo e programmatica che non condivido.

Ci vorrebbe più sinistra nel Pd?
Il Pd dovrebbe tenere conto dell'esigenza di costruire in Italia una forza politica moderna, veramente liberal e allo stesso tempo di sinistra.

Negli ultimi anni lei si è avvicinato al partito di Nichi Vendola. Che ne pensa della possibile alleanza del Pd con Sel e Udc?
Il problema non è fare le geometrie dei nomi come si sta facendo adesso, ma iniziare a chiarirsi le idee sul progetto e sui programmi, su questo mi sembra che il Pd sia nel pieno dell'oscurità. Naturalmente ritengo che debba allearsi con Sel, a patto che Sel voglia allearsi con il Pd qualora il programma non risulti adeguato alla sua impostazione politica e programmatica.

L'anomalia di un'allenza con Sel e Udc riflette in qualche modo le difficoltà a conciliare l'anima radicale e quella moderata del partito. Pensa che il Pd ci riuscirà mai?
Come altre coalizioni politiche anche il Pd, in questo caso, sconta un vizio di partenza: essere nato per giustapposizione di forze e correnti politiche. Invece, come sostengo da tempo, sarebbe stato necessario aprire un processo di contaminazione, magari più lento ma sicuramente più serio, per cui anche posizioni diverse avrebbero potuto intendersi e trovare un ubi consistam. Ciò non è stato fatto e difficilmente, ormai, sarà possibile riuscirci.

Per tornare a Renzi, lei ci crede che, come ha ripetuto oggi, in caso di sconfitta alle primarie si metterà al servizio del vincitore e che collaborerà con Bersani?
Per la verità io non credo che la partita sia solo, come appare oggi sui giornali, tra Renzi e Bersani. Esiste anche Vendola.

Potrebbe, tra i due litiganti, spuntarla proprio il terzo?
Sì, anche perché lo considero più gigante.

In che senso?
In quello della sua ispirazione politica.

Le dà un po' fastidio la frequente citazione della sua “gioiosa macchina da guerra” quando si vuole avvisare Bersani di non sentirsi la vittoria già in tasca?
Quella fu una stupidaggine inventata da qualche giornalista dopo le elezioni. Feci quella battuta in modo autoironico dopo una faticosa riunione per la compilazione delle liste, ma siccome nessuno sapeva fare un'analisi seria sulla vittoria di Berlusconi si tirò fuori quella storia a dimostrazione della povertà intellettuale dei commentatori.

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Claudia Daconto