Gli impresentabili: Crisafulli, Cosentino, Dell'Utri
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Gli impresentabili: Crisafulli, Cosentino, Dell'Utri

I cittadini indagati o sotto processo non si devono presentare alle elezioni, i magistrati sì

La sai l’ultima? I cittadini indagati o sotto processo, innocenti fino a prova contraria, non si devono presentare alle elezioni, i magistrati sì, anche se tenuti alla più rigorosa imparzialità. I media che inseguono la banalità come sistema fanno passare la solita vulgata semplicistica, favolistica. C’erano una volta dei malacarne, la politica all’atto di fare le liste li ha espulsi. Marcello Dell’Utri (Pdl) e Vladimiro Crisafulli (Pd) mafiosi, Nicola Cosentino (Pdl) camorrista, non importa lo schieramento cui appartengono, non importano le carte processuali e il libero giudizio su di esse, non importano le condanne definitive che mancano, importa il fatto che sono indagati per reati infamanti, e dunque ci vuole il repulisti. Conseguenza di questo modo barbarico di ragionare.

Le liste si fanno sulla base delle indicazioni dei giudici, che non sono più bocca della legge, imparziale procedura di accusa contro diritto alla difesa e garanzie per un giudizio terzo, ma profeti della società civile onesta e incontrollabili controllori di legalità a parole, tra comizi e bandiere rosse. Infatti i magistrati si presentano nelle liste a profusione. Anche quelli discussi o se volete chiacchierati per avere abusato dei loro poteri, almeno secondo il Quirinale (per dirne una), e per avere cercato di condizionare il più alto potere dello Stato costituzionale mettendolo in scacco via telefono.

Ma, al dunque di questo paradosso, una cosa è chiara. Di un cittadino indagato o sotto processo, che ha i requisiti di diritto civile per essere candidato, giudicherà il suo partito, giudicheranno gli elettori. Legittimo candidarlo o non candidarlo. Invece chi giudicherà di un funzionario dello Stato che scende in campo e adotta una fazione, ma ha vinto un concorso in magistratura impegnandosi a essere e apparire imparziale in nome del popolo che gli dà una
delicatissima delega della sua sovranità per decidere della libertà personale e della rispettabilità dei cittadini? Nessuno.

L’opinione, gestita e amministrata dai media, lo incorona giustiziere anche della politica. I partiti, debolucci, sono sotto ricatto, ed eseguono. Addio all’elementare principio garantista per il quale non è vietato ciò che è legale, e dunque può non essere opportuno candidare questo o quello, libera decisione dei partiti, ma è sicuramente inappropriato candidare gli «imparziali». Gli imparziali, alle volte, sono peggio, molto peggio degli impresentabili.

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Giuliano Ferrara