Le relazioni pericolose della sorella di Nichi Vendola
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Le relazioni pericolose della sorella di Nichi Vendola

Un giro di amicizie (e di fotografie) l’avvicina al magistrato che ha giudicato e assolto il fratello governatore. Così adesso indaga la Procura di Lecce.

Da qualche settimana Bari sembra trasformata in un suk arabo. Personaggi più o meno credibili srotolano mercanzia sul caso del momento: la guerra fra giudici nel tribunale del capoluogo. Offrono fantomatiche foto di cene riservate, presunte notizie su villeggiature al mare o in montagna (da Formentera a Roccaraso, passando per Santorini), storie di amicizie finite per biasimevoli motivi. È un campionario che due opposte fazioni espongono per interpretare in modo antitetico la contestata assoluzione del 31 ottobre 2012 da parte del giudice per l’udienza preliminare Susanna De Felice nei confronti del presidente della regione Nichi Vendola, accusato di abuso di ufficio per avere fatto riaprire i termini di un concorso per medici, consentendo al futuro vincitore di partecipare.

«Era chiaramente una forzatura, ma Vendola mi disse che mi avrebbe tutelata» aveva affermato un’altra imputata ai due magistrati titolari dell’inchiesta, Desirée Di Geronimo e Francesco Bretone. Dichiarazioni nette, che però non hanno portato ad alcuna condanna. Suscitando i sospetti dei due pm, i quali hanno riferito i loro dubbi ai superiori. Questo, nel dicembre scorso, ha portato all’apertura di un fascicolo sulla giudice De Felice da parte del procuratore di Lecce, Cataldo Motta. Che il 31 gennaio ha convocato d’urgenza nel suo ufficio Patrizia Vendola, sorella del governatore pugliese, di fronte a una segretaria e a un paio di uomini della polizia giudiziaria. Il motivo di tanta fretta? Le frequentazioni della signora con il giudice che tre mesi fa ha assolto il fratello. «È mai stata a casa della dottoressa De Felice?» è stata la domanda ripetuta più volte da Motta. La donna ha negato. «Anche se da qualche anno ho improvvisi vuoti di memoria e per questo sono andata anche da un neurologo» precisa Patrizia Vendola a Panorama, avvolta dagli effluvi del suo elegante parfum bar, una boutique per amanti delle essenze esclusive.

Nella sua deposizione a Lecce, Patrizia Vendola ha ammesso la conoscenza (più che l’amicizia) con il giudice De Felice, a partire dal 2004, in seguito alle frequentazioni con Gianrico Carofiglio, ex magistrato barese e oggi parlamentare pd, e con la di lui moglie, Francesca Pirrelli, altra pm del capoluogo pugliese. Ha dichiarato la sorella di Vendola: «Ho condiviso amici e feste con De Felice per diversi anni, con una cadenza di circa un incontro al mese, sino al 2009, da allora, dopo che è mancato mio padre, ci saremo viste cinque o sei volte, non di più».

Facciamo qualche conto: un incontro al mese per quattro anni, più altre cinque o sei serate, fa più di una cinquantina di occasioni conviviali trascorse con la stessa compagnia, Susanna De Felice compresa. Va detto che, prima della sentenza sul presidente della regione, il giudice aveva scritto al suo capo per informarlo di conoscere Patrizia Vendola, facendo riferimento ad alcune cene a casa di amici comuni, tra cui una nell’appartamento del pm Di Geronimo. Ma quella segnalazione non aveva avuto conseguenze.

Dopo l’assoluzione, però, Bretone e Di Geronimo hanno presentato una segnalazione ai loro superiori: «Siamo stati contattati da molti amici e colleghi» hanno scritto i due pm «che ci hanno chiesto come fosse stato possibile che a giudicare il governatore fosse stata un’amica della sorella di Vendola. Ci sono arrivati messaggi sul telefonino, alcuni colleghi si sono meravigliati del fatto che non avessimo ritenuto di rilevare formalmente nel processo questa circostanza».

La domanda è: perché la questione è stata sollevata soltanto dopo la sentenza? La spiegazione dei due magistrati è duplice: solo al termine del processo avrebbero scoperto che il rapporto tra Patrizia Vendola e il giudice De Felice era in città «un fatto notorio»; in più, hanno scritto, «l’eventuale astensione, nel caso il giudice non si sentisse sereno, è rimessa dal codice unicamente alla discrezionalità del magistrato».

La lettera «riservata e personale», 24 ore dopo l’invio, è stata pubblicata sulla Repubblica, nelle cronache baresi. Immediatamente quasi tutti i pm della procura hanno espresso solidarietà a De Felice, come la locale sezione dell’associazione dei magistrati. Mentre i consiglieri di Area (la corrente di sinistra) del Csm avrebbero proposto l’apertura di una pratica per incompatibilità ambientale contro Di Geronimo. Il tutto «solo e sorprendentemente sulla base di notizie di stampa» ha sottolineato la pm in una nota scritta. Bretone e Di Geronimo, però, non si sono scoraggiati: hanno protestato per la fuga di notizie, hanno denunciato un cronista e hanno aggiunto nuovi tasselli alla loro ricostruzione, rivelando di essere a conoscenza di «un’amicizia strettissima che lega la dottoressa De Felice e il suo compagno, il magistrato Achille Bianchi (oggi al ministero della Giustizia, ndr)», a Carofiglio e Pirrelli, a loro volta «amici intimi» di Patrizia Vendola.

