L'ultimo messaggio di Giorgio Napolitano
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L'ultimo messaggio di Giorgio Napolitano

Tutto quello che il Capo dello Stato avrebbe voluto rivelare agli italiani e che, per il bene del Paese, non dirà

Mi congedo da voi. Ho per ormai quasi sette anni assolto il mio compito - credo di poterlo dire - con scrupolo, dedizione e rigore. Ringrazio dal profondo del cuore tutte le italiane e gli italiani, di ogni generazione, di ogni regione, e di ogni tendenza politica, che mi hanno fatto sentire il loro affetto e il loro sostegno.

Due anni or sono Giorgio Napolitano concludeva con queste parole il suo messaggio di fine anno che coincideva con la fine del suo settennato. A distanza di meno di due anni dalla rielezione al Quirinale, avvenuta nell’aprile del 2013, il Capo dello Stato ritornerà a congedarsi, e questa volta definitivamente, comunicando ufficialmente agli italiani la data della fine della sua seconda esperienza che, a meno di sorprese dell’ultima ora, sarà il 14 gennaio, 24 ore dopo la fine del semestre europeo di presidenza italiana.

La tradizione vuole che il Presidente della Repubblica, la sera del 31 dicembre, in occasione del Capodanno, rivolga agli italiani un messaggio a metà strada tra un bilancio dell’anno appena trascorso e un augurio di un futuro migliore per tutto il Paese. Così è stato sin dai tempi di Luigi Einaudi quando, nel 1949 e per la prima volta dai microfoni della radio, incoraggiava gli italiani ad affrontare le difficoltà della ricostruzione post bellica.

Questa volta però, qualcosa di diverso c’è. Forse in tanti si aspettano o, sarebbe più corretto dire, temono che Napolitano approfittando dell’occasione elenchi tutta una serie di situazioni che hanno portato l’Italia a dover rieleggere un signore di 88 anni alla carica più alta invitandolo a più riprese a rimanere al suo posto nonostante la stanchezza dell’età. Ma, siamo certi, che non lo farà perchè tutto si potrà dire del Capo dello Stato tranne che non sia stato un uomo delle istituzioni e che, soprattutto, ha cercato di difendere le istituzioni. Certo anche lui non è stato immune da errori, ma sarebbe oltremodo ingeneroso in questo momento accusarlo di aver preso qualche decisione sbagliata e poi, eliminando ogni genere di ipocrisia, sfidiamo chiunque, e il riferimento è soprattutto ai politici italiani, di arrivare all’età di 90 anni con la stessa lucidità mentale che per nostra fortuna ha accompagnato Napolitano.

Il pensiero di Napolitano

A questo punto, possiamo solo provare a immaginare quello che il Presidente avrebbe potuto dichiarare al mondo intero liberandosi una volta per tutte come da un peso e togliendosi più di un sassolino dalle scarpe. Lo faremo utilizzando, in questo caso, al posto delle virgolette le parentesi come se stessimo leggendo il suo pensiero: (Non avevo alcuna intenzione di rimanere al Quirinale, ma mi avete implorato perché non siete stati capaci di trovare un mio successore; dopo che Bersani non è stato in grado di formare un governo mi avete suggerito Enrico Letta nella speranza di un governo di coalizione che è durato dalla sera alla mattina; poi è arrivato Matteo Renzi che sembrava dovesse asfaltare mari e monti promettendo un governo di fuori classe e sono stato costretto a salvare il salvabile; mi avete detto che avreste fatto le riforme Costituzionali ma state realizzando un pateracchio sul quale è meglio stendere un velo pietoso; mi avete chiesto di rimanere in carica per il semestre di presidenza dell’Ue e nessuno si accorto del ruolo italiano in Europa; da ultimo mi chiedete di aspettare ancora qualche mese almeno fino alla fine dell’Expo per paura di danneggiare l’immagine dell’Italia come se non già non lo fosse abbondantemente devastata; ma sapete cosa vi dico: adesso basta! Tolgo il disturbo e vi saluto).

Fortunatamente per tutti noi così non sarà e Giorgio Napolitano alle 20,30 del 31 dicembre 2014 si rivolgerà agli italiani ringraziando loro ancora una volta per la fiducia rinnovatagli e dopo aver dichiarato che indietro non si torna nel percorso intrapreso dalle riforme che tutti intenderanno come un sostegno al presidente del Consiglio e che il suo successore sarà in grado di proseguire la tradizione degli inquilini del Quirinale, saluterà parafrasando il più famoso God save the Queen che nel nostro caso sarà Dio protegga l’Italia perché ne ha veramente bisogno.

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Sabino Labia

Laureato in Lettere all'Università "Aldo Moro" di Bari, specializzazione in "Storia del '900 europeo". Ho scritto tre libri. Con "Tumulti in Aula. Il Presidente sospende la seduta" ho raccontato la storia politica italiana attraverso le risse di Camera e Senato; con "Onorevoli. Le origini della Casta" ho dato una genesi ai privilegi dei politici. Da ultimo è arrivato "La scelta del Presidente. Cronache e retroscena dell'elezione del Capo dello Stato da De Nicola a Napolitano" un'indagine sugli intrighi dietro ogni elezione presidenziale

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