Letterina di Natale a Babbo Natale Matteo Renzi
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Letterina di Natale a Babbo Natale Matteo Renzi

Lavoro, crescita, diritti, sicurezza: tutto quello che vorremmo che il governo ci portasse nel 2016. Altrimenti...

Gentile presidente del Consiglio Matteo Renzi, tra poche ore sarà Natale e per tradizione a Natale si scrivono lettere dei desideri. Noi non siamo bambini e lei non è Babbo Natale, ma qualche richiesta per il 2016 ce l'avremmo comunque.

Dobbiamo dirle la verità, l'anno appena trascorso non è stato ancora quello che tutti noi saremmo stati felici ricordare. Forse è vero che, come ci assicurano gli analisti internazionali, il peggio è passato. Purtroppo, però, la maggior parte di noi ancora non se n'è accorta.

I nostri figli stanno crescendo ma per molti di loro genitori e nonni rappresentano ancora la loro unica fonte di reddito. Di lavoro ce n'è poco, al Sud specialmente, e quello che trovano è spesso fin troppo precario e mal pagato. Il loro futuro è incerto, l'acquisto di una casa è un sogno impossibile per troppi.

Il desiderio di un figlio viene represso e rimandato di anno in anno. Per questo, per poter sostenere loro come possiamo, abbiamo continuato a rinunciare a molto: i nostri consumi sono ancora ridotti all'osso. Le vacanze sono diventate sempre più brevi. I viaggi cancellati. Le uscite per un cinema, un teatro, la visita a un museo centellinate.

Il nostro potere d'acquisto è limitato dalla paura del domani. Abbiamo continuato a chiudere i nostri negozi, a cedere le nostre attività, a licenziare i nostri dipendenti. Qualche volta i soldi che avevamo messo da parte affidandoli alle banche e sperando di fare qualche piccolo investimento si sono ridotti o volatilizzati.

Negli ultimi tempi si è poi aggiunta anche l'angoscia di viaggiare in metropolitana, di visitare un luogo sacro, di girare per un centro commerciale. Una donna è stata recentemente denunciata per una telefonata in cui scongiurava la figlia di non uscire con gli amici perché il rischio terrorismo è a Roma e in Italia molto più alto di quello che voi volete farci credere. Giustamente lei si è molto arrabbiato e ha voluto rassicurare tutti che le cose non stanno affatto così. Ma sappia che la preoccupazione di molti è la stessa di quella madre.

Da quando lei ha preso la guida del nostro Paese ormai due anni fa, quello che ci siamo continuamente sentiti promettere da lei è che l'Italia ce la farà. Oggi le chiediamo: quanto ancora dovremo aspettare? Anche lei, nella sua ultima lettera e dal palco della sua Leopolda, ha ribadito che “i numeri dicono che le cose vanno meglio di prima, molto meglio”. Eppure questi numeri non si sono ancora tradotti per noi in un miglioramento percettibile della nostra condizione. Forse sarà pure vero che “la musica è cambiata” come dice lei, ma siamo troppo sordi noi per non essercene accorti oppure il suono di uno 0,9 di crescita è davvero troppo flebile perché noi possiamo udirlo?

L'impegno che lei si è preso di consolidare questa crescita deve diventare, nel prossimo anno, un imperativo categorico del suo governo. Gli 80 euro che la legge di Stabilità ha garantito a chi guadagna fino a 1500 euro sono una mancia che non disprezziamo, ma non creda di poterla barattare con una crescita strutturale dei nostri stipendi che in questi anni non sono aumentati di un centesimo.

Anche gli incentivi per le assunzioni a tutele crescenti non sostituiscono le assunzioni. La disoccupazione in Italia non è cresciuta negli ultimi mesi, ma nemmeno è diminuita. Resta al 12%, per non parlare di quella giovanile oltre il 40%. E dobbiamo anche dirle che non vorremmo più assistere al balletto di cifre, frutto di calcoli errati o di un'errata lettura dei dati, andato in scena nei mesi scorsi.

Ma per assumere bisogna innanzi tutto ricominciare a produrre. Ci auguriamo che gli incentivi che le imprese riceveranno dai prossimi mesi, grazie anche ai tagli su Irap e Ires siano sufficienti a infondere nuova fiducia in chi guida un'azienda o vorrebbe provare ad aprirne una. Altrettanto fondamentale è che il governo prosegua e rafforzi ulteriormente il processo di sburocratizzazione.

