Giuseppe Sala
ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
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Milano e l'immigrazione: il modello di Sala così diverso da quello di Salvini

Il sindaco meneghino ha contrapposto un modo alternativo di affrontare i problemi. Con apertura e concretezza. E funziona

A Salvini e alla sua campagna Sala ha contrapposto se stesso e Milano con la sua capacità di gestione dell'immigrazione. "Un modello che funziona", alternativo a quello che Salvini propaganda senza tregua. Un modello fatto di apertura e di concretezza opposto a quello di chi chiude, separa e discrimina.

Le tante differenze tra Salvini e Sala

I due sono diversi per ruolo, valori e stile di comunicazione. Sala è discreto e parco di parole e, in verità, anche Salvini è di poche parole solo che non smette mai di ribadirle: comizi a ripetizione, interventi e slogan in mezzo alla gente e sotto le telecamere, un fiume in piena sui social media. Anche nelle ore di relax Salvini comunica con milioni di followers. Una volta è stato capace, primo politoco al mondo, di farsi fotografare nudo con la cravatta, a casa sua, per la copertina di un magazine.

A differenza di Craxi e di Berlusconi, milanesi con tratti di modernità, di vera generosità e di allegro disincanto che naturalmente esportavano a Roma e in Italia, per Salvini Milano è Milan, grinta, coacervo di interessi e destra populista. Quel che pensa l'ha fatto intendere molto chiaramente. Per Sala invece Milano è un'altra cosa, è diversa, ha un suo modo positivo, costruttivo di affrontare i problemi e non ha nessuna intenzione di adeguarsi al modello e al modo di governare della Lega e di questo governo. Di entrambi Salvini, milanese anche lui, è leader incontrastato.

Sala, scelte e valori in nome di Milano

Sala non si è contrapposto in nome della sinistra o del Pd, ma in nome di Milano. Aveva già preso la parola in nome della città raccogliendo l'adesione di tutti i sindaci che si sono succeduti negli ultimi quarant'anni - uomini della destra democratica e della tradizione socialista e di sinistra, laici e cattolici - unanimi con lui nel difendere le istituzioni democratiche e il presidente della Repubblica, aggredito da Luigi Di Maio e contestato da Salvini.

Questa volta Sala ha parlato in nome di una città che ha fatto e vuol continuare a fare anche dell'apertura agli altri, italiani e stranieri, la sua forza e la sua fama.

Nelle università milanesi ogni anno aumentano gli iscritti e gli studenti stranieri sono già più di 50 mila. È una città che ha mantenuto la coesione sociale anche nei momenti più difficili. Per riuscirci hanno lavorato e cooperato in molti: responsabili politici e religiosi, imprenditori, associazioni di categoria e centri di cultura. Mentre una parte del Paese ancora soffre la crisi, Milano è ripartita e si rinnova grazie anche a un certo modo di amministrare la cosa pubblica. "Qui non si usa così": le parole intercettate dell'assessore del Pd, Maran, che interrompe le chiacchiere scivolose di un gruppo d'affari ci rassicurano che nella sfera pubblica, almeno in quella milanese, abitano anche la competenza e l'onestà.


(Articolo pubblicato sul n° 27 di Panorama in edicola dal 28 giugno 2018 con il titolo "Mi riconosco di più nella Miano di Sala che in quella di Salvini")

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Claudio Martelli