Meloni: "Annullare le primarie del Pdl? Un errore drammatico"
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Meloni: "Annullare le primarie del Pdl? Un errore drammatico"

Parla Giorgia Meloni: "Non ho bisogno di farmi pubblicità. Mi batto per salvare il partito"

Parla di primarie come processo irreversibile; punta l'indice contro chi, all'interno del PdL, le vorrebbe annullare; fa arrabbiare i suoi padrini politici Gasparri e La Russa che oggi le rimproverano il “grave errore politico”; minaccia, in caso di vittoria, di rottamare i nominati dall'alto e, infine, dice di Angelino Alfano che è “ostaggio degli apparati”.

Giorgia Meloni, 35 anni, 20 dei quali passati in politica - dal Fronte della Gioventù ad An fino a diventare vice presidente della Camera e poi ministro della Gioventù - è oggi la principale sfidante del segretario del suo partito alle primarie del Pdl. Panorama.it la incontrò un paio di mesi fa alla festa di Atreju dopo un giro tra gli stand a parlare con i “i suoi ragazzi” della Giovane Italia. Quando le riferimmo che quasi tutti invocavano una sua candidatura, lei spalancò gli occhioni azzurri e ribatté: “Per ora non ho preso in considerazione una mia candidatura, ma mi sto battendo perché il boccino della scelta torni in mano agli italiani. Il mio motto? 100% democrazia”.

In queste ore, mentre a Palazzo Grazioli hanno da poco deciso che si faranno, torniamo a parlare con lei – che vanta già un larghissimo consenso su territorio e social network - dello stesso argomento: le primarie.

On. Meloni, e se non se ne fosse fatto nulla?

"Per il Pdl sarebbe stato un errore drammatico dare questo ulteriore, ennesimo, segnale di indecisione. E lo penso soprattutto rispetto a quella richiesta di inversione di tendenza che ci viene dagli italiani ai quali, con le primarie, dovremmo rispondere, appunto, che abbiamo capito la lezione".

Perché, secondo lei, Silvio Berlusconi si era messo così di traverso?

"Questo non lo so, bisognerebbe chiederlo a lui. Quello che ha detto finora è che non sono la panacea di tutti i mali, cosa che non sostiene nessuno".

Lei, però, più di altri...

"Io penso che siano uno strumento utilissimo ma che deve essere utilizzato bene. Noi, invece, finora non l'abbiamo saputo fare. Se ci fossimo mossi prima, se avessimo cominciato a organizzarle quando le ha deliberate l'ufficio di Presidenza sei mesi fa, oggi non saremmo così in affanno".

Quanta gente dovrebbe venire a votare per scongiurare il flop?

"Quanta gente verrà a votare dipende dalla data e dalla credibilità del confronto che riusciremo a mettere in campo".

La sua data preferita?

"Direi il 20 gennaio perché avremmo più tempo a disposizione, ma se anche fosse il 16 dicembre andrebbe bene. Purché si voti".

Nell'intervista che ha rilasciato oggi alla nostra testata, Alessandra Mussolini l'accusa di sfidare un apparato di cui lei stessa è sempre stata parte. Come risponde?

"Se io fossi stata parte dell'apparato del Pdl qualcuna delle mie proposte per il partito - dall'introduzione di un codice etico per i candidati, all'inserimento nello Statuto della non candidabilità dei condannati con sentenza passata in giudicato, alle primarie per i parlamentari, alle preferenze nella legge elettorale – sarebbe passata. Non credo, pertanto, nonostante gli incarichi importanti che ho ricevuto, di essere stata così decisiva per il Pdl".

Qualcuno sostiene che il suo scopo sia quello di farsi pubblicità...

"Ma figuriamoci! Non credo che, a differenza di altri, avrei avuto difficoltà a farmi ricandidare e rieleggere.  Il punto è che non faccio politica per questo, ma per rappresentare delle idee e quando non mi convincono le strade che si intraprendono mi chiedo cosa posso fare e lo faccio correndo tutti i rischi che ciò comporta. Che questo dia fastidio a qualcuno mi interessa fino a un certo punto. Mi interessa solo misurare le mie idee con il consenso, cosa che evidentemente fa paura a molti visto che vedo in giro parecchie reazioni scomposte".

Anche quella di La Russa che pensa che lei stia commettendo “un grave errore politico”?

"Secondo me è il contrario: sono lui, Gasparri e gli altri che lo stanno commettendo. Lavoriamo per lo stesso scopo, ma evidentemente con strumenti diversi".

E se invece con queste primarie il Pdl finisse per anticipare la sua possibile spaccatura?

"Spero proprio di no. Io lavoro per unito il Pdl, le mie battaglie sono a viso aperto e le combatto in un'ottica di crescita del partito, per tirarlo fuori dalla bufera. Magari sarò presuntuosa, ma certo non sto difendendo la mia personale posizione".

Se vincesse Alfano lei continuerebbe comunque a lavorare al suo fianco?

"E' evidente".

Alcuni sondaggi però la danno addirittura in vantaggio sul segretario, se la spunta lei che fa, rottama tutti per davvero?

"Il problema non è di tipo generazionale e anche se penso che chi sta in Parlamento da decenni dovrebbe fare spazio ad altri, non credo al giovanilismo fine a se stesso. Prima delle persone, ciò che voglio rottamare sono le degenerazioni a partire da quella dei cooptati, dei nominati, della gente calata dall'alto che viene messa in ruoli di responsabilità senza averne alcun titolo. Vorrei, pertanto, riportare tutto al principio del merito che si misura su consenso, competenza e onestà. E visto che il consenso è quello che per me vale di più, sono dell'idea di riportare tutto nelle mani degli italiani".

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Claudia Daconto