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Lettera ai 130 mila rinunciatari del Reddito di Cittadinanza

Sono molto quelli che, dopo averlo richiesto hanno fatto un passo indietro. Furbetti che, evidentemente, non ne avevano così bisogno

Sono poco più di un milione le richieste presentate all'Inps al 30 aprile per il Reddito di Cittadinanza. Ma la notizia del giorno è che sembrano essere 130 mila quelli che dopo aver presentato la richiesta, l'hanno ritirata. Quelli cioè che hanno rinunciato.

Numeri precisi su queste persone non esistono e nemmeno casistiche sulle motivazioni. Dalle prime risultanze sembrano però essere due io grossi problemi. Non le procedure, non la lentezza dello Stato. Semplicemente il fatto che la maggioranza avrebbe preso poche centinaia di euro e non le famose 780, e poi la paura verso i controlli sull'effettivo reddito e proprietà dei richiedenti.

Da questo si evincono immediatamente due cose: se sei disperato, se davvero sei senza nulla, allora fossero anche solo 100 euro al mese tu le prenderesti. Se invece ci rinunci, se scegli il "niente" invece del "piuttosto" significa che non ne hai bisogno.

Se invece la tua paura sono i controlli allora questo significa che sei un furbino, o almeno provi ad esserlo. Significa che lavori in nero, che dichiari zero al fisco ma hai un bel telefonino, una casa, la macchina e vai pure in vacanza.

Che sia il caso uno o il caso due bisogna ammettere che le norme sul Reddito di Cittadinanza funzionano. Che non è la tanto pronosticata dai critici "mangiatoia per lazzaroni", molti dei quali hanno scelto di lasciar perdere.

Se poi l'Agenzia delle Entrate avesse modo e tempo di indagare su chi ha paura di un controllo sui propri beni farebbe una cosa utile. Perché, non dimentichiamocelo mai, l'Italia resta primatista nell'evasione fiscale, con 190 mld di euro l'anno. Il reddito di cittadinanza dovrebbe costarne in totale meno di 10.

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