La minoranza Pd e il sogno Tsipras
ANSA / MATTEO BAZZI
News

La minoranza Pd e il sogno Tsipras

Dopo l'addio di Sergio Cofferati (che però è ancora europarlamentare eletto con il Pd) ecco come sinistra dem e radicale puntano ancora su di lui

Mettiamo da parte le primarie. Tutto quello che pensiamo sul fatto che qui in Italia siano uno strumento che finora è stato usato spesso molto male, dal Pd, permeabile, inquinabile e dagli esiti spesso avvelenati e divisivi. Mettiamo anche da parte il fatto che in Liguria si è scatenato uno psicodramma intorno a quelle tra la vincitrice Raffaella Paita, renziana, e l'ex segretario della Cgil Sergio Cofferati. Che lui non abbia riconosciuto il risultato delle primarie e abbia abbandonato il campo (il partito di cui fu uno dei fondatori) e lanciato accuse al vetriolo (“voti comprati”). Facciamo finta di ignorare il tema di uno che lascia la sua squadra il minuto dopo aver perso la partita a suo avviso per i troppi presunti falli subiti (allora Francesco Totti avrebbe dovuto appendere gli scarpini al chiodo dieci anni fa) ma che non si dimette – o che ancora non si è dimesso – dalla poltrona di europarlamentare (17 mila euro al mese) ottenuta grazie alla stessa squadra che lo aveva candidato (“ma quei voti sono miei, non del Pd”). Tralasciamo tutto ciò e concentriamoci su un quesito: che prospettive di successo potrà avere Sergio Cofferati senza il Pd?

Il nuovo soggetto politico a sinistra

Dopo il suo addio al Pd, Cofferati ha fatto immediatamente capire cosa ha in mente di fare prossimamente: lanciare un'opa sulla sinistra messa all'angolo dal renzismo dilagante. Raccogliere in giro pezzi di Pd in rotta di collisione, Sel e orfani della lista Tsipras e dare vita a un “nuovo soggetto politico”. Un progetto che finora si è sempre rivelato velleitario, anche per colpa dei tentennamenti di chi da tempo lo caldeggia. Come Pippo Civati, ormai universalmente irriso per le innumerevoli volte che ha già minacciato di andarsene dal Pd senza dare mai seguito alle sue parole. Ma quando a sbattere la porta è stato l'uomo che da segretario della Cgil portò - a suo dire - 3 milioni di persone in piazza nel 2002 contro Silvio Berlusconi, il leader di Sel Nichi Vendola e gli altri della minoranza dem si sono subito ringalluzziti. Il governatore della Puglia ha letto il fatto come “un segnale per tutta l'Italia, l'apertura di un'altra fase”; Stefano Fassina ha colto l'occasione per minacciare Renzi di ripercussioni sul voto per il prossimo inquilino del Colle; Civati, come al solito, di possibile scissione.

Il traino di Syriza

Molte aspettative, in vista della creazione di questo possibile “nuovo soggetto politico”, vengono riposte nelle elezioni greche di domenica prossima. L'idea è quella di aggrapparsi al traino di un eventuale successo di Syriza, il partito della sinistra radicale guidato da Alexis Tsipras. Giovedì prossimo parlamentari e militanti della sinistra Pd e di Sel, riuniti nella cosiddetta “brigata Kalimera”, raggiungeranno Atene per portare il proprio sostegno a Syriza. Molti di loro sono gli stessi che speravano di ottenere un risultato storico alle scorse elezioni europee con la lista Tsipras e che invece si sono fermati a un deludente 4% accompagnato da polemiche infuocate per il caso Spinelli.

La leadership a sinistra

Ma se Cofferati volesse davvero assumere le redini di una sinistra (per il leader della Fiom Maurizio Landini “Sergio può diventare lo Tsipras italiano”) che i sondaggi stimano intorno al 3-4%, si ritroverebbe a dover fare i conti con chi oggi gli spalanca le braccia ma che domani (nella sinistra massimalista è successo sempre così) gli contenderà o tenterà di affossare la sua leadership. Soprattutto se del “nuovo soggetto” faranno parte i soliti riciclati come “il vecchio” Paolo Ferrero e “il perdente” Antonio Ingroia, entrambi arruolati nella brigata Kalimera. Senza contare che, anche a sinistra, c'è chi la pensa su Cofferati come Matteo Renzi e non lo ritiene un leader credibile.

La sinistra che non ama Cofferati

Non c'è solo il premier, infatti, a rimproveragli di non saper accettare le sconfitte (non era sempre lui che nel 2011, all'epoca delle primarie campane vinte da Andrea Cozzolino e poi annullate per brogli, a proposito delle file di stranieri ai seggi diceva di non capire perché non potessero votare anche loro?), di comportarsi come un bambino capriccioso che fa ricatti. Anche e soprattutto tra i nemici del segretario dem non sono pochi quelli che ancora gli rinfacciano “la buca” rifilata alla sinistra democratica e riformista 12 anni fa (non è certo la prima volta che si punta su Cofferati, una scommessa già persa in passato e quindi forse oggi anche in partenza), quando con la scusa, risibile per i più, di essersi perdutamente innamorato, rinunciò a ricandidarsi a Bologna.

Dove altri non dimenticano e non gli perdonano di essere stato non solo il “nemico dei lavavetri (nel 2005 lanciò una battaglia contro i lavavetri “irregolari, spesso aggressivi” entrando in conflitto con Rifondazione comunista), ma soprattutto il primo sindaco sceriffo del Paese e quello più a destra (più di Guazzaloca) della storia bolognese. C'è poi chi ne fa una questione di coerenza e non aspetta altro che Cofferati si dimetta da europarlamentare (quasi sempre assente, peraltro), carica ottenuta grazie al fatto di essere stato candidato da un partito che oggi lui stesso definisce “amorale e privo d'identità”. La platea dei potenziali elettori si restringe così a quelli che oggi gli chiedono (Vendola in testa) di misurarsi subito sul campo sfidando di nuovo la Paita alle elezioni regionali in Liguria con una lista sua dimostrando di avere la forza di battere, da sinistra, il Pd di Renzi. Ci riuscirà? Le premesse non sembrano essere a suo favore.

I più letti

avatar-icon

Claudia Daconto