Non è più accettabile che aprire una pizzeria in Italia sia più complicato che spedire una navicella in orbita. Molti di noi hanno seguito gli aggiornamenti via Twitter dallo spazio della nostra astronauta Samantha Cristoforetti. L'abbiamo addirittura vista collegata in diretta con un programma televisivo. Comunicare in diretta con la pubblica amministrazione deve diventare altrettanto facile.

Oltre alla questione dell'entrata e della permanenza nel mondo del lavoro, c'è anche quella dell'uscita. Molti lavoratori prossimi al pensionamento non vivono affatto giorni sereni. Chi non riuscirà a maturare i diritti per incassare l'assegno previdenziale prima della fine dell'anno, rischia infatti riduzioni tra il 2% e l'8%. E le donne potrebbero essere le più penalizzate. Non solo: non tutti i cosiddetti esodati sono ancora stati salvaguardati.

L'ultimo intervento per mettere a riparo questi ex lavoratori rimasti senza stipendio e senza pensione a causa di un gravissimo errore commesso dall'ex ministro Elsa Fornero, doveva coinvolgere 50mila persone. Invece saranno appena la metà. E gli altri, in maggioranza lavoratori agricoli e stagionali, quanto dovranno aspettare?

In molti casi si tratta di persone ridotte ormai sulla soglia della povertà. Lei ha promesso che saranno messe risorse proprio sul sociale. È un intervento urgente. Gli sgravi e le facilitazioni per le famiglie con almeno tre figli minori previsti dalla legge di Stabilità non bastano. In Italia ci sono 7 milioni di poveri e un cittadino su 4 è a rischio esclusione sociale. E la situazione peggiora ulteriormente se in casa ci sono disabili e persone anziane.

I comuni, a causa delle risorse ridotte all'osso e di un patto di stabilità che in tanti casi ha costretto i sindaci a portare al massimo la pressione fiscale, non sono in grado di garantire a tutti l'adeguata assistenza. Spesso non ci sono nemmeno i mezzi per trasportare i bambini a scuola. Questo non può più accadere. Se a queste famiglie è stata negata la serenità, lei deve almeno garantire loro tranquillità. 

Gentile presidente del Consiglio, le richieste per il nuovo anno sarebbero davvero troppe da riassumere qui. Bisognerebbe infatti parlare di lotta alla disuguaglianze, agli sprechi, all'inquinamento, alla corruzione, al malaffare e alle Mafie che, nonostante l'impegno di magistrati e forze dell'ordine, continuano a stritolare il tessuto sociale e imprenditoriale del nostro Paese in una morsa soffocante. Per lei, che si è assunto la responsabilità di governare questo Paese, ciascuna di queste battaglie dovrebbe rappresentare una priorità.

Certo, la situazione internazionale, la minaccia terroristica, i venti di guerra che soffiano ormai sempre più vicini alla nostre coste, assorbono tempo ed energie. E non c'è dubbio che una delle sfide maggiori che lei e il suo governo siete chiamati ad affrontare anche nei prossimi mesi è rappresentata dalla necessità di riuscire a coniugare la tradizionale vocazione italica all'accoglienza con l'esigenza di una maggiore sicurezza. Su questo oggi si misura la statura di qualunque statista, quindi anche la sua.

Ci rendiamo conto che gestire contemporaneamente il ruolo di capo di governo e di segretario di partito non è semplice. Ne sono prova le difficoltà a tenere unito il suo. Qualcuno ha già cambiato casa denunciando la trasformazione genetica del Pd da forza di centro sinistra a forza di centro tendente a destra. È questo che davvero sta accadendo? Gli elettori del Pd si aspettano che nel 2016 lei sciolga definitivamente questo dubbio.

Più volte lei ha ribadito che il Partito democratico è un partito di sinistra. Ma l'agire politico l'ha spesso smentita. O almeno così pensano tanti di quelli che nei mesi scorsi hanno strappato la tessera e sono approdati altrove. Si sono sbagliati? Dovrà dircelo lei. Su questo serve una coraggiosa operazione di verità. O almeno di realismo.

Infine, un appello a ritrovare quello spirito rinnovatore e a rilanciare la sua azione rottamatrice che, a nostro avviso, ha avuto un raggio finora limitato a qualche suo avversario interno. Rendite di potere e privilegi fuori tempo resistono ancora in tanti, troppi campi. Nel 2016, ci faccia un piacere, li "spazzi via" tutti. Oppure "si spazzi via lei".

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Claudia Daconto