In una missiva inviata al procuratore generale di Lecce, Desirée Di Geronimo ha segnalato di avere ricostruito «la cronistoria delle molteplici interferenze operate da vari esponenti del centrosinistra in Puglia culminate nella lettera del luglio 2009 a firma del governatore dottor Nicola Vendola, a me personalmente inviata, ma da lui diffusa sugli organi d’informazione, con la quale Vendola mi chiedeva che mi astenessi dalla trattazione del procedimento 19497 (estraneo alla sua persona, ma relativo alla sanità pugliese, ndr) per una non meglio specificata “rete di frequentazioni e amicizie”». Da allora, ha lamentato Di Geronimo, contro di lei sarebbe stata «orchestrata una campagna di stampa feroce e mistificatoria».

Davanti al procuratore Motta, Patrizia Vendola si è soffermata sui suoi trascorsi rapporti con la pm Di Geronimo, ritenendoli alla base della presunta acrimonia del magistrato nei confronti del fratello: «Ritenevo di essere stata convocata a Lecce per la mia vecchia amicizia con Desirée, e in particolare per alcune foto che ci ritraevano abbracciate e sorridenti» spiega a Panorama. Così amiche da simulare un bacio con trasporto. Patrizia Vendola, appena è scoppiata la polemica con Di Geronimo, le ha ripubblicate su Facebook, sostenendo di averle rintracciate in una «vecchia chiavetta», e aggiungendo questa postilla: «Chiedetemi, privatamente, per quale motivo si è interrotta questa amicizia».

A che cosa si fa riferimento? Patrizia lo ha rivelato al procuratore Motta. Nell’estate del 2008 Desirèe Di Geronimo le avrebbe fatto una telefonata «sgradevole», intimandole di chiedere al fratello provvedimenti contro l’allora direttore del policlinico barese, dove l’ex compagno medico della pm sarebbe stato impiegato con scarsa soddisfazione. «Ma io a Nichi non posso domandare nemmeno i biglietti per la partita» dice a Panorama Patrizia, che è un’interista sfegatata con tanto di maglia di Diego Milito esposta in negozio. «Figuriamoci se gli avrei mai potuto chiedere queste cose. Gliene ho parlato solo molto tempo dopo, quando l’amicizia con Desirée era finita».

Accuse gravi, in cui l’unica prova è, però, la parola di Patrizia Vendola. Gli amici di Di Geronimo obiettano che, al tempo delle foto abbracciata a Patrizia, la relazione tra Desirée e il medico barese si era già conclusa e che l’allontanamento tra le due signore si rese in realtà necessario all’avvio delle indagini sul presidente della regione. Per Patrizia Vendola, la pm avrebbe dovuto comunque astenersi nel procedimento contro il fratello: «Infatti se un’amica può favorirti, un’ex amica può danneggiarti». In ogni caso il procuratore di Lecce è sembrato meno interessato a questa parte della testimonianza di Patrizia: «L’audizione si è concentrata sui miei rapporti con De Felice» ammette oggi la donna.

A proposito di questi legami non potevano mancare le presunte prove fotografiche. Offerte anche a Panorama. Si parla persino di immagini che ritrarrebbero allo stesso tavolo Nichi Vendola e Susanna De Felice, il giudice dell’udienza preliminare che lo ha assolto. Patrizia non lo esclude: «Ma di certo non si può trattare di istantanee recenti e quindi riferibili ai mesi delle inchieste su mio fratello». La donna cerca di pescare nella memoria le occasioni in cui possano essersi ritrovati insieme il governatore e il giudice. «Forse alla festa per i miei quarant’anni, in una discoteca di Bisceglie nel 2005. Fu un party con 400 invitati dopo la vittoria di Nichi alle elezioni. Oppure ai festeggiamenti in una masseria di Monopoli per i miei 42 anni e mezzo». Eh sì, perché Patrizia è una donna originale e brinda anche alle mezze stagioni. Ultima ipotesi: un pranzo in onore della cugina Paola Memola, commercialista, in un lido di Savelletri nel 2006: «Lì eravamo una quindicina di persone e uno scatto con Nichi e De Felice nella stessa inquadratura non posso escluderlo».

Un’ultima notazione. Il 7 gennaio l’assessore regionale alle Opere pubbliche Fabiano Amati e il governatore Vendola sono stati assolti dall’accusa di diffamazione. Li aveva denunciati il giornalista di LiberoAntonio Cantoro, bollato in un comunicato ufficiale della regione come «ignorante» e «mestierante», oltre che come cronista che «cazzeggia a fini di lotta politica». Chi ha chiesto l’archiviazione? Sempre lei, Susanna De Felice, imperturbabile alle polemiche.

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Giacomo Amadori

(Genova, 1970). Ex inviato di Panorama e di Libero. Cerca di studiare i potenti da vicino, senza essere riconosciuto, perciò non ama apparire, neppure in questa foto. Coordina la sezione investigativa dellaVerità. Nel team, i cronisti Fabio Amendolara, Antonio Amorosi e Alessia Pedrielli, l'esperto informaticoGianluca Preite, il fotoreporter Niccolò Celesti. Ha vinto i premi giornalistici Città di Milano, Saint Vincent,Guido Vergani cronista dell'anno e Livatino-Saetta.

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